Dalle recenti alluvioni in Toscana agli smottamenti in Liguria, dalle frane in Emilia-Romagna alle valanghe in Valle d’Aosta: il cambiamento climatico fa sempre più paura agli italiani (e non solo). In questi casi, il lavoro più prezioso è quello svolto dai soccorritori che, sfidando il tempo e le condizioni avverse, portano in salvo vite umane.
A causa degli eventi estremi sempre più frequenti, questi scenari si sono moltiplicati e, nostro malgrado, stiamo familiarizzando con una espressione che prima veniva pronunciata raramente, spesso per i terremoti: “stato di emergenza nazionale”. Ma cosa significa concretamente questa dichiarazione? Chi la decide e quali poteri straordinari attiva?
Cos’è lo stato di emergenza nazionale
Lo stato di emergenza nazionale è un istituto giuridico che consente al governo di adottare misure straordinarie per fronteggiare rapidamente calamità naturali o eventi eccezionali che non possono essere gestiti con i mezzi e i procedimenti ordinari. Trova il suo fondamento nel Codice della Protezione Civile (D.lgs. 1/2018), che definisce e regola questo strumento essenziale per la gestione delle crisi.
Si tratta di un regime temporaneo che sospende parzialmente l’ordinario assetto dei poteri pubblici per consentire interventi rapidi ed efficaci in situazioni di emergenza.
Chi lo dichiara e come viene attivato
Il percorso che porta alla dichiarazione dello stato di emergenza inizia solitamente dal territorio colpito. Le autorità locali, come sindaci e presidenti di regione, effettuano una prima valutazione dei danni (qui per vedere quanto costa il cambiamento climatico per gli italiani). Successivamente, il presidente della Regione interessata invia una richiesta formale al governo. Il Dipartimento della Protezione Civile analizza la situazione e valuta la necessità dell’intervento straordinario. Se la richiesta è considerata fondata, il Consiglio dei ministri, su proposta del presidente del Consiglio, delibera lo stato di emergenza.
La delibera del Consiglio dei ministri deve specificare:
- la durata dello stato di emergenza (massimo 12 mesi, prorogabili per altri 12);
- l’estensione territoriale;
- le prime risorse economiche stanziate;
- l’eventuale nomina di un Commissario straordinario.
Poteri straordinari e deroghe normative
Una volta dichiarato lo stato di emergenza, si attivano poteri straordinari che consentono di emanare ordinanze in deroga alla legislazione vigente, fermo restando il rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico. È possibile requisire beni mobili e immobili necessari per fronteggiare l’emergenza e attivare procedure di somma urgenza per l’affidamento di lavori pubblici senza aspettare i tempi degli iter ordinari. I territori a cui viene riconosciuto lo stato di emergenza nazionale possono richiedere risorse umane e materiali da tutto il territorio nazionale e autorizzare occupazioni d’urgenza ed espropriazioni. Tutte queste deroghe alle normali procedure amministrative permettono di accelerare gli interventi quando ogni minuto può essere prezioso per salvare vite umane o limitare i danni.
Il ruolo della Protezione civile
Il dipartimento della Protezione civile assume un ruolo centrale durante lo stato di emergenza. Coordina gli interventi attraverso il comitato operativo, che riunisce tutte le componenti del Servizio nazionale di Protezione civile, e la direzione di comando e controllo (Dicomac), che opera come centro di coordinamento avanzato nelle zone colpite. A livello territoriale, il coordinamento avviene tramite i Centri di coordinamento Soccorsi (Ccs) a livello provinciale e i Centri operativi misti (Com) e comunali (Coc) a livello locale.
Durante l’emergenza, la Protezione Civile può attivare anche il Meccanismo Europeo di Protezione Civile per richiedere assistenza internazionale quando necessario.
Come vengono gestite le risorse finanziarie
La gestione economica dello stato di emergenza prevede un primo stanziamento urgente dal Fondo per le emergenze nazionali, seguito da successivi stanziamenti con ordinanze del Capo del Dipartimento della Protezione Civile. È inoltre possibile sospendere termini di pagamento di tributi e contributi nelle zone colpite e aprire contabilità speciali per i Commissari delegati.
I fondi vengono utilizzati per il soccorso e l’assistenza alla popolazione, il ripristino dei servizi essenziali, gli interventi di somma urgenza, i contributi per l’autonoma sistemazione delle persone sfollate e i primi interventi di riduzione del rischio residuo.
Alluvioni Toscana, niente emergenza nazionale (per ora)
In base alle valutazioni delle autorità, la Toscana non accederà allo stato di emergenza nazionale, almeno per ora.
Il governatore Eugenio Giani aveva convocato un incontro strategico presso la Sala Pegaso, riunendo tutti i sindaci delle aree colpite insieme al direttore del Dipartimento nazionale della Protezione Civile, Fabio Ciciliano. L’obiettivo di questa riunione domenicale era duplice: da un lato, discutere dei finanziamenti necessari per la ricostruzione, stimati preliminarmente intorno ai 100 milioni di euro complessivi; dall’altro, cercare soluzioni per semplificare l’iter burocratico che attende sia le amministrazioni locali che i cittadini colpiti dall’alluvione, per i quali la Protezione Civile ha comunque garantito assistenza amministrativa.
“Quello che è accaduto è da stato di emergenza nazionale – commenta Giani – Noi abbiamo fiducia e alla fine di tutto il percorso io mi aspetto che venga attivato”. Nonostante non sia stato riconosciuto lo stato di emergenza nazionale, resta attivo lo stato di mobilitazione nazionale, che permette comunque di procedere con le operazioni classificate come “somma urgenza”, per le quali saranno stanziati i fondi iniziali. Tra le misure di sostegno immediato, il governatore ha annunciato l’intenzione di includere contributi di tremila euro per le famiglie colpite, inserendoli nella prossima variazione di bilancio regionale.
La fase successiva della gestione dell’emergenza riguarderà la questione ambientale, con particolare attenzione alla rimozione dei fanghi e alla gestione dei rifiuti. In questo ambito, l’assenza dello stato di emergenza nazionale e del conseguente commissariamento potrebbe rappresentare un ostacolo significativo, come sottolineato dal governatore: “Fanghi e rifiuti sono la cosa più delicata. Quando io sono stato commissario avevo il potere di ordinanza che andava in deroga, ora troveremo una strada cercando di avere un avallo estensivo di interpretazione. Perché un conto è se vengono considerati rifiuti speciali, con i costi dieci volte superiori, un altro è se vengono catalogati come rifiuti ordinari”, conclude Giani.