Il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterras, ha lanciato un appello nel corso del Forum delle Isole del Pacifico. L’innalzamento dei mari, secondo il segretario, pone i Paesi insulari in uno stato di crisi, “mette in pericolo i paradisi del Pacifico”.
A minacciare la regione, anche il riscaldamento climatico, l’acidificazione e l’aumento del livello degli oceani. I 20 Paesi più ricchi del mondo devono ridurre le emissioni inquinanti e aumentare i finanziamenti per una “transizione giusta” dai combustibili fossili, ha dichiarato Guterres: in caso contrario, “ci troveremo in una situazione quasi irreversibili con conseguenze assolutamente devastanti”. E il report pubblicato per l’occasione mostra lo stato di crisi in cui versa la regione.
Il Forum a Tonga
Chi inquina dovrà pagare. Questo è quanto emerso nella prima giornata del Forum, che si è aperto ieri 26 agosto nel Regno di Tonga. Un terremoto di magnitudo 6,9 ha scosso il Paese, provocando evacuazioni lungo la costa, inaugurando il Forum.
“Proprio mentre parlavo con bambini e giovani a Tonga dell’importanza della preparazione ai disastri, abbiamo assistito a un terremoto – ha scritto Guterres su LinkedIn -. Grazie ai sistemi di allerta precoce, siamo stati subito informati che non c’era alcuna minaccia di tsunami. Questi strumenti sono vitali per così tante persone, nel Pacifico e oltre”.
Le nazioni insulari del Pacifico stanno “mostrando la strada” per proteggere il pianeta dalle devastazioni del cambiamento climatico e ora il resto del mondo deve farsi avanti con maggiore sostegno, ha affermato lunedì il segretario delle Nazioni Unite.
“Durante i pochi giorni che ho trascorso a Tonga – ha scritto Guterres -, ho avuto un posto in prima fila su come le persone in questa nazione insulare del Pacifico debbano sopportare regolarmente gli impatti devastanti della crisi climatica. Piogge torrenziali e inondazioni improvvise. L’innalzamento del livello del mare costringe le famiglie a trasferirsi e ricominciare da capo. Altri vivono con la paura di quando sarà il loro turno di trasferirsi, o di come provvederanno ai loro cari quando le loro case saranno spazzate via. La gente delle isole del Pacifico è resiliente e determinata, ma ha bisogno del nostro aiuto. E poiché i mari in tempesta minacciano le aree costiere di tutto il mondo, non sono gli unici ad essere colpiti da questo problema interamente causato dall’uomo”.
Il report sullo stato della regione
Nel corso della seconda giornata del Forum è stato presentato il rapporto “State of the Climate in the South-West Pacific 2023” dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) che ha evidenziato come l’innalzamento del livello del mare nella regione sia superiore alla media globale.
In particolare, dal 1993, il livello del mare nel Pacifico tropicale occidentale è aumentato di circa 15 centimetri, quasi il doppio rispetto al tasso globale di 3,4 millimetri all’anno, mentre nel Pacifico centrale è cresciuto di 5-10 centimetri.
Il rapporto, presentato dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e dal Segretario generale dell’OMM, Celeste Saulo, sottolinea anche che le temperature della superficie del mare nella regione sono aumentate tre volte più velocemente della media globale dal 1981, con un incremento di oltre 0,4 gradi per decennio in alcune aree, rispetto al tasso globale di 0,15 gradi per decennio.
Inoltre, dal 1980, le ondate di calore marine sono raddoppiate in frequenza, diventando più intense e durature. Ad esempio, nel 2023, un’ondata di calore marina classificata come estrema ha colpito la Nuova Zelanda per circa sei mesi. Questi cambiamenti stanno già provocando gravi conseguenze, come l’aumento delle inondazioni costiere, lo sbiancamento delle barriere coralline e il declino della clorofilla oceanica e del fitoplancton, essenziali per la catena alimentare marina.
Il rapporto include anche dati su eventi estremi del 2023, come i 34 eventi di pericolo idrometeorologico che hanno causato oltre 200 vittime e hanno colpito più di 25 milioni di persone nella regione del Pacifico sud-occidentale. Tra questi, i cicloni tropicali Kevin e Judy hanno colpito Vanuatu a marzo, mentre il ciclone Lola ha portato il governo di Vanuatu a dichiarare uno stato di emergenza per sei mesi.
#PIFLM53
#CivilSociety is at the heart of our Pacific and central to achieving our 2050 vision.
At the Leaders…
Pubblicato da Pacific Islands Forum su Martedì 27 agosto 2024
Forum Isole Pacifico (PIF)
Il Forum delle Isole del Pacifico (PIF) è stato fondato nel 1971 con l’obiettivo di promuovere la cooperazione commerciale ed economica tra i paesi dell’area del Pacifico, rimuovendo barriere commerciali interne ed esterne. A causa delle caratteristiche geoeconomiche della regione, come la scarsa popolazione e risorse, la cooperazione si concentra principalmente su turismo, infrastrutture e industria. Australia e Nuova Zelanda sono i membri più influenti, contribuendo significativamente alle finanze del Forum.
Nel 1981, è stato firmato lo SPARTECA, un accordo che consente a prodotti specifici dei membri del PIF di accedere senza dazi ai mercati australiano e neozelandese. Nel 2001, poi, l’accordo PACER ha stabilito un percorso per una maggiore integrazione economica tra i membri. Il PIF svolge anche un ruolo di stabilizzazione nella sicurezza regionale, come dimostrato dalla Dichiarazione di Biketawa, che ha autorizzato interventi in caso di crisi. Figi, pur essendo uno dei paesi più importanti, è stata sospesa nel 2009 a causa di un regime autoritario.
Oltre ai 16 membri principali, il Forum ha due membri associati, sette osservatori e 14 partner di dialogo, tra cui USA, Cina e UE, con alcune tensioni diplomatiche legate alla presenza della Cina e alle relazioni diplomatiche di alcuni membri con Taiwan.