Il rumore delle nostre città fa male alla salute. Clacson, sgommate sull’asfalto, lavori stradali, ambulanze o anche il semplice passaggio di macchine, moto e camion: la giungla urbana può trasformarsi in un vero incubo e danneggiare in vari modi il benessere di chi ci vive immerso.
Diversi studi stanno infatti mostrando come anche l’inquinamento acustico, ovvero quello causato da un’eccessiva esposizione a suoni e rumori molto forti, impatti il benessere degli individui a 360 gradi, dalle malattie respiratorie alla fertilità, dall’ansia allo stress, fino al cuore.
L’esposizione al rumore tra i fattori di rischio per l’infarto
Ad esempio il recente studio DECIBEL-MI, condotto da Hatim Kerniss e colleghi del Gesundheit Nord Clinic Group di Brema (paradossalmente la città dei quattro musicanti), ha evidenziato come il rumore aumenti il rischio cardiovascolare, anche in soggetti giovani e che non presentano gli altri classici fattori di rischio come il fumo, l’obesità e la pressione alta.
La ricerca ha analizzato 430 pazienti residenti in città e verificato gli effetti dell’esposizione al rumore nelle loro vie di residenza. È emerso che c’è una correlazione tra esposizione ad alti livelli di rumore e infarto nei soggetti con under 50.
Detto in altre parole, poiché i soggetti studiati non avevano altri fattori di rischio, erano etichettati come ‘a basso rischio’ per infarto o ictus, cosa che non succederebbe se si iniziasse a inserire l’esposizione a un elevato livello di rumore tra gli elementi da tenere d’occhio.
Il punto qui, per i ricercatori, è proprio questo: prendere atto degli effetti del rumore in modo da mettere in campo strategie di prevenzione. Perché il frastuono della giungla urbana non è qualcosa di inevitabile come forse siamo abituati a considerarlo: ci sono delle misure che possono esser decise per ridurre l’impatto di auto, moto, treni, cantieri.
L’inquinamento acustico è dannoso anche per la salute mentale
Un’indicazione in questo senso viene da un altro studio, recentemente pubblicato su Plos One, che dimostra come misure quali la riduzione della velocità sulle strade, l’uso i veicoli ibridi ed elettrici e la maggior diffusione di alberi e verde possano fare la differenza.
Lo studio in questione parte dalla considerazione che l’inquinamento acustico antropogenico, ovvero prodotto dalle attività umane e dunque dalle infrastrutture stradali (compreso il traffico ferroviario, stradale e aereo), è associato all’ipertensione, alla perdita dell’udito, al rischio di malattie cardiovascolari e ad un aumento del rischio di condizioni di salute mentale, tra cui depressione e sintomi di ansia.
Dopodiché si concentra nello specifico su ansia e demenza per capire se l’ascolto di cosiddetti ‘paesaggi sonori naturali’ possa aiutare a ridurre stress e agitazione e se la riduzione della velocità del traffico possa influire sulla psiche delle persone.
Lo studio dunque ha messo sotto la lente 68 studenti di scienze, psicologia o scienze sociali dell’Università dell’Inghilterra occidentale (UWE), escludendo quelli in cura per problemi legati all’ansia o umore basso e li ha sottoposti a tre tipi di stimoli:
• paesaggi sonori naturali, incluso il canto degli uccelli
• paesaggi sonori misti – naturali e antropogenici – con l’aggiunta del rumore del traffico a circa 30 km/h
• paesaggi sonori misti – naturali e antropogenici – con l’aggiunta del rumore del traffico a circa 60 km/h.
Quello che è emerso è che i paesaggi sonori naturali erano fortemente legati ai livelli più bassi di ansia e stress, che invece aumentavano quando si aggiungeva il rumore del traffico a 30 km/h e ancora di più nel caso di rumore del traffico a 60 km/ h.
I suoni naturali aiutano il benessere di mente e corpo
Nello specifico, la ricerca sottolinea che l’esposizione naturale al suono abbassa la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e respiratoria, lo stress e l’ansia, oltre a aiutare il recupero delle capacità cognitive, ma allo stesso tempo il rumore riduce questi benefici, tanto più quanto maggiore è la velocità sulle strade.
In maniera speculare, livelli più elevati di piacere sono stati riportati dopo l’ascolto del paesaggio sonoro naturale, piacere che è risultato coerentemente ridotto dopo aver ascoltato il paesaggio sonoro misto con il traffico a 60 km/h.
Le strategie: ridurre la velocità e aumentare il verde urbano
Ecco perché, sottolinea lo studio, ridurre la velocità del traffico nelle città e promuovere la diffusione di un ampio verde urbano, accessibile al pubblico e sufficientemente grande da sostenere le popolazioni di fauna selvatica, sono misure necessarie per favorire il recupero dallo stress e ridurre l’ansia.
Da sottolineare che questo avrebbe un impatto positivo proporzionalmente maggiore per le comunità più povere che soffrono di livelli più elevati di inquinamento da traffico, riducendo così – almeno in parte – le disuguaglianze sanitarie. Inoltre, queste misure potrebbero incentivare le camminate, gli spostamenti in bici, il gioco attivo contribuendo a ridurre l’obesità e a migliorare il benessere generale: il verde smorzerà il rumore del traffico ma aiuterà anche ad assorbire gli inquinanti presenti nell’aria, portando quindi un doppio vantaggio.
Riprogettare le città è possibile
Negli ultimi anni misure nel senso di ridurre la velocità sulle strade urbane hanno iniziato ad essere implementate in alcuni centri all’estero o in Italia a Bologna, più che altro per una questione di sicurezza stradale. Tuttavia lo studio fornisce un motivo in più per proseguire in questa direzione, dato che, come rilevano gli stessi ricercatori, tali iniziative incontrano ancora una notevole resistenza tra i responsabili politici e le comunità locali.
Sicuramente gli effetti di strategie come queste vanno approfonditi, specialmente per quanto riguarda l’impatto dei veicoli ibridi e le differenze rispetto alle diverse età, al sesso e al background delle persone, ma quello che accomuna i molti studi che stanno indagano su come viviamo nelle città è un nuovo punto di vista: cioè che a monte è possibile ripensare e riprogettare i centri urbani e la loro viabilità, finora viste come un dato immutabile a cui possiamo solo adeguarci.