In Norvegia, un paese che ha fatto dell’elettrificazione dei trasporti una missione, il mercato delle auto elettriche vive un momento storico. Ben il 96,4% delle nuove immatricolazioni riguardava veicoli elettrici (dati di settembre 2024), con Tesla Model Y e Model 3 a dominare il podio. Una tale diffusione ha persino spinto Elon Musk a visitare Oslo per ringraziare il paese che, con politiche audaci e lungimiranti, ha reso possibile questo successo.
Dal 1990, la Norvegia ha incentivato l’adozione delle auto elettriche con agevolazioni fiscali, accesso alle corsie preferenziali e pedaggi ridotti. Tali misure hanno creato un ecosistema in cui il 90% delle nuove vendite di auto è ormai elettrico. Tuttavia, con l’aumento delle vendite, alcune politiche sono state riviste: l’esenzione dall’IVA è stata rimossa per le auto di lusso, e il privilegio delle corsie riservate ai bus è stato limitato per evitare congestioni.
Questi cambiamenti sollevano interrogativi anche in altri paesi che aspirano a seguire l’esempio norvegese, come il Regno Unito e l’Unione Europea, dove le percentuali di vendita di auto elettriche restano ancora lontane dai livelli norvegesi. La lezione? Una transizione di successo richiede non solo incentivi, ma anche una pianificazione a lungo termine che anticipi e gestisca le sfide emergenti.
Il problema della domanda elettrica
Nonostante il successo delle auto elettriche, la transizione norvegese non è priva di ombre. La crescente elettrificazione dei trasporti sta facendo esplodere la domanda di energia: si prevede un aumento del 60% entro il 2040. Paradossalmente, la Norvegia, leader nell’energia idroelettrica, rischia di diventare un paese importatore di elettricità nei prossimi anni.
Le soluzioni sembrano ovvie, ma non facili. L’espansione dell’energia eolica è bloccata dall’opposizione pubblica e dai costi elevati, soprattutto offshore. Nel frattempo, i costi dell’elettricità, storicamente bassi, stanno salendo, con potenziali ripercussioni sull’industria e sui consumatori.
Se a Oslo è quasi impossibile vedere un’auto che non sia elettrica, la situazione cambia drasticamente nelle regioni settentrionali del paese, come Finnmark, dove solo l’8% dei veicoli è elettrico. Questa disparità riflette non solo differenze economiche, ma anche la sfida della “range anxiety” (ansia da autonomia), particolarmente sentita nelle aree meno servite da infrastrutture di ricarica.
Per risolvere questo problema, si prevede il raddoppio delle stazioni di ricarica rapida nei prossimi dieci anni e l’introduzione di batterie con maggiore autonomia. Ma l’infrastruttura deve crescere con la stessa rapidità del mercato delle auto elettriche, altrimenti il rischio di creare nuove disuguaglianze territoriali rimane alto.
La lezione più importante che la Norvegia offre al mondo è la necessità di un approccio sistemico. La transizione energetica non è solo una questione di veicoli, ma coinvolge la rete elettrica, l’industria, l’urbanistica e persino le abitudini culturali. Ogni decisione deve essere coordinata per evitare effetti collaterali indesiderati. La strada della Norvegia verso un futuro a emissioni zero dimostra che il cambiamento è possibile, ma richiede visione, flessibilità e una comunicazione trasparente con i cittadini. Mentre il resto del mondo osserva e apprende, la Norvegia continua a guidare il dibattito globale sull’energia sostenibile, consapevole che la rivoluzione elettrica è solo una parte del quadro più grande della transizione ecologica.