“Ormai il tempo è scaduto, l’estate è arrivata: l’acqua e il fieno no”. Questa è la denuncia del presidente dell’associazione “Le Partite iva Italia”, Angelo Distefano, unitamente a Michele Cavalli, esponente del Coordinamento “Allevatori siciliani” che lanciano il grido di allarme. “Nonostante le proteste di questi mesi e le richieste delle varie esigenze degli allevatori e degli agricoltori, presentate all’Assessorato Agricoltura Siciliana e al Ministro Lollobrigida, non sono state date, ancora, risposte concrete – dicono -. Ogni giorno gli allevatori documentano l’avanzare della desertificazione e nonostante che il Presidente della Regione a Statuto speciale abbia preso l’impegno con alcune Organizzazioni professionali riguardo alla donazione di bonus e di voucher, a tutt’oggi non si è avuto nessun ristoro, sia foraggero sia economico. Anche le somme di denaro, destinate alla Protezione civile per fornire l’abbeveraggio del bestiame, che fine hanno fatto?”.
Perché il problema della siccità, in effetti, inizia ad essere molto più evidente di quanto ci si aspettasse e la situazione, spiegano, è diventata “insostenibile con l’avanzare dell’estate e dell’innalzamento delle temperature. Gli allevatori continuano ad abbattere i loro capi di bestiame e di conseguenza si arriverà alla chiusura delle aziende zootecniche e alla perdita dei nostri prodotti tipici. Pertanto, gli agricoltori e gli allevatori chiedono al Presidente della Regione Siciliana che venga concessa una Moratoria per la sospensione dei seguenti pagamenti Inps, Ismea, concessioni demaniali e comunali, le quote fisse ai consorzi di bonifica, etc etc”.
Mezzogiorno: è crisi idrica
Ma la Sicilia non è la sola. I dati riportati dal Sole24Ore evidenziano un quadro allarmante. In Puglia, la produzione di olive si è dimezzata; i contadini della Basilicata non provano neanche più a trebbiare; in Abruzzo chi ha seminato il mais per l’alimentazione degli animali quest’anno potrebbe perdere tutto il raccolto.
Secondo i dati dell’Anbi, l’allarme riguarda oltre il 50% dei territori in Sicilia, Puglia e Basilicata, le zone costiere di Calabria e Sardegna e alcuni tratti della dorsale appenninica e della fascia adriatica. Così come, i numeri di The European House – Ambrosetti vedono la mancanza d’acqua dell’Italia posizionare il nostro Paese al quarto posto per stress idrico in Ue. Solo Belgio, Grecia e Spagna presentano valori peggiori. E l’arrivo dell’anticiclone Minosse, che sta investendo l’Italia da Nord a Sud, rischia di peggiorare ulteriormente le cose.
“L’Europa cosa sta facendo? È sempre pronta a salire sul pulpito per biasimare la malagestione all’italiana, ma stavolta tace su tutto, mentre il governo intende rilanciare il piano Mattei per le zone del Nord Africa; questo silenzio fa riflettere e ci fa capire che la Sicilia non si trova al centro delle politiche comunitarie, bensì si trova abbandonata in mezzo alle acque del Mediterraneo e al suo interno logorata dalla desertificazione”, concludono Distefano e Cavalli.
Intanto, in Sicilia, l’Autorità di bacino sta valutando la ripresa dei prelievi idrici dai pozzi contaminati da nitrati, previa la depurazione delle acque. Secondo la Coldiretti, oltre alla zootecnia, la produzione più colpita è quella del grano, con un calo stimato di almeno il 50%, per un danno all’economia agricola isolana di circa 200 milioni di euro. Per il miele il danno è anche maggiore (-95%) e lo stesso vale per la produzione biologica nazionale, dato che la Sicilia è la seconda regione per superfici cerealicole coltivate con metodo bio.