Mentre il 2025 entra nel vivo, il settore degli investimenti sostenibili si trova a un bivio. Da un lato, pressioni normative e crisi climatiche; dall’altro, opportunità senza precedenti per chi sa cogliere i segnali di un mercato in trasformazione. Mai come oggi, il binomio tra rendimento finanziario e impatto ambientale e sociale è al centro dell’attenzione globale e la sostenibilità è una strategia indispensabile per costruire valore a lungo termine. Le questioni ambientali, sociali e di governance non sono più un semplice argomento di nicchia, ma rappresentano un pilastro strategico per governi, aziende e investitori. In un contesto globale caratterizzato da sfide climatiche senza precedenti e da una crescente pressione normativa, gli investitori sono chiamati a un ruolo chiave: non solo devono mitigare i rischi, ma anche catalizzare cambiamenti significativi verso un futuro più equo e sostenibile. Ma quali saranno le direttrici principali per chi vuole fare la differenza e, al tempo stesso, cogliere opportunità di crescita?
Morningstar Sustainalytics, punto di riferimento nella ricerca ESG, ha individuato sei tendenze chiave che ridefiniranno il panorama degli investimenti sostenibili nel 2025. Si parte dalle normative ESG, che vedranno l’Europa in una fase di consolidamento e gli Stati Uniti affrontare un’inversione di marcia, fino a un approccio più pratico alla transizione green, con investitori sempre più orientati verso azioni concrete. Sarà anche l’anno della rinascita del mercato delle obbligazioni sostenibili, favorito dai tassi di interesse più bassi, e della trasformazione dei fondi ESG, pronti a evolversi per rispondere a nuove esigenze. Non mancheranno focus innovativi su biodiversità e finanza, con strumenti capaci di scalare soluzioni su larga scala, mentre l’intelligenza artificiale promette opportunità straordinarie, ma solleva interrogativi etici sui rischi ambientali e sociali.
Ecco un’analisi per orientarsi nel complesso scenario che ci aspetta.
Normative ESG in Europa e Stati Uniti
Il 2025 sarà un anno cruciale per le normative ESG, con dinamiche divergenti tra Europa, Stati Uniti e il resto del mondo. L’Unione Europea introdurrà la prima ondata di reportistica standardizzata secondo la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) e adotterà gli standard ISSB ((International Sustainability Standards Board)). Questo promette una maggiore trasparenza e comparabilità dei dati ESG, ma non mancano le difficoltà. Pressioni politiche e critiche legate ai costi di conformità rischiano di complicare il panorama normativo, generando confusione tra gli investitori.
Negli Stati Uniti, invece, la probabile amministrazione Trump potrebbe smantellare molte iniziative ESG, come il ritiro dal Paris Agreement e la riduzione dei crediti per l’energia pulita. Questo scenario alimenta il fenomeno del “greenhushing”, ovvero una tendenza delle aziende a minimizzare i propri impegni ambientali per evitare controversie. Parallelamente, altri Paesi, tra cui Regno Unito, Australia e grandi hub finanziari asiatici come Hong Kong e Singapore, adotteranno progressivamente gli standard ISSB, rendendo il contesto globale sempre più frammentato.
Approccio pratico alla transizione green
La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio richiederà un impegno maggiore e più concreto da parte degli investitori. Il focus non sarà più solo sugli obiettivi dichiarati, ma sull’attuazione di azioni tangibili. Secondo il report, solo la metà delle aziende con obiettivi climatici basati sulla scienza (SBTi) dispone di pratiche solide di gestione del rischio di transizione. Questo indica un ampio margine di miglioramento per il 2025.
Gli investitori saranno chiamati a sostenere progetti di adattamento e resilienza climatica, come il trasferimento di infrastrutture da aree a rischio o l’adozione di tecnologie verdi. Inoltre, il gap di finanziamento per la transizione energetica è stimato in oltre 6 trilioni di dollari all’anno fino al 2030. Settori come l’energia rinnovabile, i veicoli elettrici e le batterie, pur avendo sofferto negli ultimi anni, potrebbero beneficiare di un contesto macroeconomico più favorevole, grazie alla riduzione dei tassi di interesse e a miglioramenti tecnologici.
La rinascita del mercato delle obbligazioni sostenibili
Il 2025 vedrà una ripresa del mercato delle obbligazioni verdi, sociali, sostenibili e legate alla sostenibilità (GSS+), che potrebbero superare il trilione di dollari in emissioni annuali. In Europa, l’introduzione dello standard europeo per le obbligazioni verdi (EU GBS) aumenterà la fiducia degli investitori, garantendo che almeno l’85% dei proventi sia destinato a progetti allineati con la tassonomia Ue.
Parallelamente, crescerà l’interesse per le obbligazioni legate alla sostenibilità (SLB), che offrono un legame diretto tra i rendimenti finanziari e il raggiungimento di obiettivi ESG specifici. Questo mercato, in precedenza frenato da strutture immature, potrebbe beneficiare di nuove linee guida da parte di organizzazioni come la Climate Bonds Initiative. Inoltre, settori come il nucleare e l’estrazione di minerali critici per le tecnologie verdi potrebbero vedere un aumento delle emissioni obbligazionarie, favorendo una transizione energetica più inclusiva.
La trasformazione dei fondi ESG
Il panorama dei fondi ESG è destinato a cambiare radicalmente. In Europa, le nuove normative anti-greenwashing potrebbero portare al rebranding o alla chiusura del 30-50% dei fondi ESG entro la metà del 2025. Le linee guida dell’ESMA imporranno standard più stringenti per l’uso di termini come “sostenibile” o “verde”, spingendo molti gestori a riposizionare i propri prodotti come fondi di transizione.
Negli Stati Uniti, il settore dei fondi ESG continua a subire deflussi e chiusure, complice una crescente politicizzazione del tema e il calo delle performance relative. Tuttavia, in altre regioni, come Asia-Pacifico e Africa, il settore sta registrando una crescita, favorita da un interesse sempre maggiore per le questioni di sostenibilità e dall’adozione di tassonomie locali.
Biodiversità e finanza innovativa
La biodiversità si sta affermando come una nuova frontiera della finanza sostenibile. Nel 2025, il numero di aziende obbligate a riportare dati sulla biodiversità crescerà significativamente grazie al CSRD e alle raccomandazioni del Taskforce on Nature-related Financial Disclosures (TNFD). Questo porterà maggiore trasparenza, ma gli investitori dovranno affrontare incertezze legate alla mancanza di percorsi di transizione definiti.
Strumenti innovativi come i “biodiversity bonds” e i crediti di biodiversità stanno emergendo, offrendo opportunità per finanziare progetti che contribuiscano a preservare gli ecosistemi. Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità di governi e imprese di fornire segnali chiari e strutture di supporto adeguate. L’introduzione del Cali Fund, che prevede un contributo obbligatorio da parte delle aziende che beneficiano di risorse genetiche, rappresenta un primo passo verso l’integrazione della natura nei sistemi finanziari.
L’intelligenza artificiale tra opportunità e rischi etici
L’intelligenza artificiale rappresenta una delle tecnologie più promettenti per affrontare le sfide della sostenibilità, ma il suo impatto è ambivalente. Da un lato, l’intelligenza artificiale può ottimizzare i consumi energetici, migliorare la tracciabilità delle catene di approvvigionamento e monitorare la biodiversità. Dall’altro, l’elevato consumo energetico dei data center necessari per alimentare questi sistemi minaccia gli obiettivi di decarbonizzazione.
Inoltre, l’adozione accelerata dell’intelligenza artificiale solleva questioni legate alla privacy, alla disinformazione e alla discriminazione. La deregolamentazione prevista negli Stati Uniti potrebbe esacerbare questi rischi, spingendo gli investitori a monitorare attentamente le politiche aziendali sull’uso dell’intelligenza artificiale e a promuovere pratiche responsabili.