Nei campi italiani, in questi giorni, non si raccolgono solo ortaggi. Si scattano foto, si dipingono zucche, si partecipa a laboratori creativi. È la stagione dello zuccaturismo, un fenomeno che sta ridisegnando l’autunno rurale. Secondo Coldiretti, la “zucca economy” supera i 30 milioni di euro, sostenuta da un raccolto positivo — 40 mila tonnellate su circa 2 mila ettari coltivati — e da una rete di agriturismi che ha trasformato la coltivazione in esperienza.
Halloween, in Italia, non è più una ricorrenza importata: è un’occasione economica che coinvolge aziende agricole, famiglie e territori. Dai campi del Nord alle vallate del Sud, la zucca diventa un pretesto per uscire in campagna, fare turismo, consumare locale. E generare reddito in una stagione normalmente di transizione.
Dalla semina all’esperienza
Il modello americano dei “pumpkin patch” si è adattato alla geografia italiana. In Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria, le aziende agricole aprono i cancelli e organizzano raccolte, percorsi tematici, degustazioni. Non più solo mercatini o sagre, ma luoghi visitabili, progettati per famiglie e curiosi.
Nei campi del Lodigiano, a Il Ceraseto, i visitatori scelgono e raccolgono la propria zucca. In Friuli, l’azienda Degano propone laboratori di pittura. In Calabria, nella Vallata delle Zucche di Saracena, oltre ottomila esemplari e venticinque varietà diverse fanno da cornice a un evento che mescola agricoltura e turismo. Ogni regione adatta il format alle proprie tradizioni: tortelli, zuppe, mostre agricole, mercatini artigianali.
Il pubblico risponde. Migliaia di persone, tra famiglie e gruppi di amici, prenotano week-end in agriturismo. L’appeal è duplice: l’esperienza diretta e la comunicazione social, che moltiplica la visibilità. Le aziende agricole, spesso a conduzione familiare, trovano così un canale di promozione nuovo e redditizio. La zucca, da prodotto stagionale, diventa strumento di marketing territoriale.
L’agricoltura che si reinventa tra sostenibilità e mercato
Dietro la patina colorata del “pumpkin picking” c’è un comparto che affronta sfide concrete. Il clima, prima di tutto: il caldo prolungato ha ridotto le rese in alcune aree del Nord fino al 30-35 %. La qualità, però, resta alta, grazie a varietà locali che resistono meglio agli sbalzi termici — dalla Cappello del prete alla Berretta piacentina.
Molte aziende scelgono di puntare su produzioni a filiera corta e vendita diretta. Altri trasformano la zucca in confetture, birre artigianali, cosmetici naturali. Il turismo stagionale diventa parte del modello di business: una voce che integra il reddito agricolo e permette di destagionalizzare l’attività.
Lo zuccaturismo si muove così su due binari: agricoltura sostenibile e intrattenimento rurale. È una formula che intercetta il desiderio di esperienze autentiche, ma anche la necessità economica di rinnovare la campagna.
 
             
             
             
                             
                             
                             
                             
                             
                             
                            