A quattro giorni dall’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada, la Corte di Cassazione ha affermato che il conducente di un’auto è sempre responsabile per il mancato uso della cintura da parte dei passeggeri.
Più precisamente, con la sentenza n. 46566 del 18 dicembre 2024, la Corte ha chiarito che il conducente può essere ritenuto colpevole di omicidio colposo se, a seguito di un incidente, uno dei passeggeri senza cintura perde la vita.
Cosa dice la sentenza
La Corte ha stabilito che è compito del conducente pretendere l’uso della cintura di sicurezza da parte di tutti i passeggeri, prima di iniziare la marcia e durante il viaggio. Il conducente è chiamato a:
- Verificare che ogni passeggero indossi correttamente la cintura;
- Rifiutarsi di trasportare chi non vuole adeguarsi;
- Mantenere il controllo sull’uso della cintura durante il viaggio, anche attraverso il coinvolgimento di altri passeggeri.
Come sottolineato nella sentenza, l’obbligo sussiste “a prescindere dall’obbligo e dalla sanzione a carico di chi deve fare uso della detta cintura”, ovvero dei passeggeri. Questo principio, già anticipato da precedenti decisioni della Cassazione (ad esempio, la sentenza n. 39136 del 2022), rafforza l’idea che la sicurezza dei passeggeri sia una responsabilità primaria del conducente.
Il caso che ha portato alla decisione
La sentenza si basa su un incidente avvenuto nel 2015 ad Alatri, in provincia di Frosinone. Alla guida di un’auto, una donna trasportava tre passeggeri, due dei quali non indossavano la cintura. A seguito di un grave sinistro, uno dei passeggeri senza cintura, seduto sul sedile posteriore, ha perso la vita.
Durante il procedimento, la Suprema Corte ha applicato principi già espressi in altre pronunce, come quelle del 1996, 2003 e 2020 ribadendo la responsabilità del conducente sull’uso delle cinture di sicurezza.
I precedenti
La sentenza del mese scorso segue una linea interpretativa già consolidata, che ha trovato applicazione in diversi contesti giudiziari italiani:
- 1996 e 2003: La Cassazione aveva già affermato la responsabilità del conducente nell’assicurarsi che i passeggeri rispettassero l’obbligo di indossare le cinture, ma con una minore enfasi sul controllo durante la marcia.
- 2020 e 2022: Le sentenze hanno ulteriormente chiarito che l’omissione da parte del conducente rappresenta una violazione grave delle regole di prudenza e diligenza.
Riflessioni sulla sicurezza e confronti internazionali
La decisione della Cassazione evidenzia la necessità di un approccio rigoroso alla sicurezza stradale, un tema cruciale in Italia e non solo. Nel Regno Unito, ad esempio, sebbene sia obbligatorio l’uso delle cinture per i passeggeri maggiorenni, la responsabilità per i minorenni ricade direttamente sul conducente. Negli Stati Uniti, invece, la normativa varia a seconda dello stato, ma alcuni prevedono pene severe per i conducenti in caso di mancato uso delle cinture da parte dei passeggeri.
Quanti usano la cintura in Italia?
Le implicazioni di questa sentenza vanno oltre la sfera giuridica. Richiamano l’attenzione sulla necessità di una maggiore consapevolezza dei rischi legati alla circolazione stradale. La negligenza riguardo all’uso delle cinture aumenta significativamente la probabilità di infortuni gravi o mortali, soprattutto nei sedili posteriori. I dati relativi al 2022 mostrano che solo il 35,8% degli italiani indossa le cinture posteriori. Questo dato emerge da un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità (Passi) e conferma che l’uso delle cinture posteriori è significativamente inferiore rispetto a quello delle cinture anteriori, dove oltre l’80% degli intervistati dichiara di utilizzarle sempre.
La situazione varia notevolmente a livello regionale. Le regioni del Nord Italia, come il Friuli Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige, mostrano tassi di utilizzo delle cinture posteriori superiori al 60%, mentre nel Sud Italia i numeri sono preoccupanti, con la Campania che registra solo il 15,3% di utilizzo.
Incidenti su strada, i dati
In occasione della Giornata internazionale per le vittime della strada, l’Istat ha reso pubblici i dati relativi agli incidenti stradali in Italia nel primo semestre del 2024, tracciando un quadro preoccupante per la sicurezza stradale. Nonostante i progressi compiuti rispetto agli anni 2000, i numeri del 2024 segnalano un’inversione di tendenza, con un aumento delle vittime, dei feriti e degli incidenti con lesioni rispetto allo stesso periodo del 2023.
I numeri principali del semestre
Tra gennaio e giugno 2024, l’Italia ha registrato:
- 80.057 incidenti stradali con lesioni a persone (+0,9% rispetto al primo semestre 2023);
- 107.643 feriti (+0,5%);
- 1.429 vittime entro il trentesimo giorno (+4%).
Questi dati rappresentano un passo indietro rispetto agli obiettivi fissati dalla Commissione Europea nel programma Road Safety Policy Framework 2021-2030, che mira a ridurre del 50% il numero di vittime e feriti gravi entro il 2030.
Differenze tra tipologie di strade
L’analisi evidenzia variazioni significative a seconda del contesto stradale:
- Sulle autostrade, si registra un calo significativo delle vittime (-13,9%), confermando una tendenza positiva verso una maggiore sicurezza sulle arterie principali del Paese;
- Sulle strade urbane, al contrario, le vittime aumentano del 7,9%, nonostante siano le più utilizzate per gli spostamenti quotidiani, ospitando il 73% degli incidenti totali;
- Sulle strade extraurbane, dove avviene il 47,2% dei decessi, l’incremento è contenuto (+1%), ma queste rimangono il contesto più pericoloso in termini di letalità degli incidenti.
Confronto con il 2019 e il 2001
Se il 2019 è stato scelto dalla Commissione Europea come anno di riferimento per il monitoraggio del programma europeo, il primo semestre 2024 evidenzia una diminuzione contenuta del numero di vittime (-6,8%). Tuttavia, la strada per il raggiungimento degli obiettivi di dimezzamento appare ancora lunga. In una prospettiva di lungo periodo, il confronto con il 2001 è incoraggiante: rispetto a oltre vent’anni fa, le vittime stradali in Italia sono diminuite del 56,5%, risultato che testimonia gli effetti positivi di politiche sulla sicurezza stradale e di una crescente consapevolezza dei rischi.