Le città italiane sono oggi in prima linea nel fronteggiare gli effetti devastanti del cambiamento climatico, come evidenziato dai recenti dati pubblicati dall’Istat. Le temperature record e la siccità stanno diventando fenomeni sempre più comuni, mettendo in allarme le amministrazioni locali e la popolazione. Con un aumento della temperatura media che ha raggiunto circa 16,6°C, il 2022 è stato ufficialmente l’anno più caldo dal 1971 per i capoluoghi di Regione in Italia, evidenziando un’anomalia termica di +1,7°C rispetto al trentennio 1981-2010. Questo drammatico aumento colpisce una popolazione residente di poco più di 9,5 milioni di abitanti, che rappresenta circa il 16,1% della popolazione nazionale. Analizzando i dati, risulta chiaro come tutti i capoluoghi abbiano registrato anomalie di temperatura, con quattordici di essi che hanno superato i +1,5°C.
Roma e Milano emergono come le città più colpite, con rispettivamente +2,7°C e +2,5°C, seguite da Perugia e Torino, che si attestano su +2,3°C e +2,1°C. Al contrario, le anomalie più contenute sono state rilevate ad Ancona (+0,7°C), Palermo (+0,9°C) e Bari (+1°C).
L’aumento delle temperature non si limita a un incremento della temperatura media, ma si estende anche alle temperature massime e minime, con eccezioni solo per L’Aquila. A livello di temperature assolute, Palermo, Cagliari e Roma si contendono il primato, con temperature medie di circa 19,8°C, 19,5°C e 18,7°C rispettivamente. In merito alle temperature massime, Roma si posiziona al primo posto con 24,8°C, seguita da Cagliari e Palermo. Tuttavia, i dati non si fermano qui; il 2022 ha anche segnato un netto calo delle precipitazioni, rendendolo il secondo anno meno piovoso dal 1971, con una media di precipitazione totale di 576 mm, un deficit di 167 mm rispetto al CLINO 1981-2010. Milano, Genova e Torino sono le città che hanno registrato i cali più drammatici, con deficit rispettivi di -585,5 mm, -567,3 mm e -496,4 mm.
Estendendo l’analisi ai 24 capoluoghi di Regione e alle città metropolitane, si osserva che nel 2022 le precipitazioni hanno raggiunto una media di 561 mm, mostrando una diminuzione di circa 232 mm rispetto ai volumi medi del decennio 2006-2015. È interessante notare che quasi tutti i capoluoghi (eccetto Potenza) hanno subito una diminuzione delle precipitazioni, in particolare Torino, Milano e Genova, le cui piogge sono diminuite significativamente. Allargando il campo d’osservazione ai 109 capoluoghi di provincia, si rileva una temperatura media di 16,6°C, con un incremento di circa 1°C rispetto al decennio 2006-2015. In questo contesto, ben 99 città hanno registrato aumenti, con Modena che si distingue per un impressionante incremento di +3,4°C.
L’urbanizzazione e le sue conseguenze
L’urbanizzazione continua a rappresentare un fattore cruciale nell’intensificare gli effetti del cambiamento climatico. Le città non solo si surriscaldano, ma stanno anche affrontando sfide significative relative alla gestione delle risorse idriche, in un contesto di crescente siccità. Con l’aumento della temperatura media, il rischio di eventi meteorologici estremi, come ondate di calore e periodi di siccità, sta diventando sempre più una realtà preoccupante. Nel periodo dal 2006 al 2022, per l’insieme dei capoluoghi di Regione, si è registrato un aumento degli indici di estremi climatici, con un incremento di giorni estivi (con temperature massime superiori a 25°C) e notti tropicali (con temperature che non scendono al di sotto dei 20°C). Nel 2022, i capoluoghi hanno registrato una media di 113 giorni estivi e 49 notti tropicali all’anno, un dato che dimostra l’acutizzarsi di tali fenomeni.
Il fenomeno dell’isola di calore urbana, dove le temperature nelle aree urbanizzate sono più alte rispetto alle aree circostanti vegetate, è un altro effetto diretto del cambiamento climatico che sta colpendo duramente le grandi città italiane. A Roma, il differenziale di temperatura tra le aree urbane e quelle vegetate ha raggiunto i +6,5°C, concentrandosi nelle zone centrali della città. Questo effetto è meno pronunciato a Milano e Napoli, dove la differenza massima si aggira intorno ai +4,5°C. Tuttavia, queste differenze sono sufficienti a generare un impatto significativo sulla qualità della vita urbana, aggravando il problema della sostenibilità delle città.
Le strategie di adattamento
In risposta a questa crisi climatica, le città stanno adottando strategie di adattamento, tra cui la forestazione urbana. Le aree verdi urbane, oltre a mitigare gli effetti delle isole di calore, sono fondamentali per l’assorbimento di CO2 e per migliorare la qualità dell’aria. Dal 2011, il numero di capoluoghi che hanno intrapreso iniziative di forestazione urbana è aumentato, con un incremento del 26,1% della superficie dedicata. La legge 10/2013 ha contribuito significativamente a questo sviluppo, e le recenti misure del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) mirano a potenziare ulteriormente tali interventi. Tuttavia, esistono forti disparità regionali, con le città del Nord che dispongono di maggiori aree verdi rispetto a quelle del Sud e delle Isole.
In questo contesto, la combinazione tra clima estremo e pressioni ambientali sta trasformando le città italiane in laboratori viventi per l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici. L’aumento del tasso di motorizzazione, che in Italia ha raggiunto le 682 auto ogni mille abitanti (il valore più alto in Europa), rappresenta una sfida ulteriore. Nonostante la crescita delle auto elettriche, i veicoli tradizionali alimentati a benzina o diesel rappresentano ancora l’86,1% del parco auto, sottolineando l’urgenza di accelerare la transizione verso una mobilità più sostenibile.