Timothée Chalamet ha sorpreso tutti al suo arrivo alla premiere londinese di “A Complete Unknown”, il film biografico su Bob Dylan. Non con un abito stravagante, come spesso accade sulle passerelle del cinema, ma arrivando sul red carpet in sella a una bici elettrica. Una semplice scelta stilistica o un messaggio sostenibile in un momento in cui le politiche green sono minacciate dall’ascesa dei partiti conservatori?
Chalamet in bici elettrica
Come scrive The Hollywood Reporter, durante un’intervista al talk show francese Quotidien, Chalamet ha spiegato la reale motivazione del gesto: voleva evitare il traffico e arrivare puntuale alla proiezione presso il BFI Southbank. Una volta giunto a destinazione, non ha rispettato le regole per il parcheggio corretto, incorrendo in una multa di circa 79 dollari. Nessuna pubblicità per Lime, specifica l’attore che poi sottolinea quanto le bici elettriche siano un’importante soluzione ecologica. La bici elettrica scelta da Chalamet è una scelta coerente con un approccio green alla mobilità, una soluzione sempre più adottata nelle città per ridurre le emissioni di CO₂ e il traffico urbano.
Non è la prima volta che una star usa la sua visibilità per veicolare un messaggio. Sebbene non ci siano dichiarazioni esplicite in tal senso, il gesto di Chalamet è in linea con una crescente attenzione del mondo dello spettacolo verso la necessità di adottare uno stile di vita più sostenibile.
Il ruolo dei vip nella lotta al cambiamento climatico
L’industria dell’intrattenimento ha un’enorme influenza sull’opinione pubblica. I vip, con il loro immenso seguito, possono giocare un ruolo cruciale nel promuovere azioni concrete contro il cambiamento climatico. L’arrivo di Chalamet in bici elettrica è un esempio perfetto di come una piccola scelta personale possa avere un impatto globale in termini di visibilità e sensibilizzazione.
In passato, altre celebrità hanno scelto di usare la loro immagine per promuovere la sostenibilità, tra cui:
- Leonardo DiCaprio, da tempo impegnato in campagne ambientali, utilizza un jet privato alimentato con biocarburanti per ridurre le emissioni. Inoltre, supporta numerosi progetti per la riforestazione e il recupero delle aree marine;
- Emma Watson, attivista per i diritti delle donne e la sostenibilità, ha indossato abiti interamente riciclati o realizzati con materiali eco-compatibili durante eventi di gala come il Met Gala;
- Joaquin Phoenix, che per tutta la stagione degli Oscar 2020 ha scelto di indossare lo stesso smoking in tutte le occasioni ufficiali, promuovendo il consumo responsabile nel settore della moda.
Sostenibilità e cinema
Come tutti i settori, anche l’industria del cinema ha fatto passi avanti verso la sostenibilità negli ultimi anni. Festival ed eventi stanno integrando iniziative eco-friendly, come la promozione di veicoli elettrici o l’utilizzo di energia rinnovabile per alimentare le strutture. Altri progetti dal cinema prendono l’ispirazione. Un esempio è il Green Carpet Challenge, iniziativa creata da Livia Firth, che trasforma i red carpet in piattaforme per promuovere la sostenibilità, mettendo in evidenza non solo abiti eco-sostenibili e più in generale le tematiche Esg.
Perché scegliere una bici (elettrica o no)
Secondo il Global Carbon Project, il settore dei trasporti rappresenta il 25% delle emissioni globali di gas serra. Le bici elettriche, in particolare, stanno guadagnando terreno come alternativa green nelle aree urbane, contribuendo a una riduzione significativa delle emissioni. La promozione della loro diffusione può non solo cambiare i comportamenti individuali ma anche incentivare politiche pubbliche che favoriscano l’adozione di queste tecnologie.
I dati dicono che l’Italia è agli ultimi posti per utilizzo delle biciclette in Unione europea: motivi infrastrutturali (ci sono poche poste ciclabili) e culturali (siamo, anche per ragioni storiche, affezionati ai motori) rendono la macchina ancora il mezzo privato di gran lunga più utilizzato dagli italiani. Tra i Ventisette, l’Italia è il Paese quelli con più auto per abitante.
Non solo primati negativi, però. Come rilevato da Confartigianato, l’Italia è prima in Ue per esportazione di biciclette cosiddette muscolari: se ne vendono oltre confine 1.685.581 di bici tradizionali, con una quota del 14,7% sul totale Ue. Se si comprendono anche quelle elettriche, il Paese è il secondo in Europa, con una quota del 12,1% del mercato Ue, pari a 1.860.095 unità vendute all’estero. Per l’Italia, l’export del settore vale 1.149 milioni di euro, di cui 606 milioni di euro in componentistica e 543 milioni di euro in biciclette.
Qualcosa sta cambiando anche sull’uso del mezzo lungo lo stivale: “In questi anni, il tema della ciclabilità sta conoscendo, in tutto il mondo e anche in Italia, una crescita spaventosa, complice una serie di fattori, periodo post-pandemico, l’innovazione tecnologica, la creazione delle e-bike. Fattori che sicuramente hanno favorito questa crescita, questa rivoluzione”, dice all’Adnkronos Sebastiano Venneri, responsabile nazionale Legambiente Turismo.
I numeri sono ancora bassi perché lo sviluppo della mobilità sostenibile, spiega Venneri, “non è accompagnato da una politica coerente a livello di amministrazione centrale. Ci sono situazioni episodiche di tante realtà diverse che stanno portando avanti, ognuna di propria iniziativa, politiche di crescita e di sviluppo di questo fenomeno. Quello che manca è un accompagnamento di queste misure”, osserva Venneri che parla di “rivoluzione gentile ma disordinata” e fa eco all’appello del presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani sulle pagine di Prometeo.
Un’altra soluzione di mobilità sostenibile sono i monopattini elettrici, il cui acquisto e noleggio, in Italia, ha subito un tracollo dopo l’entrata in vigore del nuovo Codice della Strada.
L’idea che una celebrità come Chalamet possa normalizzare la visione della bici elettrica in contesti considerati elitari o distanti dal quotidiano contribuisce a rendere questo mezzo un simbolo accessibile e desiderabile, mentre il ritorno di Trump alla Casa Bianca sta già provocando la fuga delle big Usa dai piani di sostenibilità, sia ambientale che sociale.