La Commissione europea ha compiuto un passo decisivo per la tutela degli oceani: una proposta legislativa per integrare nel diritto comunitario il Trattato d’Alto Mare (BBNJ – Biodiversity Beyond National Jurisdiction), firmato a nome dell’Unione europea da Ursula von der Leyen a settembre 2023. Una mossa che punta a rafforzare il ruolo dell’Europa nella governance globale degli oceani, in un momento in cui la pressione su queste aree cresce esponenzialmente. In ballo non ci sono solo questioni ambientali: proteggere i mari significa agire sul fronte climatico, economico e della sicurezza alimentare globale.
Un trattato per i due terzi degli oceani: cosa prevede il BBNJ
Le aree marine al di fuori delle giurisdizioni nazionali rappresentano quasi due terzi della superficie oceanica e il 95% del suo volume. Zone cruciali per la biodiversità, la ricerca scientifica e le risorse alimentari, oggi sempre più minacciate da sovrasfruttamento, inquinamento e cambiamenti climatici. È qui che il Trattato d’Alto Mare interviene, con obiettivi ambiziosi: istituire aree marine protette su larga scala, regolamentare l’uso delle risorse genetiche marine e introdurre valutazioni di impatto ambientale rigorose per ogni nuova attività umana.
L’accordo, adottato nel 2023 dopo oltre un decennio di negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite, aggiorna e integra la storica Convenzione UNCLOS del 1982, offrendo finalmente strumenti operativi concreti. Tra gli impegni chiave: la creazione di aree protette per il 30% degli oceani entro il 2030, l’equa condivisione dei benefici derivanti dalle risorse genetiche marine e il rafforzamento della cooperazione scientifica internazionale.
Il BBNJ non nasce come un trattato isolato: si inserisce all’interno del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework, il quadro globale approvato nel 2022 per fermare la perdita di biodiversità. L’Unione europea, attraverso la proposta presentata lo scorso 24 aprile, intende non solo ratificare formalmente il trattato, ma anche renderlo immediatamente operativo sul territorio comunitario, facilitando l’adeguamento degli Stati membri.
Dalla valutazione d’impatto alla creazione di aree protette
La direttiva proposta dalla Commissione europea stabilisce un quadro preciso per l’applicazione degli strumenti previsti dal BBNJ, mantenendo l’onere amministrativo il più leggero possibile. Due gli assi principali: la gestione delle aree protette e il sistema di valutazione d’impatto ambientale.
Per quanto riguarda le aree marine protette, la nuova normativa consentirà di istituire riserve di biodiversità in alto mare, fondamentali per garantire l’equilibrio degli ecosistemi marini. Sarà possibile delimitare aree in cui attività come la pesca industriale, l’estrazione mineraria o la ricerca genetica saranno regolamentate o vietate, in base agli obiettivi di conservazione fissati di volta in volta.
Parallelamente, ogni nuova attività nelle acque internazionali dovrà passare attraverso una rigorosa valutazione d’impatto ambientale. Il processo sarà trasparente, aperto alla partecipazione pubblica e basato su criteri scientifici solidi. L’obiettivo è quello di prevenire danni irreversibili prima che si verifichino, garantendo una gestione più responsabile e sostenibile delle risorse marine.
L’approccio proposto punta anche a evitare squilibri competitivi: tutti gli operatori dovranno rispettare le stesse condizioni ambientali, assicurando un “level playing field” tra Stati membri e soggetti economici attivi nell’alto mare.
La sfida delle risorse genetiche marine
Uno dei capitoli più innovativi del Trattato d’Alto Mare riguarda la gestione delle risorse genetiche marine e delle informazioni digitali sulla sequenza genetica. Si tratta di elementi fondamentali non solo per la ricerca scientifica, ma anche per applicazioni biotecnologiche, farmaceutiche e industriali.
La nuova direttiva Ue semplificherà la condivisione di queste risorse tra ricercatori europei, favorendo collaborazioni transfrontaliere e garantendo che i benefici derivanti – siano essi economici o scientifici – siano distribuiti in modo equo.
A supporto di questa nuova governance, sarà istituito un sistema di accesso facilitato ai dati genetici marini e un quadro normativo per la partecipazione dell’Unione europea al Fondo Cali, nato in seno alla COP16, che redistribuirà i profitti generati dalle scoperte genetiche ai Paesi meno sviluppati.
In questo modo, l’Europa non solo potenzierà la propria capacità di innovazione, ma rafforzerà anche la dimensione etica della ricerca scientifica, in linea con i principi di equità e solidarietà promossi dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
L’Unione europea tra ambizione globale e prossime sfide
Con l’integrazione del BBNJ nel diritto comunitario, l’Unione europea consolida il proprio ruolo di leader nella governance degli oceani, dopo aver guidato le negoziazioni globali attraverso la High Ambition Coalition. Tuttavia, l’attuazione concreta richiederà un impegno costante su più fronti: tecnico, diplomatico e finanziario.
Da un lato, il Parlamento europeo e il Consiglio dovranno approvare rapidamente la proposta della Commissione per rispettare la tabella di marcia internazionale: l’obiettivo dichiarato è ratificare l’accordo prima della Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani di Nizza, prevista per giugno 2025.
Dall’altro, sarà fondamentale sostenere gli Stati membri nell’adeguamento delle rispettive normative nazionali, garantendo una reale uniformità di applicazione e promuovendo iniziative di capacity building e trasferimento tecnologico.
Non va poi trascurato il contesto geopolitico: in un mondo sempre più competitivo per le risorse marine, il rispetto degli impegni ambientali deve coniugarsi con la tutela degli interessi europei nel settore della blue economy e della sicurezza alimentare.
L’entrata in vigore del BBNJ avverrà 120 giorni dopo la ratifica da parte di 60 Paesi. Al momento, il processo è in corso e l’Europa gioca una partita decisiva, non solo per la salvaguardia degli oceani, ma per il futuro stesso del pianeta.