Lo squalo bianco, simbolo di potenza e maestria nei mari, sta vivendo una crisi senza precedenti nel Mediterraneo, secondo uno studio condotto dall’Università di Siena e dal Centro Studi Squali di Massa Marittima. La ricerca solleva seri dubbi sulla sopravvivenza della specie nelle acque italiane. I dati ottenuti mostrano una preoccupante mancanza di avvistamenti di squalo bianco lungo le coste italiane, suggerendo che la specie potrebbe aver superato il limite di non recupero nelle acque costiere italiane, mettendo in grave pericolo non solo la specie stessa ma anche la biodiversità del bacino mediterraneo.
Questo rappresenta una grave minaccia per la biodiversità del Bacino Mediterraneo, un habitat che ha ospitato questi predatori marini per circa tre milioni di anni.
Drammatica diminuzione
La ricerca, condotta tra il 2017 e il 2024, ha visto l’impiego di avanzate tecnologie di monitoraggio e una significativa quantità di ore di osservazione sul campo, che ammontano a oltre 650. Tuttavia, i risultati sono stati del tutto sconfortanti: nessun esemplare di squalo bianco è stato avvistato lungo le coste italiane durante questo periodo. La totale assenza di avvistamenti, nonostante l’impiego di mezzi sofisticati e la competenza di studiosi specializzati, suggerisce che la specie potrebbe essere vicina al collasso nelle acque mediterranee.
Lo squalo bianco è stato classificato come “critically endangered” dalla International Union for Conservation of Nature (IUCN) già dal 2016. Questa designazione indica che la specie è a grave rischio di estinzione, con una probabilità elevata di scomparire nel proprio habitat naturale se non si interviene con misure di conservazione efficaci. Fino a qualche tempo fa, il Mar Mediterraneo era considerato uno degli otto hotspot mondiali per la presenza e l’abbondanza degli squali bianchi. Tuttavia, i dati recenti mettono in discussione questa valutazione, suggerendo che il Mediterraneo potrebbe aver perso uno dei suoi predatori di punta, con conseguenze devastanti per l’intero ecosistema marino.
Il progetto di monitoraggio, coordinato dal professor Primo Micarelli dell’Università di Siena e realizzato in collaborazione con il Css di Massa Marittima, ha rappresentato un impegno considerevole per la conservazione della specie. La ricerca ha coinvolto un team di esperti, tra cui Francesca Romana Reinero e Consuelo Vicariotto del Css, e la professoressa Letizia Marsili, coordinatrice dell’équipe del dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente dell’Università di Siena. Il gruppo di ricerca Magiamare-Siena, sotto la direzione di Guia Consales, ha contribuito attivamente allo studio. Questo sforzo collettivo ha messo in luce l’urgenza di una risposta adeguata per contrastare la minaccia di estinzione.
La scomparsa dello squalo bianco rappresenta una perdita significativa per la biodiversità del Mediterraneo. Questa specie, che ha abitato il bacino marittimo per circa tre milioni di anni, svolge un ruolo cruciale nell’equilibrio dell’ecosistema marino come predatore di vertice. La sua estinzione potrebbe portare a cambiamenti ecologici profondi, influenzando la struttura e la funzionalità dell’intero ambiente marino. L’assenza di squali bianchi potrebbe, infatti, comportare un aumento incontrollato delle popolazioni di prede inferiori, con conseguenze negative per altre specie marine e per la salute complessiva del mare.
Perché lo squalo bianco è in pericolo
Oltre alla preoccupante situazione dello squalo bianco, il WWF ha recentemente messo in evidenza che oltre il 50% delle 86 specie di squali e razze nel Mare Nostrum sono minacciate di estinzione. La cattura accidentale durante le attività di pesca è una delle principali minacce a cui queste specie sono sottoposte. Durante la Giornata mondiale dello squalo, celebrata lo scorso 14 luglio, il WWF ha sottolineato l’urgenza di proteggere queste specie attraverso la creazione di aree marine protette e strategie di conservazione mirate. La perdita di habitat e le catture accidentali rappresentano minacce significative per la sopravvivenza delle specie di squali e razze nel Mediterraneo.
In risposta alla crisi, l’IUCN ha istituito le Isra (Important Shark and Ray Areas) come aree essenziali per la conservazione degli squali e delle razze. Queste aree, identificate nel 2023, rappresentano luoghi chiave per la riproduzione, l’alimentazione e le migrazioni delle specie marine.
Nel Mar Mediterraneo sono state designate 65 Isra, con 16 di esse localizzate nei mari italiani. Per esempio, il Mar Adriatico ospita sei Isra che includono zone critiche per specie minacciate come il palombo e lo spinarolo. Il Canale di Sicilia è riconosciuto per la sua biodiversità, ospitando oltre 32 specie diverse, mentre il Mar Ligure e la Sardegna nord-orientale sono fondamentali per l’alimentazione di grandi elasmobranchi filtratori.
Il WWF ha svolto un ruolo cruciale nella creazione e identificazione delle Isra attraverso progetti come Safesharks e Medbycatch. Collaborando con i pescatori e utilizzando dati raccolti tramite monitoraggi e tagging satellitari, il WWF ha contribuito a definire la Fossa Adriatica meridionale come un’importante area di riproduzione per specie a rischio critico di estinzione. Tuttavia, la protezione delle Isra e l’inclusione di queste aree nella pianificazione dello spazio marittimo rimangono essenziali per garantire la conservazione delle specie marine.