ESG Identity Corporate Index 2024: sul podio Hera, Eni e Poste Italiane

L’analisi dell’Ufficio Studi di ET Group mostra un’ampia diversificazione settoriale nell’impegno sostenibile
21 Giugno 2024
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Esg Identity Corporate Index 2024

L’Indice ESG Identity Corporate Index 2024, che premia le aziende italiane leader nell’integrazione della sostenibilità nelle loro strategie aziendali, ha visto sul podio: il Gruppo Hera, Eni e Poste Italiane. L’analisi, sviluppata dall’Ufficio Studi di ET Group, copre il 53% del Ftse Mib e il 45% delle prime 100 società quotate italiane e rappresenta un’importante cartina tornasole dell’impegno Esg delle grandi aziende del Paese.

ESG Ici 2024, le migliori aziende

I risultati dell’Indice Ici 2024 sono stati presentati durante la “ESG Business Conference”. Quest’anno l’analisi ha dedicato particolare attenzione all’integrazione di pratiche sostenibili nei processi aziendali, l’adozione di politiche retributive legate a criteri ESG, l’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione, e l’efficacia nella comunicazione degli obiettivi aziendali.
L’indice valuta anche la relazione con gli stakeholder, sempre più parte della valutazione Esg delle aziende anche per le politiche sostenibili Ue, l’attenzione alla catena del valore e la gestione dei dati non finanziari.

Le aziende top nell’Indice Esg Identity Corporate Index 2024 sono state:

  • Hera, avanzata di una posizione rispetto allo scorso anno, si posiziona al vertice;
  • Eni, che dominava nel 2023, mantiene una solida posizione al secondo posto;
  • Poste Italiane, costante al terzo posto, conferma il suo impegno per la sostenibilità;

Appena sotto il podio, Erg (4°) e Snam (5°). Nel segmento delle non quotate, spiccano Bnl Bnp Paribas, Cdp, e Astm, seguite da Autostrade per l’Italia e Alperia. Inoltre, Fiera Milano si impone come leader tra le società quotate al di fuori delle prime 100, seguita da Sit Spa, Illimity Bank, Safilo Group, e Aquafil, nomi che evidenziano un panorama molto diversificato nell’impegno per la sostenibilità.

Metodologia e campione di analisi

L’ESG Identity Corporate Index, originariamente noto come Integrated Governance Index (ESG.ICI), rappresenta un modello di eccellenza nel valutare l’integrazione dei fattori ESG (Ambientali, Sociali e di Governance) nelle strategie aziendali. Oltre alle prime 100 società quotate, l’analisi coinvolge anche le società del paniere Consob che hanno redatto la Dnf, e le prime 50 società non quotate italiane. Complessivamente, circa 300 aziende sono state coinvolte nel questionario.

4 Livelli di ESG Identity

L’indice classifica le aziende secondo quattro livelli di sviluppo dell’identità ESG: “Top Performer”, “Leader”, “Conscious”, e “Builder”. Le “Top Performer” rappresentano il 20,43% delle aziende partecipanti, dimostrando un’impeccabile integrazione dei principi ESG nelle loro strategie aziendali. Seguono le “Leader”, che costituiscono il 24,73% delle partecipanti, mostrando un impegno solido ma con margine di miglioramento.

Le dichiarazioni di Hera, Eni e Poste Italiane

Cristian Fabbri, presidente esecutivo di Hera, sottolinea: “Sostenibilità ambientale e responsabilità sociale sono elementi fondamentali per noi. Continueremo a lavorare per creare sempre più valore e per continuare ad essere un punto di riferimento solido per tutti gli stakeholder.”

Giuseppe Zafarana, presidente del consiglio di amministrazione di Eni, evidenzia il profilo degli stakeholder, sempre più importante anche nelle politiche Ue: “La governance ESG non solo promuove una maggiore trasparenza e responsabilità all’interno dell’azienda, ma rappresenta anche un elemento chiave per rafforzare la fiducia degli stakeholder e accrescere la reputazione aziendale. Continueremo nel nostro percorso di crescita ed evoluzione, impegnandoci a essere un punto di riferimento, per un cammino positivo della collettività.”

Matteo Del Fante, CEO di Poste Italiane, aggiunge: “La conferma tra le prime tre aziende leader nell’indice Ici significa che gli analisti riconoscono a Poste Italiane risultati sempre più solidi ed efficaci nelle politiche di integrazione dei principi di sostenibilità nella governance e nel business, contribuendo in modo rilevante alla nostra capacità di raggiungere gli obiettivi strategici del Piano industriale. Questo approccio favorisce la creazione di valore condiviso nel lungo termine, aumentando l’attrattività nel nostro Gruppo sui mercati e rafforzando la fiducia di tutti nostri stakeholder.”

Le società quotate italiane secondo Deloitte

Un rapporto di Deloitte, pubblicato a metà maggio scorso e intitolato ‘L’attuazione delle Raccomandazioni Tcfd nelle società quotate italiane’, conferma una trasformazione sempre più improntata alla sostenibilità ambientale e alla responsabilità sociale d’impresa all’interno del tessuto imprenditoriale italiano, alle prese con il cambiamento climatico e la transizione energetica.

Il rapporto ha evidenziato progressi anche sotto il profilo della governance: sempre più società attribuiscono responsabilità in materia di sostenibilità a comitati interni che includono membri del consiglio di amministrazione con competenze specifiche in ambito Esg e cambiamento climatico. Il 69% delle società analizzate ha ora un comitato dedicato alla sostenibilità, quasi dieci punti percentuali in più rispetto al 60% dell’anno precedente. Inoltre, il 41% ha almeno un membro del consiglio con competenze specifiche su temi ESG, un dato più che raddoppiato rispetto all’anno precedente.

Fattori ESG e retribuzione dei manager

Si è detto che una delle aree più attenzionate dell’edizione Ici 2024 ha riguardato le politiche retributive legate a criteri ESG.
Un confronto interessante arriva con il Rapporto Consob 2022 sulla Rendicontazione non finanziaria che delinea una crescente integrazione tra sostenibilità e finanza.

Nel 2022, riporta la Commissione nazionale per le società e la borsa, i fattori ambientali, sociali e di governance hanno concorso a determinare i compensi degli amministratori delegati in 127 società con azioni ordinarie negoziate sul mercato Euronext Milan, pari al 58,5% del totale, +11,5% rispetto alle 106 del 2021. È interessante notare che i temi di sostenibilità influenzino la remunerazione del CdA soprattutto in ambito finanziario dove coinvolgono 31 emittenti (65% del settore), seguito da quello industriale con 66 emittenti (56% del settore) e dalle imprese dei servizi con 30 emittenti coinvolte (58%). Questi fattori hanno influenzato le remunerazioni di breve termine in 111 casi e quelle di lungo termine in 75 casi.

Il collegamento tra fattori ESG e remunerazioni è risultato più frequente nelle società di maggiori dimensioni, appartenenti all’indice Ftse Mib (31 casi, pari al 94% dell’indice) o al Mid Cap (27 casi, pari al 77% dell’indice).

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