La plastica ci sta sommergendo: ecco i Paesi dove il volume ha superato la capacità di gestione

Il 70% arriva da soli 20 Paesi
6 Marzo 2025
3 minuti di lettura

La plastica, quella stessa plastica che usiamo per un’infinità di cose quotidiane, sta invadendo il nostro pianeta come una marea silenziosa, ma devastante. Un problema che non conosce confini, che affligge le nazioni più povere e quelle più ricche, quelle sviluppate e quelle in via di sviluppo, ed è pronto a travolgere i nostri mari, terre e cieli. Nel 2020, oltre 250 milioni di tonnellate di plastica sono state abbandonate nel mondo e quasi il 70% proviene da soli 20 Paesi. A guardare la mappa della plastica, India, Nigeria e Indonesia sono le tre voci più pesanti di una lunga lista che racconta storie di rifiuti che sfuggono al controllo. Un fiume di plastica che inquina la vita quotidiana e ci chiama a una riflessione collettiva.

Un’onda di plastica che sommergerà il mondo intero

Ed è proprio un fiume di plastica, lungo più di un chilometro, quello che ha inondato i campi di riso in Indonesia, nella provincia di Sulawesi Occidentale, dove un canale di irrigazione – destinato a nutrire la terra e i raccolti – è stato invaso da un vero e proprio “tsunami” di plastica. Un milione di chili di rifiuti galleggianti, l’equivalente di 30 camion carichi di plastica. Un’immagine che costringe a fermarci a riflettere su ciò che stiamo facendo al nostro pianeta e a quali conseguenze ne stiamo pagando il prezzo.

Ogni anno, più di 250 milioni di tonnellate di plastica vengono prodotte e gettate via. Un quinto di questa plastica finisce direttamente nell’ambiente, inquinando terre, fiumi e mari. Eppure, nonostante le conoscenze e le scelte possibili, il flusso di plastica nelle acque e nei terreni non accenna a fermarsi. Secondo i ricercatori dell’Università di Leeds, che hanno utilizzato dati reali per simulare il trattamento dei rifiuti in tutto il mondo, ogni anno oltre 52 milioni di tonnellate di plastica vengono scaricate nell’ambiente.

I dati sono sconvolgenti e la situazione è peggiore di quanto sembri.

Quali sono i Paesi che inquinano di più

Alcuni Paesi sono diventati i veri e propri hotspot della plastica, dove il volume dei rifiuti ha superato le capacità di gestione dei rifiuti:

  1. India – 9,3 milioni di tonnellate
  2. Nigeria – 3,5 milioni di tonnellate
  3. Indonesia – 3,4 milioni di tonnellate
  4. Cina – 2,8 milioni di tonnellate
  5. Pakistan – 2,6 milioni di tonnellate
  6. Bangladesh – 1,7 milioni di tonnellate
  7. Russia – 1,7 milioni di tonnellate
  8. Brasile – 1,4 milioni di tonnellate
  9. Thailandia – 1,0 milioni di tonnellate
  10. Repubblica Democratica del Congo – 1,0 milioni di tonnellate
  11. Filippine – 1,0 milioni di tonnellate
  12. Vietnam – 0,9 milioni di tonnellate
  13. Egitto – 0,8 milioni di tonnellate
  14. Messico – 0,8 milioni di tonnellate
  15. Turchia – 0,7 milioni di tonnellate
  16. Sudafrica – 0,6 milioni di tonnellate
  17. Argentina – 0,6 milioni di tonnellate
  18. Sudan – 0,6 milioni di tonnellate
  19. Malaysia – 0,5 milioni di tonnellate
  20. Kenya – 0,5 milioni di tonnellate

Questi Paesi non sono quelli che dominano la produzione di plastica, ma quelli in cui la gestione dei rifiuti non è all’altezza. La situazione è particolarmente grave nei Paesi in via di sviluppo, dove la rapidità della crescita urbana e l’aumento della popolazione rendono difficile, se non impossibile, gestire il volume sempre crescente dei rifiuti.

Innanzitutto, va considerato che molti di questi paesi sono in via di sviluppo, con un sistema di gestione dei rifiuti che è per lo più inadeguato, se non addirittura assente. A livello globale, ben 1,2 miliardi di persone vivono senza alcun servizio di raccolta dei rifiuti, una situazione che li costringe a gestire la plastica nei modi più crudeli: bruciandola all’aperto o scaricandola nei fiumi. Come spiega il dottor Josh Cottom, autore principale dello studio, “tutti hanno il diritto di vivere in un mondo pulito, ma ciò richiede che le comunità abbiano accesso alla raccolta dei rifiuti e a soluzioni di gestione sostenibile”.

Non è solo una questione ambientale

Le cause di questa emergenza sono legate a molteplici fattori, tra cui la crescita esponenziale delle popolazioni, l’urbanizzazione non pianificata e l’industria della plastica che ha continuato a espandersi senza adeguati controlli. Un altro elemento cruciale è la scarsa sensibilizzazione sulla questione della plastica, che spesso viene considerata solo un problema ecologico, quando in realtà ha conseguenze gravissime anche sulla salute umana. Come ricorda il dottor Costas Velis, coautore della ricerca, l’incenerimento dei rifiuti di plastica all’aperto “può causare danni gravi alla salute umana, inclusi disturbi neuroevolutivi e difetti alla nascita”.

Il dato più inquietante è che, sebbene il 79% della plastica gettata nel 2020 sia stata smaltita “in modo gestito”, gran parte di essa è finita in discariche o inceneritori, luoghi che continuano a rilasciare sostanze inquinanti nell’ambiente. Solo una minima parte (il 9%) della plastica viene riciclata. È qui che entra in gioco la necessità di rivedere il ciclo di vita dei materiali, partendo da una maggiore responsabilizzazione delle industrie nella produzione e nel design di prodotti che siano facilmente riciclabili.

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