Si è concluso a Matera, il G7 dedicato alla parità di genere e l’empowerment femminile che ha visto protagonista la Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, e i Capi delegazione dei Paesi G7.
Lavoro e maternità, ma anche violenza e tutela dell’autodeterminazione: queste le tematiche al centro dell’evento che hanno trovato tutti d’accordo su un principio fondamentale: “L’inclusione delle donne nella vita lavorativa consente autodeterminazione e libertà. Combattere stereotipi e violenza di genere è il primo passo”.
Occupazione femminile tra maternità e lavoro
”Abbiamo ottenuto ottimi risultati perché oggi c’è un record di occupazione femminile in Italia. Non ci soddisfa assolutamente però è un buon segnale”. Così la ministra per le pari opportunità e la famiglia Eugenia Roccella, parlando con i cronisti a margine di uno dei convegni a Matera dove ha presieduto il vertice ministeriale del G7. ”Lo abbiamo raggiunto con una serie di provvedimenti – ha detto – come la decontribuzione dal secondo figlio a tutte le misure per la conciliazione, anche l’asilo nido gratuito. È soprattutto dal secondo figlio che si rinuncia al lavoro, che ci si dimette, perché l’organizzazione che sta intorno alle donne non supporta le madri che hanno più di un figlio. Tra le altre misure, rimarco la certificazione di genere che prevedeva mille aziende certificate entro il 2026, ne certifichiamo 5000 entro il 20024. Quindi un ottimo risultato”.
E proprio sul ruolo delle donne-mamme-lavoratrici che la ministra ha ribadito che “dobbiamo intervenire per conciliare la possibilità di avere una famiglia, una vita privata ricca e non perdere occasioni di carriera”.
La crisi demografica che sta vivendo il nostro Paese ha tra le sue cause l’abbandono delle mamme lavoratrici dal mondo professionale nei primi tre anni di vita del figlio. Una delle motivazioni è una cultura che mette la donna al centro del ruolo di cura della famiglia e della casa, ma la ministra ha ribadito quanto sia “necessario per le nuove generazioni, sin da piccolissimi, combattere gli stereotipi e incoraggiare le donne, per esempio, a intraprendere gli studi scientifici, le famose materie Stem che oggi aprono a carriere più remunerative, più qualificate e sono i lavori del futuro. Naturalmente tutti i nostri Paesi, anche se con diverso grado, sono ancora alle prese con le difficoltà delle donne nel mondo del lavoro”.
Ad essere d’accordo con la ministra Roccella, anche la commissaria europea all’uguaglianza Helena Dalli, che a margine dell’evento conclusivo del G7 a Matera ha ribadito l’importanza di impiegare le donne nelle Stem, “specialmente nell’intelligenza artificiale e nelle scienze. In Europa nell’intelligenza artificiale soltanto per il 30 per cento dei lavoratori sono donne – ha detto Dalli – invece ci sono tante donne, e sono il 90 per cento, che sono occupate nel ‘care work’, il meno pagato. Perciò l’Unione europea ha una strategia per osservare e migliorare le condizioni di lavoro in questo settore. Dunque, c’è tanta strada da fare”.
Il ruolo delle imprese su diversità e inclusione
Le imprese che puntano su diversità e inclusione sono in grado di generare maggiori profitti. Questo è uno degli elementi chiave emersi durante la “G7 – Industry Stakeholders Conference: Bridging Gaps and Building Futures” a Matera, organizzata a margine della Ministeriale. Ad esprimersi sul tema Confindustria e Deloitte, nel loro approfondimento B7 Flash, con il quale hanno evidenziato come l’inclusione di categorie meno rappresentate non sia solo una questione etica e sociale, ma anche economica.
Andrea Poggi di Deloitte Italia ha spiegato che le aziende con team diversificati vedono un ritorno sugli investimenti maggiore del 29% rispetto alle altre. Inoltre, le imprese con leadership eterogenee registrano un incremento superiore al 9%. Occorre dunque che le imprese puntino sull’inclusione, come commentato da Lara Ponti, Vicepresidente Confindustria per la Transizione Ambientale e gli Obiettivi Esg: “Questo obiettivo è cruciale e anche le aziende sono chiamate a incorporare tali principi nei loro obiettivi strategici, adottando strumenti che permettano di fissare traguardi chiari e misurabili in ogni fase della carriera femminile, non solo aumentando la presenza delle donne, ma anche favorendo pari opportunità di crescita professionale, una retribuzione equa e un equilibrio tra vita privata e lavoro”.
E secondo la ministra per le Pari Opportunità, la prima forma di inclusione deve essere proprio quella delle donne, garantendo loro la libertà di scegliere tra carriera e vita privata senza penalizzazioni: “La prima forma di inclusione è dunque quella di raggiungere obiettivi di parità fra uomo e donna, lavorando anche sulla lotta contro la violenza sulle donne, che è un enorme problema, e dall’altra parte la parità nei ruoli apicali e nel lavoro”.
Violenza di genere e femminicidi
Proprio sulla violenza di genere, tavoli tematici dedicati si sono alternati tra sfide e necessità per salvaguardare quella che è una problematica che riguarda tutti. ”Con il G7 vogliamo fare uno sforzo di coordinamento internazionale per ridurre i femminicidi e far sentire le donne meno sole quando devono e vogliono uscire da questa situazione di violenza – ha spiegato Roccella –. Il tema della violenza lo abbiamo messo al centro fin dal primo momento in cui ci siamo insediati. Lo abbiamo fatto quasi raddoppiando i fondi per i centri antiviolenza e le case rifugio e anche rendendo strutturale il reddito di libertà. Abbiamo implementato il microcredito e tutti gli strumenti che possono aiutare le donne a riprendersi la vita. E poi abbiamo fatto la legge contro la violenza che sta dando buoni esiti e anche quella era ispirata all’idea di interrompere il ciclo della violenza prima degli esiti peggiori, prima dei femminicidi”.
La ministra per le Pari Opportunità ha sottolineato l’importanza di un cambiamento culturale per combattere la violenza contro le donne, richiedendo un impegno internazionale e della società civile. Ha evidenziato che la repressione e la prevenzione sono fondamentali. Secondo Roccella, infatti, l’empowerment femminile può contribuire all’autonomia economica delle donne che decidono di separarsi in seguito all’aver subito violenza.
Sul tema della cosiddetta apartheid di genere, per Roccella ”è una condizione di cui tener conto perché noi parliamo di misure avanzate per arrivare a una piena parità di genere ma sappiamo che nel mondo molti obiettivi di base sono da raggiungere. Ci sono situazioni in cui le donne sono completamente segregate, non hanno diritti, non sono libere nemmeno di viaggiare. Sappiamo tutti quali sono le situazioni e anche in questo caso – ha concluso – dobbiamo unirci proprio per sostenere le donne nei Paesi in cui non hanno diritti”.
Sindacati a Matera con un documento congiunto e le raccomandazioni ai Governi
Durante il G7 delle pari opportunità a Matera, anche i sindacati italiani Cgil, Cisl e Uil si sono espressi sul tema presentando un documento congiunto con raccomandazioni ai governi. Hanno sottolineato la necessità di misure per combattere la discriminazione di genere, sia nel lavoro che nella società, e hanno chiesto riforme per aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, garantire salari e pensioni dignitosi, e migliorare i servizi pubblici.
“I dati dimostrano che ancora oggi il lavoro di cura prevalentemente femminile è alla base dei gap di genere, gap occupazionali, retributivi e poi pensionistici – spiegano i sindacati confederali -. Occorre redistribuire il lavoro di cura e domestico per cambiare quella cultura obsoleta che vuole la donna come unica caregiver, penalizzandola nella società e nel lavoro”.
Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto anche il recepimento della Direttiva sulla trasparenza retributiva, per contrastare il fenomeno del gender pay gap, e la piena attuazione della Convenzione Ilo 190, sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro. “I datori di lavoro – spiegano – dovrebbero rendere trasparenti i loro criteri e le loro decisioni in materia di retribuzione. Dovrebbero raccogliere e pubblicare regolarmente dati sui livelli salariali per tutte le categorie di occupazione, disaggregati per genere”.
Infine, hanno fatto un appello per la piena autonomia e autodeterminazione delle donne, specialmente in ambito di salute sessuale e riproduttiva, e hanno sottolineato l’importanza di affrontare le barriere che limitano l’accesso delle donne ai diritti e alle opportunità. “Le donne devono essere pienamente autonome e autodeterminate, a partire dalla piena libertà di scelta sulla salute sessuale e riproduttiva. Affrontare gli ostacoli giuridici, sociali e strutturali è fondamentale per garantire l’accesso alla salute, alle scelte e ai diritti delle donne, conquistati con le lotte di tutti, per promuovere l’uguaglianza di genere, ridurre le disuguaglianze nell’accesso all’istruzione e all’occupazione e, in ultima analisi, accelerare lo sviluppo inclusivo e paritario”.