Il Poliba è primo in Italia per assunzioni dei neolaureati entro un anno dal conseguimento del titolo magistrale. Su 10 ex alunni del Politecnico di Bari, più di 9 trovano lavoro al massimo entro 365 giorni da quello memorabile fatto di corone, alloro e anni di studio premiati.
Il dato è stato pubblicato nel 26esimo Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati di Almalaurea, basato sui dati del 2023.
I numeri sono alti anche in altri Politecnici del Paese. Una notizia positiva, frutto della preparazione degli insegnanti e di modelli di istruzione efficaci, ma anche indice della fame di competenze Stem delle aziende italiane.
Dopo il Politecnico pugliese, la più alta occupazione per il rapido inserimento dei giovani laureati magistrali è del Politecnico di Torino, che registra un tasso dell’89%.
Il rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, attribuisce questo successo alla “qualità e soprattutto l’attualità delle competenze dei nostri laureati nel mercato del lavoro”. Il numero dei laureati è in crescita, passando dai 1864 del 2022 ai 1920 del 2023, con un’età media inferiore rispetto alla media nazionale.
“Con questi numeri – spiega il rettore – il Politecnico di Bari dimostra di essere sempre più motore di sviluppo per il Territorio e per il Paese. Ovunque, c’è una grandissima richiesta di professionalità in linea con i nostri corsi di studio ma servono molti più laureati ed è per questo che ci siamo posti l’obiettivo di crescere, nei prossimi anni”.
Nell’ultimo anno e soprattutto al Sud la domanda di laureati in ingegneria è aumentata, “Oggi – aggiunge il Cupertino – ci muoviamo in una prospettiva di sviluppo internazionale che ci consentirà di attrarre i migliori talenti, soprattutto del Mediterraneo e ulteriori nuovi investimenti, per dare ai giovani sempre più opportunità di un lavoro qualificato e in tempi rapidi”.
A ben vedere, quello raggiunto grazie al Poliba è l’ennesimo riconoscimento per il capoluogo pugliese, una delle città europee dove la qualità di vita percepita è migliorata di più secondo l’indagine condotta dalla Commissione Ue “Quality of life in European cities”, condotta dalla Commissione Europea con il contributo dell’Istat.
Il Politecnico di Bari si prepara a capitalizzare l’esperienza acquisita con i progetti del Pnrr che hanno portato a un aumento del 28,6% nelle assunzioni di ingegneri civili e architetti.
“Abbiamo il dovere di guardare anche oltre il Pnrr per capitalizzare l’esperienza dei grandi progetti di ricerca, che ci hanno consentito di costruire nuove reti di collaborazione tra pubblico e privato, di dotarci di infrastrutture innovative, di sperimentare un metodo di lavoro che valorizza la ricerca, accelera il trasferimento tecnologico e favorisce lo sviluppo del sistema produttivo, con ovvie ricadute di occupazione e benessere per tutti”, conclude Cupertino.
Cosa rende efficace un politecnico nel trovare lavoro?
Un politecnico efficace nel trovare lavoro per i suoi laureati si distingue per diversi fattori chiave. In primo luogo, le scontate ma mai banali qualità dell’istruzione e attualità delle competenze insegnate. Per gli studenti è fondamentale poter trovare l’equilibrio tra la tecnica e la passione, tra il razionale e l’irrazionale, tra l’esigenza di apprendere subito e quella di capire a fondo.
In questo, oltre ai fattori individuali di ciascuno e agli istituti di formazione, è fondamentale il contesto in cui si studia, la possibilità di vivere e respirare un’aria universitaria, ispirati dallo studio e affascinati dalle opportunità lavorative.
Su questo fronte, al Sud si respira (timidamente) qualcosa di diverso, che per qualcuno è addirittura la base di una ripartenza del Meridione e di un’inversione della immigrazione interna, cruciale nella gestione delle risorse umane della penisola.
L’internazionalizzazione delle competenze
Le università tecniche di successo, come il Politecnico di Bari, mantengono stretti legami con il settore industriale, garantendo che i corsi di studio siano sempre aggiornati e rilevanti per le esigenze del mercato del lavoro. In secondo luogo, l’internazionalizzazione e la capacità di attrarre talenti da tutto il mondo sono cruciali. Un’atmosfera multiculturale, sicuramente agevolata nelle città di mare come Bari, e collaborazioni con università e aziende internazionali possono arricchire l’esperienza degli studenti e aumentare le loro prospettive di carriera.
Vale la pena ricordare che la Commissione Ue vuole creare una piattaforma che agevoli l’incontro fra domanda di talenti delle imprese europee e l’offerta disponibile nei Paesi partner e in altri Paesi. La proposta di una piattaforma dedicata, la prima del suo genere nell’Unione, si presenta come una soluzione per rendere il reclutamento internazionale più semplice e rapido, a partire dal riconoscimento degli studi di formazione e professionali svolti dagli immigrati nei loro Paesi d’origine.
Una prospettiva che parte da lontano, come dimostrano le parole scelte nel 2016 in occasione della revisione della Carta Blu: “L’Ue – si legge nel documento – deve già far fronte a un contesto strutturale di carenze e squilibri tra domanda e offerta di competenze in determinati settori, che rischiano di limitare crescita, produttività e innovazione. […] In futuro, i cambiamenti strutturali nelle economie dell’Ue continueranno ad alzare la domanda di competenze professionali non immediatamente reperibili sul mercato del lavoro, creando ulteriori deficit di professionalità. L’attuale regime dell’Ue relativo all’immigrazione dei lavoratori altamente specializzati non è attrezzato per far fronte alle sfide attuali e future”.
Il contatto con le aziende locali
La rete di collaborazioni con le aziende locali e internazionali è un altro fattore determinante. Programmi di stage, tirocini e progetti di ricerca congiunti con l’industria offrono agli studenti l’opportunità di acquisire esperienza pratica e di entrare in contatto diretto con i potenziali datori di lavoro.
Secondo un sondaggio di Almalaurea, i giovani laureati attribuiscono grande importanza alla possibilità di fare esperienze pratiche durante il percorso di studi e alla presenza di un forte supporto nella ricerca del lavoro post-laurea. Inoltre, i programmi di studio che offrono specializzazioni in settori emergenti e richiesti dal mercato, come la tecnologia dell’informazione, l’ingegneria biomedica e le energie rinnovabili, sono particolarmente apprezzati.
Laureati Stem in crescita ma sotto la media Ue
In Italia 18,3 giovani ogni mille conseguono una laurea Stem, contro i 58,1 ogni mille che ottengono un titolo in discipline non Stem. Sul dato pesa un largo gender gap: ogni mille ragazze, di età compresa tra i 20 e i 29 anni, nel nostro Paese, solo 14,3 portano a termine gli studi nei percorsi scientifici e tecnologici, contro 21 ragazzi.
I dati del Rapporto Bes 2023 mostrano la necessità e l’urgenza di iniziative volte a incentivare l’incremento delle “quote rosa” nelle discipline scientifiche, promuovendo un’equità di genere che possa contribuire a eliminare qualsiasi barriera possa impedire la piena realizzazione formativa e professionale nelle discipline Stem.