L’Emilia-Romagna fa un passo avanti nella lotta contro i rifiuti. L’Assemblea legislativa regionale ha approvato una legge che mira a ridurre la produzione di rifiuti da imballaggio, promuovendo la vendita di prodotti sfusi e alla spina. La norma, presentata da Silvia Zamboni, Capogruppo di Europa Verde, si inserisce nel solco dell’economia circolare e della prevenzione, principi cardine della politica ambientale europea.
Prodotti sfusi in Emilia: il contesto e la legge
Non è un caso che la regione abbia deciso di intervenire su questo fronte. Secondo uno studio Ires-Cgil citato nel testo della legge, l’Emilia-Romagna detiene il poco invidiabile primato della produzione di rifiuti urbani pro capite in Italia: 633,4 chili contro una media nazionale di 493 chili. Un dato allarmante che ha spinto le istituzioni a cercare soluzioni innovative.
Questo primato negativo si traduce in una pressione crescente sugli impianti di smaltimento e riciclo, oltre a comportare costi ambientali ed economici significativi per la collettività.
Gli obiettivi della legge
La nuova normativa si pone due obiettivi principali:
- incentivare l’apertura di negozi dedicati esclusivamente alla vendita di prodotti sfusi e alla spina;
- promuovere l’inserimento di “green corner” all’interno di esercizi commerciali già esistenti.
L’idea è quella di offrire ai consumatori alternative concrete agli imballaggi monouso, riducendo così la quantità di rifiuti prodotti a monte. Questo approccio si allinea perfettamente con la gerarchia dei rifiuti promossa dall’Unione Europea, che pone la prevenzione al vertice delle priorità.
Come funzionano gli incentivi
Il testo prevede l’erogazione di contributi regionali fino a 5.000 euro per ogni esercizio commerciale che decida di adottare il modello dello sfuso. Questi fondi potranno essere utilizzati per:
- l’acquisto di scaffalature e attrezzature per la vendita di prodotti solidi sfusi (come pasta e riso) e liquidi alla spina (come detersivi);
- l’installazione di apparecchiature per l’igienizzazione e la sanificazione dei contenitori riutilizzabili;
- l’adeguamento degli spazi di vendita alle nuove esigenze logistiche.
Per beneficiare degli incentivi, gli esercizi commerciali dovranno impegnarsi a mantenere operativa la vendita di prodotti sfusi per almeno tre anni. La clausola mira a garantire la sostenibilità nel tempo dell’iniziativa, evitando interventi spot che non porterebbero a un reale cambiamento delle abitudini di consumo.
I requisiti per i “green corner”
Il provvedimento stabilisce criteri precisi per la realizzazione dei “green corner” all’interno di negozi già esistenti. Le dimensioni minime variano in base alla tipologia di esercizio commerciale:
- per i negozi di vicinato (fino a 250 m² nei comuni con più di 10.000 abitanti), il corner deve occupare almeno il 15% della superficie totale;
- per le medie strutture di vendita (da 251 a 2.500 m²), la percentuale sale al 20%;
- per i grandi esercizi commerciali (oltre 2.500 m²), il corner deve coprire almeno il 30% della superficie.
Questi requisiti mirano a garantire che lo spazio dedicato ai prodotti sfusi sia sufficientemente ampio e visibile, in modo da attrarre l’attenzione dei consumatori e offrire una reale alternativa ai prodotti confezionati.
Monitoraggio e trasparenza
Un aspetto interessante della legge è l’attenzione posta sul monitoraggio dei risultati. Gli esercizi che beneficeranno degli incentivi dovranno fornire annualmente dati dettagliati su:
- quantità e tipologia dei prodotti sfusi e alla spina venduti;
- numero di contenitori riutilizzabili forniti ai clienti;
- stima della riduzione degli imballaggi ottenuta.
Questi dati confluiranno in un osservatorio regionale, permettendo di valutare l’efficacia della legge nel tempo. Inoltre, la Giunta regionale presenterà ogni due anni una relazione alla Commissione competente dell’Assemblea legislativa, fornendo un quadro completo sull’attuazione della norma.
La trasparenza e il monitoraggio costante sono elementi chiave per il successo dell’iniziativa. Permetteranno di identificare eventuali criticità e apportare correzioni in corso d’opera, garantendo che gli investimenti pubblici producano risultati tangibili in termini di riduzione dei rifiuti.
Prodotti sfusi in Emilia: consenso bipartisan
Un elemento che colpisce di questa legge è il consenso bipartisan che ha raccolto. Durante la votazione in Assemblea legislativa non si è registrato nessun voto contrario, con i partiti di opposizione che si sono limitati all’astensione. Silvia Zamboni commenta: “Credo che abbiano riconosciuto la banalità del bene, ovvero l’evidente positività ambientale di questa norma. Non c’è stata la solita accusa di provvedimento ideologico, non c’è stata ostilità”.
Una convergenza che è esempio di buona politica, un segnale importante in un momento in cui le politiche ambientali sono spesso terreno di scontro, come dimostrato dalle recenti discussioni sul Regolamento imballaggi a livello europeo e nazionale. Il fatto che una legge di questo tipo abbia ottenuto un consenso così ampio potrebbe indicare una crescente consapevolezza trasversale sull’urgenza di affrontare il problema dei rifiuti soprattutto nell’era dell’usa e getta, pratica che l’Ue prova a disincentivare anche con il diritto alla riparazione.
Verso un nuovo modello di consumo
Il provvedimento dell’Emilia-Romagna rappresenta un tentativo concreto di modificare le abitudini di consumo, puntando sulla responsabilizzazione di commercianti e cittadini. L’obiettivo è quello di rendere la vendita di prodotti sfusi e alla spina non più un’eccezione, ma una pratica diffusa e accessibile.
Questo cambiamento richiederà un impegno su più fronti:
- da parte dei commercianti, che dovranno ripensare i loro spazi e le loro strategie di vendita;
- da parte dei consumatori, che dovranno abituarsi a nuove modalità di acquisto, portando con sé contenitori riutilizzabili;
- da parte delle istituzioni, che dovranno supportare questa transizione con campagne informative e ulteriori incentivi.
Il ruolo dei produttori
Sebbene il testo si concentri principalmente sulla vendita al dettaglio, è evidente che per ottenere risultati significativi sarà necessario coinvolgere anche i produttori. L’auspicio è che questa iniziativa possa stimolare le aziende a ripensare i propri processi produttivi e le proprie strategie di packaging, privilegiando soluzioni più sostenibili e compatibili con la vendita sfusa.
Un modello per l’Italia?
L’Emilia-Romagna, con questa legge, si pone all’avanguardia nella lotta contro i rifiuti da imballaggio. Non è la prima svolta avanguardistica per la Regione, che è anche la prima ad introdurre tempistiche certe sul fine vita.
Oltre all’effetto diretto sul proprio territorio, la legge potrebbe anche ispirare un cambiamento più ampio a livello nazionale. La sfida è ambiziosa, ma necessaria: trasformare il modo in cui produciamo, consumiamo e smaltiamo i prodotti, per un futuro più sostenibile e rispettoso del nostro pianeta.
La strada verso un’economia veramente circolare è ancora lunga, ma iniziative come questa dimostrano che il cambiamento è possibile. Sta ora ai cittadini, ai commercianti e alle istituzioni lavorare insieme per tradurre le buone intenzioni in risultati concreti.