L’italiano Paolo Taticchi ha ricevuto il prestigioso Stefan A. Riesenfeld Memorial Award dall’Università di Berkeley, in California, per il suo ruolo di influencer globale nel campo della sostenibilità.
Chi è Paolo Taticchi
Professore di Strategia e Sostenibilità presso l’Imperial College Business School di Londra, Taticchi ha un approccio unico che unisce la teoria accademica con soluzioni concrete che possono essere applicate dalle aziende di tutto il mondo. Ha pubblicato numerosi studi e libri su temi come la sostenibilità, l’innovazione e la resilienza delle imprese.
Attraverso il suo lavoro accademico e consulenziale, ha assistito organizzazioni di alto profilo come HSBC, Panasonic, Saudi Aramco, CMA CGM, British Airways e Bain, supportandole nell’integrazione di pratiche sostenibili all’interno delle loro strategie aziendali.
Uno dei suoi principali contributi è la promozione del concetto di “value chain sustainability” (sostenibilità della catena del valore), che mira a coinvolgere tutti gli attori, dai fornitori ai consumatori finali, nella trasformazione sostenibile. Taticchi sostiene che la sostenibilità non è solo una questione ambientale, ma un’opportunità per aumentare l’efficienza, migliorare la reputazione e creare valore a lungo termine.
Il suo percorso
Paolo Taticchi è uno dei principali esperti mondiali nel campo della sostenibilità aziendale e dell’innovazione. Nato il 21 marzo 1982 a Terni, in Umbria, si è formato come ingegnere industriale, proseguendo con un dottorato in ingegneria gestionale. Nella sua carriera da professore presso alcuni degli istituti più prestigiosi al mondo ha portato avanti numerose ricerche sulle strategie di sostenibilità per le aziende.
Prima di intraprendere la carriera accademica internazionale, Taticchi ha lavorato in vari ruoli dirigenziali nel settore privato e pubblico, accumulando una vasta esperienza nel campo della consulenza strategica. È riconosciuto non solo per il suo impegno accademico, ma anche per il suo lavoro sul campo con aziende e organizzazioni che mirano a trasformare le loro operazioni in ottica sostenibile, elemento fondamentale per far sì che la transizione green sia solida e duri nel tempo.
Il premio di Berkeley e la sua storia
Il Stefan A. Riesenfeld Memorial Award è un prestigioso riconoscimento assegnato annualmente durante il Riesenfeld Symposium, organizzato dalla Berkeley Journal of International Law. Il premio celebra studiosi e professionisti che hanno contribuito in modo significativo a tematiche di rilevanza globale. Quest’anno, Paolo Taticchi è stato premiato per il suo contributo nel campo della sostenibilità, in particolare per la sua capacità di integrare i criteri Esg (ambientali, sociali e di governance) nelle strategie aziendali.
Durante la cerimonia, Taticchi ha tenuto un discorso sull’importanza della trasparenza e delle pratiche sostenibili in un contesto economico sempre più regolamentato e soggetto a crescenti azioni legali sul clima.
Perché gli influencer ‘sostenibili’ sono importanti
Gli influencer nel campo della sostenibilità, come Paolo Taticchi, giocano un ruolo cruciale nel modellare le decisioni di aziende, governi e singoli individui. La loro capacità di influenzare non si limita alla consapevolezza, ma spinge all’azione concreta. Gli influencer sostenibili rappresentano delle guide che non solo sensibilizzano il pubblico sui problemi ambientali e sociali, ma offrono soluzioni pratiche e accessibili.
L’esempio più eclatante è quello di Greta Thunberg, che ha mobilitato milioni di giovani e meno giovani per la giustizia climatica attraverso i “Fridays for Future” e i messaggi urlati ai leader mondiali, rei di non fare abbastanza contro il cambiamento climatico. In ambito aziendale, Paul Polman, ex CEO di Unilever, ha spinto l’azienda verso obiettivi ambiziosi di sostenibilità, dimostrando che essere green può essere compatibile con il successo economico. Ed è proprio questa la sfida da vincere per diffondere la transizione green.
Perché decarbonizzare è più economico di non farlo
Secondo stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Iea), per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, serviranno circa 4.000 miliardi di dollari all’anno in investimenti globali nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio. Per l’Unione Europea, il Green Deal prevede che entro il 2030 saranno necessari 260 miliardi di euro all’anno in investimenti pubblici e privati per ridurre le emissioni del 55%.
Sebbene questi numeri sembrino elevati, i costi dell’inazione sono molto più alti. L’Ocse stima che i danni economici provocati dai cambiamenti climatici potrebbero raggiungere il 6-14% del Pil mondiale entro il 2050, a seconda del grado di riscaldamento globale.
Ad esempio, gli eventi climatici estremi come ondate di calore, alluvioni e tempeste costano già circa 100 miliardi di dollari all’anno a livello globale, secondo le Nazioni Unite. In Italia, solo l’ondata di calore del 2003 ha causato danni stimati in oltre 1 miliardo di euro. L’assenza di misure per ridurre le emissioni di CO2 comporta una crescita esponenziale di questi costi nei prossimi decenni, sia in termini di danni diretti sia di perdite produttive.
Confronto tra decarbonizzazione e inazione
L’obbligo di assicurazione contro le calamità naturali posto in capo alle imprese è una spia del rapporto tra produttività e climate change. Secondo le stime:
- Costo per investimenti in tecnologie sostenibili: circa 4.000 miliardi di dollari all’anno a livello globale.
- Costo degli eventi climatici non mitigati: solo nel 2020, le catastrofi naturali hanno causato perdite economiche per oltre 210 miliardi di dollari.
- Costi a lungo termine dell’inazione: la Banca Mondiale prevede che il cambiamento climatico possa spingere più di 130 milioni di persone verso la povertà entro il 2030.
Effetti sulle economie locali
Oltre ai costi globali, anche le economie locali subiranno ripercussioni. Ad esempio, le città costiere, come Venezia, sono particolarmente vulnerabili all’innalzamento del livello del mare. Senza decarbonizzazione, il costo per proteggere queste aree potrebbe essere insostenibile. La Banca Europea per gli Investimenti stima che i danni alle infrastrutture europee potrebbero aumentare di circa 15 miliardi di euro all’anno entro il 2050 senza le giuste misure di adattamento.