Rumore killer: 66mila morti l’anno in Europa, nei bambini aumentano sovrappeso e difficoltà a leggere

L’inquinamento acustico da trasporto, su tutti quello stradale, non è solo fastidio: colpisce cuore, cervello e sviluppo cognitivo. Un report dell’Unione europea sottolinea l’emergenza e propone delle soluzioni
1 Luglio 2025
3 minuti di lettura
Bambina si tappa le orecchie per il rumore

66morti premature all’anno, 50mila nuovi casi di malattie cardiovascolari e 22mila casi di diabete di tipo 2. Sono gli effetti dell’inquinamento acustico in Europa, e in particolare di quello legato ai trasporti: un fenomeno ancora sottovalutato ma dall’impatto sempre più pesante in termini economici e sanitari. Tanto che il rumore da trasporto si colloca tra le prime tre minacce ambientali più gravi per l’uomo, subito dopo l’inquinamento atmosferico e il rialzo delle temperature. Eppure, non se ne parla ancora abbastanza. Ora è il rapporto ‘Rumore ambientale in Europa 2025 (‘Environmental noise in Europe 2025’)’ ad accendere l’attenzione sul fenomeno e sui suoi effetti.

Secondo l’indagine, oltre il 20% degli europei, ovvero più di uno su cinque, è esposto a livelli di rumore da traffico dannosi secondo le soglie stabilite nella Direttiva sul Rumore Ambientale (END). Si parla di circa 112 milioni di persone. Ma se si considerano le soglie dell’Oms, più rigide, sono più del 30% i cittadini che subiscono inquinamento acustico. Quasi uno su tre, 150 milioni di persone. Un problema trasversale, dunque, che riguarda tutto il Vecchio Continente.

E il principale responsabile è il traffico stradale, che interessa circa 92 milioni di individui, mentre il rumore ferroviario colpisce 18 milioni di persone quello degli aerei circa 2,6 milioni.

L’impatto sulla salute

I numeri insomma sono da emergenza. Il risultato è che quasi 16,9 milioni di europei sperimentano fastidio a lungo termine e circa 4,6 milioni soffrono di gravi disturbi del sonno, con un impatto sull’insorgenza di malattie cardiovascolari e demenza. E sempre più studi confermano questi effetti.

Nell’insieme, in Europa, l’inquinamento acustico dovuto ai trasporti comporta la perdita di 1,3 milioni di anni di vita sana all’anno, con un costo economico di almeno 95,6 miliardi di euro, pari a circa lo 0,6% del Pil annuale dell’Unione.

Colpiti anche i bambini: ritardi nell’apprendimento e sovrappeso

Anche i bambini vengono pesantemente colpiti: circa 15 milioni vivono in aree colpite da livelli di rumore dannosi, e possono sviluppare ritardi nell’apprendimento, deterioramento cognitivo e un maggior rischio di chili in più. Si stima che l’inquinamento acustico da trasporto contribuisca a oltre 560mila casi di difficoltà di lettura, 63mila problemi comportamentali e circa 272mila casi di bambini in sovrappeso, sottolinea il rapporto.

L’Europa punta a ‘zero inquinamento’ acustico entro il 2030

Un fenomeno preoccupante, tanto che l’Europa si era data un obiettivo per contrastarlo. Nel 2021, nell’azione ambientale ‘Verso l’inquinamento zero per aria, acqua e suolo’, ha fissato indicativamente la necessità di ridurre del 30% entro il 2030 il numero di persone cronicamente disturbate dal rumore da trasporto (rispetto ai livelli del 2017). Tuttavia, tra il 2017 e il 2022, la diminuzione è stata solo di circa il 3%.

In poche parole, continuando così, è improbabile si riesca a raggiungere l’obiettivo fissato nel 2021. Anche nello scenario più ottimistico, che prevede l’adozione di nuove misure sostanziali, la riduzione stimata sarebbe solo del 21%. Occorrono perciò iniziative legislative consistenti e ad ampio spettro.

Cosa si può fare: creare più aree verdi e tranquille

Il primo elemento a cui mettere mano è l’accesso a spazi tranquilli e verdi, che offrono molteplici benefici per la salute, come la riduzione dello stress e del fastidio. Secondo i dati citati dal rapporto, relativi a 233 città europee, solo il 34% della popolazione può accedere a parchi e zone silenziose entro 400 metri a piedi dalle proprie abitazioni, con forti differenze tra le aree urbane del Nord Europa e quelle del Sud. Una situazione che va cambiata.

Il rapporto suggerisce poi misure più ‘immediate’, come la regolamentazione delle emissioni di rumore dai veicoli stradali (es. limiti di velocità, pneumatici a basso rumore), la manutenzione regolare dei binari ferroviari e l’ottimizzazione degli schemi di atterraggio/decollo degli aerei. Ma anche iniziative a lungo termine che coinvolgono la pianificazione urbana: creazione di zone cuscinetto tra i corridoi di trasporto e le aree residenziali, progettazione di edifici che minimizzano l’esposizione, l’incoraggiamento di opzioni di mobilità sostenibile (trasporto pubblico, camminata, ciclismo).

Inoltre, si rivelano utili ed efficaci anche le politiche sul clima e sulla qualità dell’aria, che, anche se non sono indirizzate specificatamente a risolvere la questione dell’inquinamento acustico, possono comunque contribuire a mitigarlo. Ad esempio, la decarbonizzazione delle città e gli investimenti nella mobilità attiva possono ridurre di molto il rumore urbano. Infine, si potrebbe integrare la riduzione del rumore nelle strategie relative alla salute preventiva, in particolare per quanto riguarda il benessere mentale e le malattie cardiovascolari.

E se sembrano soluzioni costose, non bisogna dimenticare che diminuire l’inquinamento acustico può portare importanti risparmi e che, stima uno studio commissionato dalla Commissione europea, per ogni euro speso in specifiche misure contro il rumore c’è un ritorno di 10 euro in benefici sociali.

Territorio | Altri articoli