Welfare aziendale, soddisfatte 7 aziende su 10: ma solo il 54% dei dipendenti è d’accordo

Solo il 65% dei lavoratori dichiara di sentirsi realmente coinvolto nel proprio lavoro
9 Ottobre 2025
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Datore Lavoratore Welfare Canva

Quasi otto aziende su dieci pensano di offrire soluzioni efficaci in materia di welfare. Solo il 54% dei dipendenti è d’accordo. Ecco quanto emerge da “Gebs 2025, Great Employee Benefits Study”, realizzato da Epassi in collaborazione con l’università finlandese di Aalto, la cui ricerca ha portato alla luce un fenomeno cruciale: il “Grande Gap” tra intenzioni e percezioni in termini di welfare aziendale.

Al dato si aggiunge quello italiano, per il quale solo il 65% dei lavoratori dichiara di sentirsi realmente coinvolto nel proprio lavoro. In Germania il tasso di engagement raggiunge il 77%, nel Regno Unito l’88%, mentre nei Paesi nordici come Svezia e Finlandia si tocca il 91%. Anche i Paesi Bassi mostrano un livello elevato, con il 90% dei lavoratori attivamente coinvolti.

Welfare: il gap tra aspettative e realtà

Il report è stato realizzato dal gruppo Epassi, leader europeo nelle soluzioni digitali per gli employer benefit, che con l’acquisizione dell’italiana Eudaimon nel 2023 ha ampliato l’osservatorio europeo sul welfare aziendale. Basato su un campione di 6.000 dipendenti e 1.435 dirigenti e Hr di aziende con oltre 50 dipendenti, fotografa con chiarezza questo scarto.

Redatto insieme a Pole Star Advisory e all’Aalto University School of Business, il report racconta una realtà complessa e sfaccettata, in cui il welfare aziendale non può più essere pensato come un insieme di benefit standardizzati, ma come un sistema dinamico, personalizzato e coerente con i bisogni reali delle persone.

“Colmare il grande gap significa ripensare il ruolo dell’impresa nella vita delle persone, passando da erogatore di servizi a partner di benessere – spiega Alberto Perfumo, Ceo di Eudaimon, del gruppo Epassi -. Oggi il vero ostacolo non è solo offrire soluzioni di welfare, ma riuscire a comprenderne il linguaggio. Aziende e persone spesso non parlano la stessa lingua: mentre le prime ragionano in termini di benefit e performance, le seconde esprimono bisogni, emozioni e aspettative che non sempre trovano spazio nei modelli organizzativi tradizionali. Se il welfare non parla la lingua della vita quotidiana, non genera valore. E se non genera valore, diventa invisibile”.

Il coinvolgimento emotivo del dipendente

Un altro elemento che è emerso dallo studio è il tasso di coinvolgimento emotivo e professionale del dipendente, l’employer engagement. Secondo il “Grande Gap 2025”, infatti, il 35% dei dipendenti in Italia afferma che i benefit messi a disposizione non sono utili o non vengono utilizzati. Eppure, solo il 3% delle aziende riconosce apertamente questo problema.

Inoltre, solo il 38% dei datori di lavoro italiani coinvolti nello studio dichiara di adottare misure efficaci per migliorare l’esperienza lavorativa dei propri collaboratori. Nel Regno Unito, ad esempio, il dato sale al 61%, mentre nei Paesi Bassi raggiunge il 66%: percentuali che testimoniano come il benessere e la soddisfazione dei dipendenti siano ormai elementi centrali nelle strategie aziendali. La natura del divario non si ferma qui: anche dal punto di vista dei dipendenti la percezione degli sforzi messi in campo dalle aziende italiane è tra le più basse in Europa: solo il 32% afferma di notare miglioramenti nella propria esperienza lavorativa, contro il 58% nel Regno Unito e il 62% nei Paesi Bassi. In Italia, quindi, non solo si investe meno, ma spesso lo si fa in modo poco visibile o inefficace.

In questo scenario il ruolo delle aziende cambia radicalmente. “Oggi il welfare aziendale non può più essere pensato come una somma di benefit scollegati, ma come un ecosistema integrato, capace di generare valore reale per le persone – sottolinea Elisa Terraneo, marketing manager di Eudaimon – Ogni iniziativa, ogni servizio, ogni attenzione deve inserirsi in un disegno più ampio, dove il benessere non è un obiettivo a margine, ma il cuore pulsante della strategia aziendale. È in questa visione sistemica che il welfare evolve: da accessorio a leva di trasformazione culturale”.

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