Accise diesel, tra sogni green e l’esigenza di fare cassa

Anche il Senato ha espresso “parere favorevole” al riallineamento delle accise
24 Gennaio 2025
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Diesel

Il diesel costerà di più rispetto ad ora. Ieri, 23 gennaio, la commissione finanze del Senato ha espresso il proprio “parere favorevole” al provvedimento che prevede il riallineamento delle accise che pesano su gasolio e benzina, motivato da ragioni di sostenibilità ambientale. Ma non solo.

Di quanto aumenta il diesel?

Palazzo Madama chiede che “l’aumento avverrà in un congruo arco di tempo” e “nella misura compresa tra 1 e 2 centesimi di euro” in un percorso graduale fino al 2030.

Più che di un aumento si tratta di una riduzione dei Sussidi ambientalmente dannosi (Sad): le accise sul diesel aumenteranno e quelle sulla benzina scenderanno di pari importo. Eppure, il Codacons parla di “stangata” per gli automobilisti. Perché? Perché in Italia viene venduto molto più gasolio che benzina. Il numero delle auto è praticamente uguale nel Belpaese (17 milioni alimentate a benzina, 16,9 milioni a diesel), ma il settore del trasporto (pubblico e non) fa la differenza. In base ai dati diffusi

dall’Unem, l’ex unione petrolifera, nel 2024 sono stati acquistati quasi 28,8 miliardi di litri di gasolio, e 12,3 miliardi di litri di benzina.

Per ogni centesimo di riallineamento sono attesi 170 milioni di euro di gettito in più.

Al momento le accise sulla benzina sono pari a 0,7284 euro al litro, quelle sul diesel pesano per 0,6174 il che costituisce un incentivo implicito all’uso del gasolio, che, però, è molto più inquinante della benzina. In una fase iniziale, come si è visto, le accise sul diesel potrebbero salire di 1 o 2 centesimi al litro e quelle sulla benzina fare il percorso inverso. L’obiettivo finale è annullare il gap di 11 centesimi e far incontrare le due accise a 67,25 centesimi al litro. Con gli attuali consumi, genererebbe quasi un miliardo di euro in più di gettito complessivo.

Secondo Assoutenti, considerando anche l’Iva, un aumento dell’accisa sul diesel al livello della benzina comporterebbe un rincaro di circa 14 centesimi al litro, che si tradurrebbe in una spesa aggiuntiva di circa 162,50 euro all’anno per un automobilista medio.

La destra difende la norma “green”

Il senatore Antonio Trevisi (Fi), relatore della norma, ha spiegato: “Facciamo chiarezza: non c’è alcun aumento delle accise sui carburanti. C’è, invece, un doveroso riallineamento sulla base del principio che chi meno inquina, meno paga. Si avrà, infatti, da un lato la riduzione delle accise sulla benzina, per cui, per esempio, chi gira in città con un’auto alimentata a benzina risparmierà circa 30 euro l’anno, mentre dall’altro ci sarà un aumento in egual misura per il diesel, che già gode comunque di accise agevolate”.

La vicenda ha innescato una dinamica politica alquanto particolare: i partiti di sinistra, solitamente promotori di norme green, hanno criticato il riallineamento delle accise per i suoi effetti sui consumatori. “Nel solito modo furbesco il governo, dopo aver negato per settimane di volerlo fare, aumenta le accise sul diesel. Siamo di fronte a un governo che prima grida che non aumenterà le tasse e poi, disperato, per racimolare risorse non esita ad aumentarle agli automobilisti e alle imprese”, ha detto il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. Si teme, inoltre, che un aumento del costo del diesel faccia schizzare in alto i prezzi al consumo.

D’altra parte, la maggioranza di governo, che più volte ha criticato la politica green di Bruxelles, difende la norma ricordando quanto il gasolio sia più inquinante della benzina. Trevisi ricorda che “Studi recenti hanno dimostrato l’elevata tossicità del particolato ultrafine derivante dalla combustione dei motori diesel, responsabile di numerose e gravi patologie come l’aterosclerosi e le malattie ischemiche delle coronarie. È dunque necessario scoraggiare l’utilizzo di un sussidio ambientalmente dannoso per la salute (Sad), come chiesto dall’Unione europea e da tutti i movimenti ambientalisti italiani”.

Risorse da destinare al trasporto pubblico locale

Il riallineamento delle accise era già stato inserito nel Piano Strutturale di Bilancio dell’ultima Manovra. Le ragioni green, in realtà, non sono l’unica ratio del provvedimento. Tiene banco il rinnovo del contratto per gli autoferrotranvieri con l’apertura di un tavolo tra sindacati e governo rappresentato dal viceministro Rixi. Lo stesso parere di Palazzo Madama spiega che le “risorse” derivanti dal maggior gettito fiscale dovrebbe essere “destinate al traporto pubblico locale”.

Il rinnovo coprirà il biennio 2024-2026 per un fabbisogno di 260 milioni di euro nel 2025 che a regime diventeranno 500 milioni. Serviranno a coprire, secondo gli accordi, i 500 euro di una tantum a ristoro del 2024 e un aumento tabellare di 160 euro. Sullo sfondo, l’ondata di scioperi del trasporto pubblico italiano con le relative ricadute sui privati cittadini, pendolari in primis.

Il diesel inquina più della benzina

Nonostante negli anni passati il diesel sia stato promosso come una scelta più efficiente dal punto di vista del consumo di carburante, le ricerche recenti hanno evidenziato che questo tipo di combustibile è più inquinante della benzina.

La ragione principale risiede nelle emissioni di ossidi di azoto (NOx) e di particolato fine (Pm10), entrambi altamente dannosi per la salute umana e per l’ambiente. I motori diesel emettono circa il 15% in meno di CO2 rispetto ai motori a benzina, ma rilasciano fino a quattro volte più NOx, contribuendo significativamente all’inquinamento dell’aria nelle città e all’aumento di malattie respiratorie. Inoltre, il diesel produce una quantità maggiore di particolato, particelle sottili che si disperdono nell’aria e penetrano nei polmoni, aumentando i rischi di patologie gravi. Da qui l’urgenza di intervenire, ricordando inoltre che il Nord Italia è la zona più inquinata d’Europa.

Secondo uno studio dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), le emissioni di NOx sono responsabili di circa 400.000 morti premature ogni anno in Europa.

L’intervento proposto dalla maggioranza si inserisce in un contesto di revisione delle politiche fiscali sui carburanti, in linea con le direttive europee e con il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), presentato dal ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. L’Italia, come molti altri Paesi europei, si trova di fronte a una scelta difficile: continuare a sovvenzionare carburanti inquinanti o spingere con forza verso una transizione verde che, nel lungo termine, possa ridurre le emissioni e migliorare la qualità dell’aria.

Il testo è ora atteso al Consiglio dei ministri per l’approvazione finale. Un successivo decreto interministeriale ne indicherà i dettagli.

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