Il deserto del Sahara, conosciuto al mondo come una delle regioni più aride e inospitali del pianeta, sta vivendo una trasformazione sorprendente. Studi recenti hanno mostrato un aumento della vegetazione, specialmente in aree come Niger, Ciad e Sudan.
Questo fenomeno è legato sia ai cambiamenti climatici globali sia a interventi mirati come la Grande Muraglia Verde, un ambizioso progetto di rimboschimento che attraversa il continente africano. Ma quali sono le cause di questa trasformazione?
Cause della crescita vegetale nel deserto
A giocare un ruolo di prim’ordine nella produzione di vegetazione nel deserto è la zona di convergenza intertropicale (ITCZ), una fascia atmosferica che separa i venti degli emisferi nord e sud e che pare si sia spostata più a nord negli ultimi decenni.
Questo spostamento ha portato piogge più abbondanti in zone tradizionalmente aride del Sahara, favorendo la crescita di piante e arbusti. Tale fenomeno è responsabile dei monsoni che attraversano l’Africa, e ogni variazione nella sua posizione può alterare drasticamente le condizioni climatiche di intere regioni.
Studi basati su immagini satellitari mostrano che queste piogge hanno migliorato la copertura vegetale in aree che storicamente ricevevano pochissima acqua. Tuttavia, mentre il fenomeno sembra portare un beneficio temporaneo, c’è il rischio che queste stesse piogge causino gravi inondazioni e ulteriori danni a lungo termine. La variabilità climatica rende questa crescita vegetale difficile da prevedere e gestire.
Cos’è la Grande Muraglia Verde
La Grande Muraglia Verde è un’iniziativa nata per affrontare la desertificazione del Sahara e del Sahel. Lanciata nel 2007 dall’Unione Africana, l’obiettivo è quello di creare una fascia di vegetazione lunga 8.000 chilometri, che attraversa l’Africa da ovest a est, ripristinando circa 100 milioni di ettari di terreno degradato.
Il progetto non solo mira a contrastare la desertificazione, ma punta anche a ridurre i milioni di tonnellate di anidride carbonica, contribuendo alla lotta contro i cambiamenti climatici globali.
Ad oggi, solo il 15% di questo progetto è stato completato, con risultati tangibili in Paesi come Senegal, Niger e Etiopia. Oltre alla protezione dell’ambiente, la Grande Muraglia Verde fornisce opportunità economiche, generando milioni di posti di lavoro nelle comunità locali e migliorando la sicurezza alimentare in una regione duramente colpita dalla siccità.
Sahara: un modello di resilienza ambientale
Per comprendere meglio le trasformazioni del Sahara, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno utilizzato una metodologia basata sull’analisi di carote di sedimenti, estratti dai fondali oceanici al largo della costa occidentale dell’Africa. I sedimenti contengono polvere trasportata dai venti del deserto e offrono una visione del clima della regione negli ultimi 240 mila anni.
I sedimenti mostrano che il Sahara non è sempre stato un deserto. Al contrario, la sua condizione è il risultato di cicli climatici legati all’inclinazione dell’asse terrestre. Quando l’asse è inclinato in modo tale da aumentare l’irradiazione solare estiva nel Nord Africa, i monsoni si intensificano, portando piogge più abbondanti e trasformando il Sahara in una regione verde e rigogliosa. Questo processo ciclico, che si ripete ogni 20 mila anni, ci aiuta a capire non solo i cambiamenti climatici passati, ma anche come potrebbe evolversi il clima del Sahara in futuro.
L’aumento della vegetazione nel Sahara rappresenta una sfida complessa e affascinante per la sostenibilità ambientale. Da un lato, l’incremento delle piogge e progetti come la Grande Muraglia Verde offrono speranze per il futuro. Dall’altro, la variabilità climatica rende questi cambiamenti imprevedibili e potenzialmente rischiosi.
In conclusione, la ricerca scientifica e gli interventi di rimboschimento sono essenziali per affrontare la desertificazione e garantire la resilienza delle popolazioni locali. Tuttavia, la sfida richiede uno sforzo globale e coordinato, poiché le trasformazioni climatiche in atto nel Sahara potrebbero avere ripercussioni a livello planetario.