La gestione dei rifiuti nucleari e lo smantellamento delle centrali dismesse rappresentano una sfida complessa e delicata per l’Italia.
Gian Luca Artizzu, Amministratore Delegato di Sogin, la società responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, spiega che le strategie future dovranno poggiare su tre pilastri: formazione, trasparenza e collaborazione con le comunità locali.
La difficile scelta del sito per il Deposito nazionale
La scelta del sito per il Deposito nazionale, destinato a ospitare i rifiuti a bassa e media radioattività, è una questione cruciale. In un’intervista a Greenreport.it, Artizzu sottolinea l’importanza di un approccio che tenga conto non solo dei parametri tecnici definiti dall’Autorità di controllo Isin, ma anche dell’accettazione sociale del progetto. Per Artizzu sarebbe preferibile coinvolgere le comunità locali fin dalle fasi primordiali del processo, ancor prima di scegliere il sito.
La candidatura di Trino Vercellese
Un esempio significativo in tal senso è la candidatura di Trino Vercellese, sito di una delle quattro centrali nucleari italiane dismesse. Sebbene inizialmente favorevole, il sindaco ha successivamente ritirato la candidatura. “Il suo è stato un atto di responsabilità”, spiega Artizzu, “vista la mancata possibilità di ottenere le firme necessarie”. La cittadinanza di Trino, ben informata grazie alla presenza della centrale, ha dimostrato un atteggiamento favorevole al progetto, riconoscendone le potenziali ricadute positive per il territorio.
Chi si opponeva al Deposito nazionale a Trino sosteneva che avrebbe impattato sfavorevolmente sui flussi turistici, e anche sulla ciclovia “Vento” che collega Torino a Venezia. Artizzu risponde: “L’unico tratto oggi esistente della ‘Vento’ nella Provincia di Vercelli ci risulta essere quello realizzato da Sogin proprio davanti alla centrale di Trino”.
In generale, l’idea del nucleare è stata accolta positivamente: “Abbiamo riscontrato un atteggiamento a favore del nucleare e del progetto della costruzione del Deposito con annesso Parco tecnologico nell’area”, spiega l’amministratore delegato di Sogin.
Valutazione ambientale strategica e coinvolgimento delle comunità
Attualmente, è in corso la Valutazione ambientale strategica delle 51 aree individuate dalla Carta nazionale delle aree idonee (Cnai). Questo processo, che durerà circa un anno e mezzo, mira a identificare le caratteristiche territoriali più adatte.
“La decisione finale avverrà a valle degli approfondimenti tecnici a carico di Sogin sul territorio, verificati da Isin”, spiega Artizzu. Saranno effettuati approfondimenti solo sui siti che avranno manifestato interesse, tenendo conto delle caratteristiche morfologiche, fisiche e antropiche del territorio.
Educazione e trasparenza, le chiavi per il consenso
Dunque, il consenso è alla base della strategia per la gestione del nucleare, in piena ottica Esg, laddove sostenibilità significa anche rispettare il rapporto che c’è tra il territorio e le persone che lo abitano.
La mancanza di una conoscenza diffusa sull’argomento è un ostacolo significativo alla diffusione del nucleare. Un’indagine Swg dell’aprile 2024 ha rilevato che solo un italiano su quattro è informato sull’attuale situazione del trattamento dei rifiuti radioattivi.
Per colmare questo gap, Sogin ha organizzato eventi come Open Gate, che permettono al pubblico di visitare le centrali nucleari e conoscere da vicino le attività della società. “Quest’anno abbiamo accolto più di 3.500 persone, raccogliendo molto interesse e tante domande, soprattutto da parte dei ragazzi”, racconta Artizzu.
Per il resto dell’anno, Sogin continua a impegnarsi nel mantenere un dialogo aperto con il pubblico, preferendo il contatto umano diretto sul territorio alle campagne online. Artizzu osserva che “il contatto umano sul territorio è imprescindibile per fare cultura sul nucleare, come è importante anche utilizzare un linguaggio semplice, malgrado la materia sia complessa, avvicinando il cittadino a queste tematiche”.
Questo approccio è fondamentale per superare la diffidenza, spesso associata all’energia nucleare. Lo ricorda Artizzu spiegando che l’approccio della popolazione cambia in base all’interesse mostrato dal territorio: “Preoccupano di più quelli che, un po’ come in Val di Susa, non fanno parte del territorio interessato e hanno un’impostazione puramente ideologica e obiettivi preconcetti basati su dati non fattuali. Questo succede anche e soprattutto nel nucleare, dove le affermazioni apodittiche, prive di dimostrazione o anche solo di riscontro tecnico o scientifico, si sprecano”.
Un nuovo percorso per le grandi opere
Guardando al futuro, Artizzu esprime ottimismo nonostante le difficoltà. La ricerca di un consenso volontario da parte dei Comuni inclusi nella Cnai è una strada in salita, ma fondamentale. “Sono convinto che alla fine di questo processo potremmo aver imparato anche un nuovo percorso comune per le grandi opere in Italia, qualcosa che si possa applicare anche ad altri contesti. E soprattutto avremmo imparato a dialogare con le popolazioni sul territorio”, afferma l’amministratore delegato di Sogin. La selezione del sito finale dipenderà da un equilibrio tra fattori tecnici e l’accettazione sociale, con la possibilità di considerare aree che in passato potrebbero essere state scartate.
Sogin ha ampliato il suo campo d’azione oltre il decommissioning nucleare, abbracciando progetti di bonifica e disinquinamento ambientale. “Riflette l’evoluzione della società”, dice Artizzu, citando interventi come la caratterizzazione dei terreni nella Terra dei Fuochi e la bonifica di Punta della Contessa realizzati dalla società.
L’ad di Sogin rassicura: “Continueremo negli interventi ambientali anche nel prossimo futuro, partecipando a gare nazionali ed internazionali, e, come da nostra mission, cureremo la valorizzazione dei nostri siti”.