La kiss cam dei Coldplay si è trasformata in snitch cam: una ripresa “spia” che ha messo nei guai una coppia segreta, che tale voleva restare.
Durante il concerto di Boston, la telecamera ha inquadrato Andy Byron, amministratore delegato di Astronomer, e Kristin Cabot, responsabile delle risorse umane della stessa azienda, abbracciati ed emozionati mentre si godevano insieme il concerto della band britannica. Almeno fino all’arrivo della kiss cam. La loro reazione imbarazzata – lui che si nasconde dietro una barriera, lei che si copre il volto – ha fatto il giro del mondo, solleticando la reazione del frontman Chris Martin: “Guardate questi due, o hanno una tresca o sono molto timidi”. L’opzione corretta era la prima: Byron è un uomo sposato, ma con un’altra donna.
Il video ha fatto il giro del web scatenando perplessità sul diritto alla privacy degli spettatori e aprendo il Vaso di Pandora su altri temi delicati.
Due colleghi possono avere una relazione? Cosa dice la legge italiana
Fermo restando il dovere (legale) di fedeltà coniugale, molti utenti sui social si sono chiesti se un capo e un suo diretto sottoposto possono avere una relazione, come nel caso di Andy Byron e Kristin Cabot.
In Italia, la normativa è chiara: non esistono leggi che vietino esplicitamente le relazioni sentimentali tra colleghi, anche perché sarebbero palesemente incostituzionali, ma questo non significa che tutto sia concesso. L’articolo 2104 del Codice civile stabilisce che il lavoratore debba adempiere alla propria obbligazione “con la diligenza richiesta dalla natura della prestazione” e deve “osservare le disposizioni per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro impartite dall’imprenditore”. È qui che si inserisce il concetto di conflitto di interessi: quando la relazione personale interferisce con i doveri professionali.
La giurisprudenza ha chiarito che le aziende possono stabilire regole interne attraverso policy aziendali o codici di condotta. Queste regole non possono in alcun modo vietare le relazioni tra colleghi (a prescindere dal livello), ma possono imporre l’obbligo di informare l’azienda. Una sentenza del Tribunale di Roma del 14 marzo 2023 ha confermato la legittimità del licenziamento di un dipendente che non aveva comunicato la relazione con una collega, violando il regolamento aziendale.
Il principio cardine, dunque, è quello della trasparenza: molte aziende richiedono che i dipendenti dichiarino le relazioni che potrebbero creare conflitti di interesse, non per vietarle ma per gestirle adeguatamente.
Il caso del superiore e subordinato: quando la gerarchia complica tutto
La situazione si complica ulteriormente quando uno dei due lavoratori è sottoposto all’altro nella gerarchia aziendale. Questo è esattamente il caso di Andy Byron e Kristin Cabot: lui è l’amministratore delegato, lei la responsabile delle risorse umane che Andy ha assunto personalmente nove mesi fa.
In circostante simili, il rischio di conflitto di interessi è elevato. La persona in posizione di potere può:
- Influenzare le decisioni su assunzioni, promozioni e licenziamenti;
- Avere accesso a informazioni aziendali riservate che potrebbero favorire il partner;
- Creare percezioni di favoritismo tra gli altri dipendenti.
L’articolo 2105 del Codice civile prevede (ironia della sorte) l’obbligo di fedeltà aziendale del lavoratore. In pratica, il dipendente deve evitare situazioni che possano recare pregiudizio all’impresa. Questo principio si estende ai comportamenti extralavorativi che creano situazioni di conflitto con gli interessi aziendali. La ratio è intuitiva: come può un capo area essere imparziale nei confronti della donna/o dell’uomo con cui ha una relazione? Il rischio è creare un trattamento impari tra colleghi dello stesso livello.
La prassi consolidata nelle aziende più strutturate prevede che, quando emerge una relazione tra superiore e subordinato, si proceda a:
- Riassegnazione di responsabilità per evitare che una diretta dipendenza gerarchica;
- Coinvolgimento del dipartimento risorse umane;
- Eventuale trasferimento di uno dei due dipendenti.
Eventi pubblici: quando la privacy incontra la telecamera
Ma il caso del concerto dei Coldplay solleva anche un’altra questione altrettanto importante: quando partecipiamo a eventi pubblici, stiamo rinunciando al diritto alla privacy?
La normativa italiana, basata sul Gdpr europeo e sulla Legge sul diritto d’autore, stabilisce principi chiari. In luoghi pubblici è generalmente lecito fotografare e filmare persone, ma con importanti distinzioni:
- Per la ripresa: è consentito riprendere persone in luoghi pubblici, purché non si configurino interferenze illecite nella vita privata. La Cassazione ha stabilito che le riprese in luoghi pubblici sono legittime se non violano la privacy in situazioni particolari;
- Per la pubblicazione: la questione cambia radicalmente. Non si possono pubblicare foto di luoghi pubblici nelle quali sono presenti terzi riconoscibili senza il loro consenso. L’articolo 96 della Legge sul diritto d’autore è chiaro: “Il ritratto di una persona non può essere esposto, riprodotto o messo in commercio senza il consenso di questa”.
L’articolo 97 della stessa legge prevede che non occorra consenso esplicito quando la riproduzione è giustificata da “fatti, avvenimenti, cerimonie di interesse pubblico o svoltisi in pubblico”, ma l’eccezione deve rispondere a dei criteri molto rigorosi:
- Interesse pubblico reale: deve esistere un concreto interesse informativo, non solo curiosità;
- Proporzionalità: la pubblicazione dell’immagine deve essere essenziale per l’informazione;
- Divieto di pregiudizio: non può danneggiare “l’onore, la reputazione o il decoro della persona ritrattata”;
- Divieto di sfruttamento commerciale: le eccezioni non coprono mai l’uso commerciale dell’immagine.
In pratica, la natura pubblica dell’evento non elimina automaticamente il diritto alla privacy.
Kiss cam: sono legali o servirebbe una liberatoria?
Le kiss cam rappresentano un caso particolare nel panorama della privacy. Queste telecamere, nate negli stadi americani durante le partite di basket e baseball per inquadrare e condividere i momenti di amore tra partner, sono diventate un rituale della cultura pop.
Dal punto di vista legale, la situazione è complessa. Il consenso all’ingresso in uno stadio o in un venue concertistico può includere clausole generali sulla ripresa. Molti organizzatori di eventi includono nelle condizioni di vendita del biglietto o nei regolamenti del luogo avvisi che informano i partecipanti della possibilità di essere ripresi. Tuttavia, il Gdpr prevede che il consenso sia specifico, informato e volontario, ma nella prassi nessuno spettatore firma un’apposita liberatoria quando partecipa a un evento pubblico.
Dunque, l’inquadratura improvvisa di persone durante eventi può costituire una violazione della privacy, soprattutto quando le immagini vengono poi condivise sui social media senza consenso.
Nel caso specifico dei Coldplay, alcuni utenti hanno riferito che Chris Martin aveva avvertito il pubblico prima dell’attivazione delle telecamere, ma questo non costituisce necessariamente un consenso valido dal punto di vista legale.
Le conseguenze del caso Byron-Cabot
Il caso dei due dirigenti di Astronomer ha avuto ripercussioni immediate e concrete. La moglie di Andy Byron ha modificato i suoi profili social rimuovendo il cognome del marito e ha successivamente disattivato tutti gli account. Entrambi i protagonisti hanno reso inaccessibili i loro profili LinkedIn.
L’azienda Astronomer ha disattivato la possibilità di commentare sui suoi post LinkedIn e X dopo essere stata bombardata di commenti.
In poche ore, gli utenti dei social media erano riusciti a identificare i due protagonisti utilizzando tecniche di riconoscimento facciale e ricerche incrociate.
Eppure, i giuristi avevano lanciato l’allarme già in tempi non sospetti, quando l’era digitale entrava nel vivo: la tecnologia si evolve molto più velocemente della legge, creando zone grigie che possono trasformarsi in gravi violazioni della privacy. O in matrimoni rovinati da un reel che fa il giro del mondo.