‘3-30-300’, la formula per trasformare le città in spazi a misura d’uomo

Un nuovo studio suggerisce alle amministrazioni pubbliche uno standard minimo per il verde urbano, con l'obiettivo di favorire la qualità della vita delle persone e mitigare il rischio climatico
28 Novembre 2024
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Grattacieli e parco

3-30-300. Tre soli numeri per tracciare la ricetta per vivere bene in città: una prescrizione più semplice di quello che sembra e che prevede che case, scuole e luoghi di lavoro abbiano una vista su (almeno) 3 alberi, che i cittadini vivano in un quartiere con una copertura arborea superiore al 30% e che abbiano un parco entro i 300 m a piedi. Fil rouge di questo standard: la centralità della natura e degli alberi nei centri urbani per favorire il benessere delle persone.

Lo studio ‘Acute canopy deficits in global cities exposed by the 3-30-300 rule for urban forestry’, pubblicato recentemente su Nature Communications, esamina la copertura arborea di otto città di tutto il mondo (Amsterdam, Buenos Aires, Seattle, Denver, New York, Singapore, Melbourne e Sydney) usando un set di dati di oltre 2,5 milioni di edifici e in base proprio alla regola ‘3-30-300’.

Nessuna città si avvicina allo standard ‘3-30-300’

Risultato: sebbene i ricercatori avvertano che per ragioni metodologiche non è possibile fare un confronto tra città, quello che è certo è che nessuna di loro si è avvicinata al raggiungimento degli standard minimi per le infrastrutture verdi urbane dettato dalla formula ‘3-30-300’.

Nello specifico, lo standard ‘3’ è quello più realizzato, mentre il ‘300’ è risultato più complesso e disomogeneo. Ma nemmeno il ‘30’ è andato bene, anche perché si è visto che gli alberi esistenti molto spesso sono troppo piccoli per fornire un’adeguata percentuale di copertura della chioma.

In generale, il raggiungimento complessivo di tutti e tre gli standard contemporaneamente è stato molto scarso in quasi tutte le città: solo Seattle e Singapore hanno avuto bassi tassi di fallimento e modesti tassi di successo; ma anche questo risultato, avvertono i ricercatori, può essere considerato una grave carenza, dato che oltre l’80% del patrimonio edilizio di Seattle e il 60% di Singapore non ha superato il test complessivo.

Meglio avere meno alberi ma più grandi?

Un elemento su cui si sono concentrati i ricercatori è la sostanziale mancanza di correlazioni tra i risultati dei tre test: in particolare, un alto raggiungimento nel test ‘3’ non ha aumentato la probabilità di raggiungere la soglia in quello ‘30’. In altre parole, città che apparentemente hanno abbondanti viste di alberi non automaticamente avranno anche un’adeguata copertura arborea.

Concentrandosi su Seattle e New York per indagare i motivi di questa situazione (le due città hanno avuto percentuali di successo molto diverse nel test ‘30’, rispettivamente 45% e 1%), i ricercatori hanno trovato che New York ha una densità di piantumazione più elevata – 110 alberi/ha a fronte dei 70 alberi/ha al massimo di Seattle – mentre Seattle vanta una dimensione media della chioma dei singoli alberi vicino agli edifici molto più alta di New York (35-45 m2 contro 10-15 m2).

Se ne può dedurre che avere meno alberi ma più grandi attorno agli edifici sia meglio di tanti alberi ma piccoli. È anche chiaro che entrambe le foreste urbane non erano sufficientemente mature o dense per ottenere buoni risultati nel test ‘30’: una popolazione con alberi grandi come quelli di Seattle ma piantati in modo denso come quelli di New York potrebbe ottenere un successo molto maggiore.

Ripensare gli spazi urbani a favore delle ‘infrastrutture verdi’

Nelle otto città analizzate il pieno raggiungimento dello standard è piuttosto raro, un risultato condiviso con altri studi citati nell’analisi, da quello del 2024 relativo a Torino a quello del 2022 che ha riguardato Barcellona: in entrambi i casi il raggiungimento della regola ‘30’ è stato particolarmente basso.

Per i ricercatori, ciò suggerisce che come abbiamo concepito e organizzato le nostre città non favorisce abbastanza una sana crescita della chioma degli alberi, né assegna alle infrastrutture verdi spazi verdi adeguati.

Senza contare che il 30% di copertura arborea in ogni quartiere è stata proposto come minimo indispensabile, sottolineano gli autori dello studio: servirebbe coprire almeno il 40% per abbassare sostanzialmente le temperature dell’aria. Eppure, eccetto Singapore e Seattle, meno del 20% degli edifici ha superato il test del ‘30’.

Ancora più preoccupante è che in metà delle città studiate, il 25-40% degli edifici si trovi in quartieri con una copertura arborea molto ridotta (0-10%). Ciò sottolinea che ci sono vaste aree all’interno dell’ambiente edificato in cui la fornitura di copertura arborea urbana è estremamente inadeguata.

Un nodo fondamentale che spiega questo stato di cose è la competizione dello spazio tra infrastrutture verdi e ‘grigie’, in particolare tra natura e asfalto – parcheggi o carreggiate – aggravata dal fatto che molte aree sono ritenute “non piantumabili” perché si preferisce assegnarle a servizi pubblici o veicoli. Insomma, il verde pubblico non è una priorità, nonostante i progetti di piantumazione che negli ultimi anni si sono moltiplicati in molte città.

Dato che numerosi studi sostengono che la mancanza di spazio rende impossibile raggiungere il 30% di copertura nelle aree urbane, si tratta di scegliere a cosa destinare tale spazio, ripensando anche i modelli a cui siamo abituati. I ricercatori suggeriscono di “scavare l’asfalto” per raggiungere il parametro di riferimento 3-30-300. Per loro, la sfida è duplice: occorre piantare alberi più sani e più grandi, aumentando al contempo le densità di piantagione nei quartieri.

I benefici del verde urbano

Ma perché le infrastrutture verdi urbane sono così importanti? I motivi sono tanti e toccano molti ambiti diversi. Gli alberi infatti offrono una gamma di benefici per le città:

salute mentale e fisica: la presenza di alberi è correlata a una riduzione dello stress, una migliore qualità dell’aria e un miglioramento del benessere generale
mitigazione del cambiamento climatico: gli alberi assorbono CO2, riducono la temperatura locale e offrono ombra che riduce il consumo energetico
riduzione del rischio di inondazioni
supporto della biodiversità urbana: il verde favorisce e migliora l’ecosistema urbano.

Il deficit di copertura arborea limita questi benefici, soprattutto nelle città con scarsa pianificazione del verde.

Cosa fare dunque?

Gli autori suggeriscono che le amministrazioni pubbliche partano proprio dalla regola ‘3-30-300’ e la usino come standard minimo per la pianificazione urbana, al fine di promuovere ambienti più sani e sostenibili. E dunque:

ogni residente dovrebbe poter vedere almeno tre alberi dalla propria abitazione, per migliorare la qualità visiva e l’effetto benefico della natura sulla salute mentale
i quartieri dovrebbero avere almeno il 30% di copertura arborea, garantendo ombra e mitigazione delle isole di calore
ogni cittadino dovrebbe trovarsi a una distanza non superiore ai 300 metri da un parco pubblico, per garantire un accesso equo alla natura.

Adottare politiche mirate e implementare la regola, sottolinea lo studio, può rappresentare un passo fondamentale verso città più vivibili e sostenibili.

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