“Dio controlla il clima”, la senatrice repubblicana Mary Miller rilancia il negazionismo climatico

Come il leader del suo partito, Donald Trump, Miller sostiene che il cambiamento climatico sia una “farsa”. La Co2? Una “molecola miracolosa”
17 Aprile 2025
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Mary Miller Senatrice Usa Wikipedia
La senatrice repubblicana Mary Miller (Wikipedia)

“Dio controlla il clima perché controlla il sole, e il sole controlla principalmente il tempo meteorologico” firmato Mary Miller.

Così la senatrice repubblicana Usa ha commentato il cambiamento climatico che dal suo punto di vista “è una farsa”. Un’opinione pienamente condivisa sostiene dal leader del partito nonché presidente americano Donald Trump. Le sue dichiarazioni evidenziano la frattura tra i partiti conservatori e il mondo scientifico, che dal secolo scorso ha lanciato l’allarme sul cambiamento climatico invitando le istituzioni a cambiare rotta.

Già in altre occasioni, Mary Miller ha criticato i risultati ottenuti dalla scienza e la relazione tra attività umana e surriscaldamento globale.

I precedenti di Miller

Durante la Convenzione Nazionale Repubblicana a Milwaukee dell’anno scorso, Miller criticato aspramente le politiche ambientali dell’amministrazione Biden che danneggerebbero l’economia senza migliorare altri aspetti. Anche perché la natura, secondo la tesi della senatrice, si autoregola.

In un evento della delegazione dell’Illinois tenutosi a luglio, Miller ha lanciato un attacco diretto alla scienza climatica, definendo la CO2 “la molecola miracolosa che fa crescere le piante” e bollando il movimento ambientalista come “comunista”. La battaglia non è solo ambientale. Il termine “comunista” è sinonimo dei “pazzi estremisti di sinistra” usato da Trump per descrivere i membri dell’UsAid, la più grande organizzazione umanitaria smantellata dal Doge di Elon Musk con gravi ripercussioni su milioni di persone in tutto il mondo.

Parlando delle politiche ambientali, Miller non ha risparmiato critiche personali, accusando personalità come Al Gore (ambientalista ed ex Vicepresidente degli Usa sotto l’amministrazione di Bill Clinton) di essersi “arricchite con questa truffa”. Queste dichiarazioni si allineano perfettamente con la strategia elettorale del Partito Repubblicano, che nel 2024 ha fatto della lotta alle politiche climatiche uno dei capisaldi della campagna di Donald Trump, per le politiche green sono il frutto di “un’isteria collettiva”.

L’analogia con le dichiarazioni di Trump e la politica no green

Le parole hanno presto lasciato spazio ai fatti: tornando alla Casa Bianca, il presidente americano ha annunciato che ritirerà gli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi entro il 2026 replicando la scelta del primo mandato. Giù nel giugno 2017, Donald Trump annunciò ufficialmente il ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi di Parigi sul clima, firmati nel 2015 da 195 Paesi con l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura globale sotto i 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Trump giustificò la sua decisione sostenendo che l’accordo avrebbe penalizzato l’economia americana: “Gli Accordi di Parigi sono ingiusti per gli Stati Uniti e favoriscono altre nazioni a spese nostre”. In quell’occasione, il tycoon aggiunse: “Sono stato eletto per rappresentare i cittadini di Pittsburgh, non di Parigi”.

Una delle dichiarazioni più famose del tycoon sul clima risale al 6 novembre 2012, quando scrisse su Twitter (ora X): “Il concetto di riscaldamento globale è stato creato dai cinesi per rendere l’industria manifatturiera statunitense non competitiva”. Questa affermazione rappresenta uno dei primi esempi pubblici della sua posizione negazionista, che in seguito avrebbe smorzato definendo quel tweet un contenuto “sarcastico”. Oggi la battaglia è diventata una guerra tra Washington e Pechino (e il resto del mondo): la guerra dei dazi.

Durante la campagna presidenziale del 2016, in un’intervista con Fox News nel dicembre 2015, Trump definitì il cambiamento climatico “un concetto molto, molto costoso che sta uccidendo la nostra industria”. Anche per Mary Miller le politiche ambientali mettono a rischio l’economia americana.

Miller contro l’Inflation Reduction Act

Per Miller le normative climatiche “puniscono gli agricoltori” invece di sostenerli e l’Inflation Reduction Act (Ira) che, con i suoi 20 miliardi destinati all’agricoltura sostenibile, sarebbe parte di un “attacco ideologico” al settore.
L’Ira è una legge statunitense approvata nell’agosto 2022 dall’amministrazione Biden, con l’obiettivo principale di ridurre l’inflazione, investire nella produzione energetica nazionale e affrontare il cambiamento climatico. I punti chiave sono:

  • Investimenti climatici ed energetici: stanzia circa 370 miliardi di dollari per incentivare le energie rinnovabili, l’efficienza energetica e la riduzione delle emissioni di gas serra;
  • Riduzione dei costi sanitari: permette a Medicare (l’agenzia governativa per estendere anche ai più poveri l’accesso alle cure sanitarie, marchio dell’amministrazione Obama) di negoziare i prezzi di alcuni farmaci, riducendo i costi per gli anziani;
  • Riforma fiscale: introduce una tassa minima del 15% per le grandi aziende e aumenta i finanziamenti all’Irs (Internal Revenue Service) per migliorare la riscossione delle imposte.

Secondo le stime di gruppi di ricerca e istituzioni governative, in piena operatività, l’Ira ridurrà le emissioni di gas serra degli Stati Uniti di circa il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. I promotori delle politiche ambientali, invitando a valutare anche l’impatto positivo che le politiche green hanno sull’occupazione e sull’economia. Secondo le analisi di settore, i fondi per l’agricoltura climatica hanno creato 250.000 nuovi posti lavoro nel settore green, mentre le tecniche di agricoltura rigenerativa potrebbero ridurre le emissioni del settore fino al 30%. Paradossalmente, la retorica anti-climatica rischia di danneggiare economicamente proprio quel settore agricolo che Miller dichiara di voler proteggere.

L’Ira, sostengono ancora le stime econometriche, avrebbe anche potuto contenere l’inflazione sul lungo termine.

Il “Green Bad Deal”

Le dichiarazioni di Miller risuonano come un’eco amplificata delle posizioni espresse da Trump nel corso degli anni. Entrambi condividono elementi fondamentali: il rifiuto delle evidenze scientifiche, l’attribuzione delle cause del clima a fattori naturali o divini invece che alle attività umane, la caratterizzazione del cambiamento climatico come una “farsa” e l’opposizione alle politiche di mitigazione per ragioni economiche o ideologiche.

Nel 2024, il tycoon ha rinnovato la sua posizione definendo il riscaldamento globale “un’invenzione cinese” e promettendo di “smantellare l’Epa”, mentre Miller ha rafforzato la sua retorica con riferimenti religiosi e attacchi al cosiddetto “Green Bad Deal”. Epa sta per Environmental Protection Agency, lagenzia del governo federale degli Stati Uniti creata nel 1970 con l’obiettivo di proteggere la salute umana e l’ambiente.

Cosa dice la scienza?

I dati scientifici del 2024 mostrano un quadro drammaticamente opposto alle dichiarazioni della senatrice Miller. L’anno scorso è stato il più caldo mai registrato, con un aumento medio di 1,6°C rispetto ai livelli preindustriali, superando per la prima volta in un intero anno solare la soglia critica di 1,5°C fissata dall’Accordo di Parigi.

Undici mesi su dodici hanno registrato anomalie termiche superiori a +1,5°C, con picchi fino a +3,22°C in Italia. L’Europa, in particolare, si è riscaldata al doppio della velocità globale (ma questo non significa che il continente abbia inquinato più degli altri, ecco perché), mentre le concentrazioni di Co2 hanno raggiunto 420 ppm, il livello più alto degli ultimi 800.000 anni.

Contrariamente all’affermazione di Miller sul ruolo del sole, le ricerche della Nasa (anch’essa colpita dalla rivoluzione Trump) dimostrano che le fluttuazioni recenti dell’attività solare non spiegano l’incremento delle temperature globali. L’attività solare è rimasta stabile o in lieve calo negli ultimi decenni, mentre le temperature continuano a crescere, indicando chiaramente che il riscaldamento attuale ha altre cause.

Mentre Miller celebra la Co2 come “molecola miracolosa”, gli studi della Harvard School of Public Health rivelano che l’eccesso di anidride carbonica riduce del 15-25% il valore nutritivo di grano e riso. L’acidificazione degli oceani causata dall’assorbimento di Co2 minaccerebbe il 30% delle specie marine.

Dalle parole ai fatti

Le dichiarazioni di Mary Miller rappresentano un caso emblematico di negazionismo climatico che ha trovato legittimazione nelle istituzioni. Mentre la scienza lancia allarmi sempre più urgenti, questa retorica rischia di ritardare ulteriormente le azioni di mitigazione, minare gli sforzi internazionali per il clima e alimentare una pericolosa polarizzazione su una questione che dovrebbe unire anziché dividere.Trovare un equilibrio tra tutela ambientale ed economica è difficile ma necessario. Anche l’Unione europea sta provando a muoversi in tal senso riducendo la pressione sulle aziende, senza cancellare le politiche green dall’agenda (anche se propri dazi imposti da Trump rischiano di dare una stangata importante agli impegni green dell’Ue. Per approfondire, clicca questo link).

Il contrasto tra posizioni politiche e dati scientifici ha raggiunto livelli senza precedenti nel 2024, trasformando la crisi climatica in un campo di battaglia ideologico proprio mentre il tempo a disposizione delle istituzioni per evitare conseguenze irreversibili è sempre meno.

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