Esplosioni e polveri nel mare: gender reveal distrugge santuario marino a Los Arcos de Mismaloya

L’agenzia federale messicana per la protezione dell’ambiente minaccia sanzioni severe, ma l’azienda è irreperibile
18 Luglio 2025
3 minuti di lettura
Gender Reveal Messico Fi
Screenshot dal video Instagram

Quanto costano cinque minuti di visibilità social?

Se lo chiede GreenMe, che denuncia come le celebrazioni di gender reveal stanno invadendo Los Arcos de Mismaloya e distruggendo uno dei santuari marini più preziosi di Puerto Vallarta.

L’area protetta, patrimonio naturale della costa pacifica messicana, è diventata teatro di esplosioni e rilascio di polveri colorate utili per rivelare il genere del nascituro, che minacciano un ecosistema marino delicato e insostituibile. La denuncia dell’organizzazione ambientalista ha acceso i riflettori su una pratica che stava proliferando nell’indifferenza generale, nascosta dietro la patina dorata del turismo di lusso.

Il santuario violato per cinque minuti di spettacolo

Los Arcos de Mismaloya non è un semplice scenario da cartolina, ma una riserva marina protetta dove le formazioni rocciose emergenti dall’oceano creano habitat unici per decine di specie di uccelli marini. Le acque cristalline ospitano una biodiversità straordinaria: coralli, molluschi, pesci tropicali che dipendono dall’equilibrio chimico e acustico dell’ambiente.

Proprio in questo santuario, secondo la denuncia di GreenMe, si stavano moltiplicando i gender reveal party con esplosivi e sostanze chimiche colorate. Cinque minuti di spettacolo per creare contenuti virali sui social media, a costo di compromettere un ecosistema che ha impiegato millenni per raggiungere il suo equilibrio attuale, denuncia l’organizzazione.

Le celebrazioni avvenivano a bordo di yacht di lusso, con organizzatori che utilizzavano piccole cariche esplosive per creare il caratteristico “boom” seguito dal rilascio di polveri rosa o blu. Il tutto documentato da droni e fotografi professionali, per garantire la massima visibilità sui social network.

L’indignazione a Puerto Vallarta

La denuncia di GreenMe ha innescato una reazione a catena che ha coinvolto autorità ambientali, associazioni locali e la comunità internazionale degli ambientalisti. L’indignazione ha raggiunto livelli tali da costringere la Profepa (Procuraduría Federal de Protección al Ambiente) ad avviare un’indagine approfondita sui danni causati dalle attività di gender reveal nel santuario.

Il caso ha assunto dimensioni ancora più clamorose quando è emerso che “Revelación de Género PV”, l’azienda che organizzava questi spettacoli, ha ridimensionato la propria presenza sui social media proprio mentre montava la polemica. Secondo il Vallarta Daily, alcuni operatori turistici locali hanno riferito che “le richieste che avevano inoltrato a Gender Revelation PV sono rimaste senza risposta a partire dal 10 luglio”. Marcela Ruiz, proprietaria di un negozio di immersioni vicino, ha dichiarato: “È come se non fossero mai esistiti. Abbiamo provato a contattarli, ma la loro pagina e il telefono sono spariti”.

La situazione presenta aspetti contraddittori che riflettono una strategia comunicativa ambigua. Se da un lato l’azienda mantiene una minima presenza su Instagram, dall’altro le segnalazioni di operatori locali e autorità continuano a parlare di “sparizione” dai canali principali e di mancate risposte alle richieste commerciali.

María del Carmen González, responsabile del Dipartimento Ambientale di Puerto Vallarta ha sottolineato che “Qualsiasi operazione commerciale a Los Arcos richiede permessi rigorosi e supervisione. Gender Revelation PV non è riuscita a ottenere tali approvazioni, e le loro azioni potrebbero costituire un reato ecologico”.

Quando la viralità uccide la natura

La denuncia di GreenMe si inserisce in un contesto globale di disastri ambientali causati da gender reveal party sempre più estreme. La pratica ha già causato incendi devastanti in California, la morte di un pilota in Messico e contaminazioni di corsi d’acqua in Brasile.

Puerto Vallarta rappresenta un caso emblematico di come la pressione sociale per creare contenuti “instagrammabili” stia spingendo i genitori verso scelte pericolose che rischiano di trasformare momenti di gioia in tragedie ambientali.

Gli esperti di biologia marina citati da GreenMe hanno evidenziato i rischi concreti per l’ecosistema: il rumore degli esplosivi ostacola la nidificazione degli uccelli, mentre le polveri colorate alterano la composizione chimica dell’acqua marina, influenzando la catena alimentare e danneggiando organismi sensibili come coralli e molluschi.

La risposta del sistema turistico

La denuncia di GreenMe ha creato una frattura nell’industria del turismo di Puerto Vallarta. Da un lato, resort consolidati come il Grand Velas e l’Hard Rock Hotel stanno promuovendo alternative sostenibili: torte colorate, palloncini biodegradabili, decorazioni floreali che permettono di celebrare senza danneggiare l’ambiente.

Altri operatori, invece, hanno sfruttato la moda del momento senza considerare le conseguenze a lungo termine.

Verso nuove sanzioni

Dopo la denuncia di GreenMe e l’indagine della Profepa, l’agenzia federale messicana per la protezione dell’ambiente sta valutando sanzioni severe e l’introduzione di normative specifiche per le attività ricreative che vengono svolte in aree protette. Le autorità messicane stanno considerando divieti specifici per l’uso di esplosivi e sostanze chimiche nelle riserve marine, con multe che potrebbero raggiungere centinaia di migliaia di dollari.

Questo intervento potrebbe creare un precedente importante per regolamentare un settore che fino ad oggi ha operato in una zona grigia della legislazione ambientale.

Il caso Revelación de Género PV ha scosso gli abitanti e gli imprenditori di Puerto Vallarta, che ora si trovano di fronte a una scelta di business: continuare a permettere la commercializzazione dei suoi tesori naturali o intraprendere un modello di turismo sostenibile che preservi l’ecosistema marino per le generazioni future. Il portavoce della Profepa, Luis Méndez, ha confermato “un’indagine attiva sui permessi dell’azienda e sulle valutazioni di impatto ambientale”. Le autorità municipali si sono unite alla Profepa nell’inchiesta dopo che i gruppi ambientalisti locali hanno presentato prove fotografiche e video di attività non autorizzate all’interno della zona protetta.

Territorio | Altri articoli