L’amore, nel regno animale, non è sempre sinonimo di dolcezza e dedizione. Per alcuni esseri viventi, l’accoppiamento è una questione di vita o di morte. Questo vale in particolar modo per il polpo a righe blu (Hapalochlaena fasciata), una delle creature più affascinanti e letali degli oceani. Questi piccoli cefalopodi, che abitano le scogliere coralline e le pozze di marea, nascondono un’arma chimica micidiale: la tetrodotossina, una neurotossina potentissima capace di paralizzare e uccidere anche un essere umano.
Tuttavia, il vero colpo di scena arriva quando si scopre che questa stessa tossina non viene usata solo per difendersi dai predatori o per immobilizzare le prede, ma anche durante l’accoppiamento. Ebbene sì: i maschi della specie hanno evoluto una strategia sorprendente per sopravvivere alla fase più pericolosa della loro vita sessuale. Iniettano veleno nelle femmine, paralizzandole temporaneamente per evitare di essere divorati prima di completare la riproduzione.
Il veleno come strumento di seduzione (o di difesa)
Nei polpi a righe blu, le femmine sono significativamente più grandi dei maschi, arrivando a essere fino a cinque volte più voluminose. Questa disparità di dimensioni rappresenta un rischio mortale per il partner più piccolo. Il cannibalismo sessuale, infatti, è un fenomeno molto comune nei cefalopodi: una volta terminato l’accoppiamento, le femmine possono decidere di divorare il maschio, approfittando del suo corpo per ottenere un prezioso apporto energetico. Questo comportamento è particolarmente accentuato nelle femmine che hanno appena deposto le uova e che, durante il periodo di incubazione, smettono completamente di nutrirsi per dedicarsi alla protezione della prole. Il problema, per i maschi, è che il tempo concesso per la riproduzione è estremamente limitato e ogni incontro potrebbe trasformarsi in una condanna a morte. Ma l’evoluzione, con la sua inarrestabile spinta alla sopravvivenza, ha fornito loro un’arma inaspettata.
Secondo uno studio condotto da un team di ricercatori guidato dal dottor Wen-Sung Chung dell’Università del Queensland, i maschi del polpo a righe blu hanno sviluppato un metodo straordinario per ridurre al minimo il rischio di finire nel pasto post-coitale della loro compagna. Utilizzano un morso chirurgico e altamente preciso per iniettare tetrodotossina direttamente nell’aorta della femmina all’inizio dell’accoppiamento. Questo morso paralizza temporaneamente la compagna, impedendole di reagire con aggressività mentre il maschio introduce la capsula spermatica nei suoi ovidotti attraverso un braccio specializzato chiamato hectocotylus. Durante gli esperimenti condotti in laboratorio, gli studiosi hanno osservato che la femmina smette di respirare per circa otto minuti dopo la somministrazione del veleno, con le pupille che non rispondono più alla luce. Un vero e proprio stato di letargia indotto, che permette al maschio di completare la sua missione senza rischiare la vita.
Tra vantaggi evolutivi e resistenza al veleno
Se da un lato questa strategia garantisce al maschio una maggiore probabilità di successo riproduttivo, dall’altro pone un interrogativo affascinante dal punto di vista evolutivo: perché le femmine non soccombono al veleno? La risposta risiede probabilmente in una forma di resistenza naturale alla tetrodotossina. Nessuna delle femmine coinvolte negli esperimenti è morta in seguito all’accoppiamento, e tutte hanno ripreso a nutrirsi normalmente il giorno successivo. Questo suggerisce che, nonostante la temporanea paralisi, il loro organismo sia in grado di neutralizzare l’effetto letale della tossina in tempi relativamente brevi. Un equilibrio perfetto tra attacco e difesa, tra aggressività e sopravvivenza, che riflette la complessità dell’evoluzione sessuale nei cefalopodi.
Ma il colpo di scena finale è che, nonostante tutti questi accorgimenti, il destino del maschio è comunque segnato. Come molti altri polpi, il polpo a righe blu segue una strategia riproduttiva detta semelparità: si accoppia una sola volta nella vita e muore poco dopo. La femmina, invece, sopravvive fino alla schiusa delle uova, dedicandosi interamente alla cura della prole fino all’ultimo respiro. È un ciclo di vita estremo, che lascia spazio a una sola opportunità di trasmettere il proprio patrimonio genetico alla generazione successiva. In questo contesto, ogni trucco evolutivo diventa essenziale per garantire che l’incontro con la partner non si trasformi in un banchetto letale.