La Pubblica Amministrazione si prepara a una potenziale rivoluzione con l’introduzione sperimentale della settimana corta di quattro giorni, mantenendo inalterato il monte ore settimanale di 36 ore. Questa novità è uno dei punti di forza del nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) Funzioni Centrali 2022-2024, che interessa circa 195 mila dipendenti tra ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Un cambiamento accolto con entusiasmo dal ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, che ha dichiarato: “Si tratta di un importante passo avanti nel percorso di miglioramento della PA.” Ma quali sono le implicazioni di questa misura? Vediamo insieme tutti i dettagli.
Non solo settimana corta, cosa cambia
Il rinnovo contrattuale firmato in via definitiva all’Aran rappresenta un vero punto di svolta per il comparto Funzioni Centrali, introducendo non solo miglioramenti economici, ma anche una serie di misure volte a favorire il benessere lavorativo e la flessibilità.
Tra gli elementi più rilevanti spicca l’aumento medio mensile di 165 euro lordi per tredici mensilità, pari a circa il 6% dello stipendio, con arretrati che potranno arrivare fino a mille euro entro la fine del 2024.
Non solo aumenti: il nuovo contratto punta all’innovazione introducendo misure come il lavoro agile ampliato, con il riconoscimento del buono pasto anche per le giornate svolte in modalità smart. Per i dipendenti che assistono familiari con disabilità o con particolari esigenze di salute, vengono previste agevolazioni specifiche per l’accesso a questa modalità lavorativa.
L’introduzione sperimentale della settimana corta rappresenta una sfida importante. La possibilità di concentrare le 36 ore settimanali in quattro giorni, anziché cinque, mira a migliorare l’equilibrio tra vita lavorativa e privata. Come ha sottolineato Antonio Naddeo, presidente dell’Aran, questa misura “va vista come uno strumento di lavoro: se un’amministrazione ritiene di articolare l’attività su quattro giorni, lo propone al lavoratore che può aderirvi solo se è d’accordo”.
Tuttavia, ci sono limiti evidenti: non tutte le funzioni pubbliche possono essere adattate a questa organizzazione. Naddeo ha precisato che gli sportelli che erogano servizi ai cittadini ne rimarrebbero esclusi. Inoltre, è previsto un aumento delle ore giornaliere a circa nove, considerando anche la pausa pranzo. Questo aspetto ha suscitato le critiche di alcuni sindacati, che temono un aumento dello stress lavorativo.
Smart working potenziato e attenzione al welfare
Un pilastro del nuovo contratto è il potenziamento del lavoro agile. Viene eliminato il vincolo della presenza fisica prevalente, consentendo una maggiore flessibilità per i neoassunti e per chi si trova in condizioni di particolare necessità. Una novità significativa riguarda l’attribuzione del buono pasto anche per le giornate di smart working, purché si svolgano con lo stesso numero di ore previste per il lavoro in presenza. Questa misura rappresenta un incentivo per l’adozione del lavoro agile, che già nel settore privato ha dimostrato di migliorare la produttività e il benessere dei lavoratori.
Tra le altre novità previste dal contratto, spiccano l’agevolazione per i dipendenti over 60 con due ore aggiuntive di permesso annuo per visite mediche e la valorizzazione delle professionalità attraverso il mentoring tra senior e giovani. Il cosiddetto “reverse mentoring”, in cui i giovani trasferiscono competenze digitali ai colleghi più esperti, è una delle iniziative che guardano al futuro della PA.
Il ministro Zangrillo ha espresso grande soddisfazione per il rinnovo contrattuale, definendolo “un importante passo avanti nel percorso di miglioramento della Pubblica Amministrazione”. Soddisfazione condivisa anche da sindacati come la Cisl, il cui segretario Luigi Sbarra ha parlato di “grande risultato” e ha auspicato un rapido avvio del negoziato per il rinnovo del contratto 2025-2027.
Di segno opposto le reazioni di Cgil, Uil e Usb, che hanno confermato il loro giudizio negativo, evidenziando come gli aumenti stipendiali non recuperino il maggiore peso dell’inflazione registrato nel triennio di riferimento. Anche sulla settimana corta permangono dubbi: “Un passo avanti che però non deve diventare un aggravio per i lavoratori”, sostengono alcune sigle sindacali.
Una rivoluzione in cantiere
La settimana corta di quattro giorni rappresenta un cambiamento significativo per la Pubblica Amministrazione, ma la sua reale efficacia dipenderà dall’implementazione pratica e dalla volontà delle amministrazioni di sperimentare questa soluzione. Come ha sottolineato Naddeo, “È un primo passo che fa parte di quegli strumenti che tentano di conciliare la vita e il lavoro dei dipendenti: ce ne sono già tantissimi nel settore privato.”
Il contratto Funzioni Centrali 2022-2024 potrebbe dunque rappresentare un laboratorio per l’intero settore pubblico, aprendo la strada a nuove modalità di lavoro più flessibili e orientate al benessere dei dipendenti. Se la sperimentazione avrà successo, la settimana corta potrebbe diventare una prassi consolidata, segnando una svolta storica per il lavoro nella Pubblica Amministrazione.