Se qualcuno avesse ancora dubbi sulla drammaticità dei cambiamenti climatici, i dati di ottobre 2024 sono lì a parlare chiaro. Il mese scorso, infatti, è stato il secondo ottobre più caldo mai registrato a livello globale (subito dopo l’infuocato ottobre 2023), con una temperatura media di 15,25°C, ben 0,80°C sopra la media storica del periodo 1991-2020. E non si tratta di una singola anomalia isolata, ma di un continuo trend preoccupante che ha visto ben 15 mesi consecutivi di temperature superiori ai 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali.
Se le previsioni del Copernicus Climate Change Service (C3S) si rivelassero accurate, il 2024 si candida a diventare l’anno più caldo di sempre, un ulteriore passo verso quella soglia di +1,5°C che rappresenta un limite cruciale per evitare gli effetti più devastanti dei cambiamenti climatici.
L’Europa non è esente da queste tendenze allarmanti. Con una temperatura media di 10,83°C, ottobre 2024 è stato il quinto più caldo per il continente, segnando un distacco significativo rispetto alla media del periodo 1991-2020. Quasi tutta l’Europa ha visto temperature sopra la norma, con punte di calore in diverse aree tra cui la Scandinavia e la Spagna. La situazione è altrettanto preoccupante al di fuori del continente, con forti anomalie termiche in Canada, Stati Uniti, Giappone e Australia.
Mare bollente e ghiacci al minimo
Il riscaldamento non ha risparmiato neppure i mari. La temperatura media delle acque oceaniche di ottobre 2024 ha toccato i 20,68°C: la seconda più alta mai registrata, appena 0,10°C inferiore rispetto a ottobre 2023. Anche se in alcune aree come il Pacifico equatoriale si sono registrati abbassamenti, le temperature oceaniche in generale sono straordinariamente elevate, indicando una continua alterazione del bilancio termico globale.
Se non bastassero le temperature record, il quadro si fa ancora più grave se guardiamo ai ghiacci. L’estensione del ghiaccio marino artico ha raggiunto il quarto valore più basso per il mese di ottobre, mentre quello antartico ha segnato il secondo livello più basso mai registrato, con anomalie che colpiscono particolarmente i settori dell’Oceano Indiano.
E non finisce qui: mentre alcune zone del pianeta, come il sud-est asiatico e l’America Latina, hanno sperimentato piogge abbondanti, altre, come gli Stati Uniti e l’Australia, hanno dovuto fare i conti con siccità devastanti. In Florida, ad esempio, l’uragano Milton ha colpito con forza, poco dopo l’impatto di un altro uragano, dimostrando come le condizioni climatiche estreme stiano diventando sempre più frequenti e violente.
“Questo è un nuovo record che segnala la crescente urgenza di interventi globali più ambiziosi”, ha dichiarato Samantha Burgess, vice-direttore del C3S, sottolineando come, con un ottobre così caldo, il mondo debba prepararsi ad affrontare la COP29 con rinnovata determinazione.