Insicurezza e costo della vita, come cambiano le paure di chi vive a Milano?

L’indagine di Nss mostra come cambiano i timori tra le generazioni nella città. Le paure seguono una logica generazionale, ma l’insicurezza accomuna tutti
3 Dicembre 2024
5 minuti di lettura
I navigli di Milano
I navigli di Milano_Canva

Quali sono le paure di chi vive a Milano? Attorno a questa domanda ruota l’indagine di Nss Milano, che ha esplorato le marcate differenze sociali presenti nel capoluogo lombardo. Alcune paure, in primis quella per la sicurezza della città, sono trasversali, mentre altre incidono più fortemente su alcune generazioni e alcuni gruppi sociali. Il campione dell’indagine va dai 18 ai 54 anni, con qualche risposta anche da parte dei minorenni e degli over 55.

Il sondaggio ha coinvolto quasi mille volontari e le risposte sono state analizzate quantitativamente, con una particolare attenzione alle differenze tra le diverse fasce demografiche. I recenti fatti di cronaca, con la morte del 19enne Ramy Elgaml nel quartiere di Corvetto, hanno rimesso al centro il dibattito sulla sicurezza della città.

La sicurezza a Milano, un problema trasversale

Alla domanda “Cosa ci spaventa di Milano?”, la criminalità si conferma la principale preoccupazione, accomunando tutte le fasce d’età, seppur con delle differenze. Questo timore è particolarmente sentito dalle donne e dalle persone più giovani.

Secondo i dati raccolti, la percezione di insicurezza è massima tra le donne minorenni, che valutano la loro paura della città con una media di 3,7 su 5, contro il 2,0 degli uomini coetanei. Il divario di genere è significativo anche per le persone non binarie, che nella fascia 25-34 anni riportano un livello di insicurezza medio di 4 su 5. Questo dato, il più alto tra i gruppi analizzati, evidenzia come alcune categorie siano più vulnerabili al senso di pericolo urbano.

In generale, come accennato in apertura, la percezione di sicurezza è diminuita negli ultimi anni. Il 52,7% dice di avere più timore sul piano della sicurezza personale; il 23,7% dice di aver visto aumentare tanto il pericolo personale che la pressione sociale, mentre per il 4% è aumentata solo la pressione sociale. Il restante 14,8% non ha visto cambiamenti significativi sotto questi profili.

Gli autori dell’indagine spiegano che la percezione di insicurezza è più alta per le donne in qualsiasi fascia di età, mentre cambia sensibilmente tra le generazioni. Tra le donne la sensazione di pericolo decresce con l’aumentare dell’età, arrivando a una media del 2,2 su 5 per le intervistate ultracinquantenni; mentre tra gli uomini intervistati sono soprattutto quelli tra i 25 e i 34 anni a sentire la città come insicura. Per le persone non binarie, il quadro è ancora diverso: gli under 24 percepiscono Milano come pericolosa con una media di 2 su 5, ma il dato sale drammaticamente a 4 su 5 per gli under 34, il più alto tra tutti i gruppi demografici del campione.

Come cambiano le paure tra le generazioni

Prima di approfondire i risultati dei diversi gruppi, emerge che, al di fuori della criminalità, le paure seguono una logica generazionale: i giovani (18–24 anni) si concentrano su questioni legate all’abitazione e alla pressione sociale; gli adulti (35–54 anni) si preoccupano maggiormente della gestione del tempo e delle responsabilità personali; la fascia intermedia (25–34 anni) affronta soprattutto instabilità economica e lavorativa.

Particolarmente rilevante è la situazione di quest’ultima fascia, definita dei giovani adulti, una generazione spesso costretta a ritardare l’emancipazione economica con inevitabili ripercussioni sulla scelta di avere o non avere figli.

Milano resta ancora la città delle opportunità anche se il trend sta cambiando, come vedremo a breve.

Giovani e giovani adulti: l’emancipazione economica che non arriva

Per i giovani tra i 18 e i 24 anni, dopo la paura per la propria sicurezza, il secondo grande timore riguarda la difficoltà di trovare alloggi accessibili. Milano, con il suo mercato immobiliare ipercompetitivo e gli affitti esorbitanti, rende sempre più complicato stabilirsi in città senza pesare sulle risorse familiari.

Inoltre, i giovani segnalano un altro elemento di disagio: la Fomo (Fear Of Missing Out), che riflette la pressione sociale di partecipare agli eventi più significativi della città, come la Fashion Week o il Fuorisalone. Questa ansia di esclusione non è soltanto una questione superficiale: si lega a una mancanza di connessioni sociali stabili, che spesso accompagna chi si trasferisce a Milano per studiare o lavorare.

Nella fascia 25-34 anni, l’instabilità economica e lavorativa prende il sopravvento. Molti giovani adulti si trovano intrappolati in contratti precari, con stipendi che non permettono l’emancipazione economica. La mancanza di prospettive a lungo termine porta alcuni a considerare l’idea di lasciare Milano, una scelta che, paradossalmente, priverebbe la città di una parte fondamentale della sua forza lavoro e racconta una sorta di immigrazione al contrario che per qualcuno è già iniziata come dimostrato da un’analisi di Clutch (per approfondire: Milano perde risorse, il 20% dei giovani rifiuta di lavorarci).

Ne è un esempio Alessandro Brunello, imprenditore digitale milanese doc e autore del libro “Cambio vita, vado al Sud. Diventare terroni e vivere felici”. La teoria è semplice, l’impatto sconvolgente: la gente si sta stancando della vita frenetica, della produttività sopra ogni cosa, del lavoro straordinario che diventa ordinario. Quei ritmi che, usando le sue parole, “Ti portano a inquadrare tutto nella misura della persona singola, tanto da rendere persino le relazioni più difficili da gestire”.

Alessandro Brunello è convinto che la migrazione interna cambierà verso, anzi, sostiene che questo trend sia già iniziato, per ora sottotraccia. Lui, imprenditore digitale affermato che dal 2012 aiuta aziende, startup ed enti del terzo settore a finanziarsi, ha fatto la sua scelta di vita nel settembre 2022, trasferendosi dal tran tran meneghino a Taranto.

Per approfondire la sua storia: Cambio vita e vado al Sud, ecco come: parla Alessandro Brunello

Adulti: il tempo che manca e l’impatto ambientale

Tra i cittadini di età compresa tra i 35 e i 54 anni, subentra con forza la paura per i ritmi frenetici della vita urbana. La gestione del tempo diventa un problema prioritario per chi si trova a bilanciare responsabilità lavorative e familiari, a conferma delle ricadute demografiche di cui sopra. Chi si è appena trasferito a Milano o è comunque in una fase di autodeterminazione professionale, spesso affronta con energia la vita meneghina, sia per ragioni di età che per l’entusiasmo dato dal cambiamento. Poi, subentra “la sensazione di essere continuamente ‘di corsa” che “contribuisce a un senso diffuso di insoddisfazione e alienazione” nella fascia 35-54 anni.

In questa fascia d’età emerge con forza anche la preoccupazione per l’ambiente. Il degrado urbano, l’inquinamento atmosferico e la mancanza di spazi verdi adeguati sono percepiti come minacce dirette alla qualità della vita. A sorpresa, questa sensibilità ambientale è quasi assente tra i più giovani, in molti casi disillusi dalla promesse di cambiamento.

Il costo della vita: una sfida trasversale

Come quella per la criminalità, anche la paura per il costo della vita accomuna le generazioni. Dagli studenti universitari alle famiglie, la pressione economica è una costante per chiunque viva a Milano. Affitti elevati, bollette in aumento e un gap crescente tra stipendi e spese rendono la città sempre più “selettiva”.

Il commento del sindaco Sala

La prefazione dell’indagine di Nss è stata curata dal sindaco di Milano: “Purtroppo – scrive Beppe Sala – le diseguaglianze che caratterizzano la nostra società acuiscono ansie e paure. Di medicine non ce ne sono, se non il lavoro e l’impegno fattivo per migliorare la situazione. Compito delle istituzioni è fare in modo che i timori non paralizzino la crescita, ma stimolino la ricerca di soluzioni, per rendere la città veramente equa, accogliente e sicura, come Milano si sta impegnando a essere. Il sindaco Sala ha insistito sulla necessità di agire e di non bloccarsi di fronte alle paure: “Vorrei tanto che Milano non avesse paura di nulla e di nessuno. Vorrei, anche, che chiunque viva o arrivi a Milano non avesse paura di nulla e di nessuno. Il mio desiderio, da uomo, prima ancora che da sindaco di Milano, però, deve fare i conti con la realtà e con la sua percezione. Oggi Milano è al vertice della classifica sulla qualità della vita. La cosa ci inorgoglisce, senza dubbio. Ma non ci fa sentire più sereni o al riparo dalle preoccupazioni. Le sfide e le paure che la nostra città, come tutte le grandi città, deve affrontare ogni giorno sono tante. La paura di non riuscire a mantenere una casa e il senso di insicurezza sono le principali. La paura, però, non deve bloccare. È un campanello di allarme, una molla che serve per agire e intervenire“.

Persone | Altri articoli