Tokyo quota la sua metro e lo Stato raccoglie 2,3 miliardi di dollari

Azioni schizzate del 47% nel primo giorno di contrattazione. Perché non farlo in Italia?
24 Ottobre 2024
2 minuti di lettura
Tokyo Metro
Una stazione della metro di Tokyo nell'ora di punta_Canva

Migliorare il trasporto pubblico usando la leva privata per eccellenza: la borsa. È questa la strategia seguita da Tokyo Metro il cui debutto sul mercato ha fatto schizzare del 47% il valore delle azioni nel primo giorno di contrattazioni. Numeri da capogiro che dovrebbero innescare più di qualche riflessione per l’Italia, anche perché quello giapponese è l’ultimo esempio di quotazione in ordine cronologico, ma non l’unico.

Tokyo Metro, quanto valgono le azioni?

Il prezzo delle azioni di Tokyo Metro è passato da 1.200 a 1.739 yen, permettendo al governo nipponico di raccogliere 2,3 miliardi di dollari. Si tratta del più grande debutto in borsa del Giappone negli ultimi sei anni. D’altronde, l’importanza dell’infrastruttura è nota: ogni giorno, 6,5 milioni di persone utilizzano le nove linee della metropolitana di Tokyo, una delle più trafficate al mondo.

L’interesse degli investitori è stato altissimo, con una richiesta 20 volte superiore all’offerta da parte dei risparmiatori giapponesi e del 30% in più da parte degli investitori istituzionali esteri. Tokyo Metro ha saputo sfruttare questo interesse, offrendo incentivi particolari come biglietti per il museo aziendale e sconti sui noodle. I fondi raccolti saranno utilizzati per riscattare i bond di ricostruzione, emessi dopo i disastri naturali e il disastro nucleare di Fukushima Dai-ichi dell’11 marzo 2011.

Una strategia di successo già testata in altri Paesi

La quotazione sul mercato le azioni di Tokyo Metro è passata dalla privatizzazione parziale, che si colloca in un contesto internazionale in cui la privatizzazione delle reti ferroviarie ha spesso generato benefici.

Nel Regno Unito, la privatizzazione delle ferrovie negli anni ‘90 ha portato a un aumento degli investimenti e al miglioramento delle infrastrutture, con un numero di passeggeri più che raddoppiato tra il 1997 e il 2019. In Germania, la ristrutturazione di Deutsche Bahn ha permesso alla compagnia di diventare uno degli operatori più competitivi d’Europa, pur mantenendo una quota di controllo pubblico. Anche in Giappone, la privatizzazione delle ferrovie negli anni ‘80 ha portato a un incremento degli utili, migliorando l’efficienza e la qualità del servizio.

I numeri di Tokyo Metro e il futuro delle infrastrutture

Tokyo Metro ha registrato un utile di circa 280 milioni di euro nell’ultimo anno fiscale, con l’obiettivo di raggiungere i 320 milioni quest’anno. Questo risultato conferma la solidità del sistema gestionale e la capacità dell’azienda di generare liquidità. La vendita di azioni ha ridotto la partecipazione governativa al 50%, mantenendo un equilibrio tra controllo pubblico e apertura al mercato. Il successo della quotazione dimostra come una gestione mista possa funzionare, offrendo vantaggi economici senza perdere di vista il servizio pubblico.

Privatizzazione e sostenibilità

La privatizzazione di Tokyo Metro e di altre aziende ferroviarie pone interrogativi anche in tema di sostenibilità. Da un lato, l’iniezione di capitali privati può favorire investimenti in infrastrutture più moderne ed efficienti, dall’altro è importante garantire che le scelte aziendali non vadano a scapito dell’ambiente o del servizio pubblico. In questo senso, il modello misto adottato da molte aziende europee, che combina capitali privati con una regolamentazione pubblica rigorosa, sembra offrire un equilibrio ottimale. Anche nel mondo della finanza sostenibile, i dati dimostrano quanto sia preziosa la sinergia tra pubblico e privato.

Un esempio per l’Italia?

L’esperienza di Tokyo Metro e di altre compagnie internazionali potrebbe servire da ispirazione per l’Italia. L’insegnamento più incoraggiante è che privatizzare o quotare in borsa non significa (necessariamente) perdere il controllo di quella società.

Le Ferrovie dello Stato Italiane gestiscono una rete di oltre 16.700 chilometri e trasportano circa 600 milioni di passeggeri all’anno. Una parziale apertura al mercato potrebbe attrarre capitali necessari per modernizzare le infrastrutture e finanziare la transizione energetica, pur mantenendo il controllo pubblico.

Gli esempi internazionali suggeriscono che una gestione pubblico-privato può portare a un miglioramento dei servizi, creando valore per lo Stato e i cittadini.
Insomma, le strategie di privatizzazione e quotazione pubblica possono favorire la crescita economica e il miglioramento dei servizi, mantenendo al tempo stesso un focus sulla sostenibilità e sull’efficienza. È un tema di rilevanza non solo per il Giappone, ma anche per altri Paesi che si trovano ad affrontare sfide simili nel settore delle infrastrutture. Un elenco di cui l’Italia fa parte a pieno titolo.

Green Economy | Altri articoli