Ponte sullo Stretto, scatta l’ora degli espropri

+15% per chi cede volontariamente, bonus ricollocazione e compensazioni ai frontisti, ma il fronte del “No Ponte” si mobilita
11 Agosto 2025
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Villa San Giovanni, Il Vicepremier E Ministro Dei Trasporti Matteo Salvini Incontra I Giornalisti Dopo Il Via Libera Per Il Ponte Sullo Stretto Di Messina
Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria (Ipa/Fotogramma)

Con l’approvazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina da parte del Cipess, il governo ha ottenuto anche la dichiarazione di pubblica utilità: un atto che sblocca i contratti con le imprese e apre ufficialmente la stagione degli espropri. La società concessionaria “Stretto di Messina” prevede un avvio graduale, partendo dalle aree di approdo a Villa San Giovanni, in Calabria, e a Torre Faro, in Sicilia. Saranno circa 400 le unità abitative da acquisire, a cui si aggiungono negozi, terreni, ruderi e strutture accessorie. Un’operazione dal costo stimato in 215 milioni di euro, tra indennizzi e compensazioni, con incentivi maggiorati per chi aderisce volontariamente. Si tratta di una delle fasi più sensibili dell’intero cantiere: per molti, il Ponte comincia bussando alla porta di casa.

Archivio, Il Ministro Salvini E I Modellini Del Ponte Sullo Stretto Di Messina
Modellino del Ponte Sullo Stretto di Messina (Ipa/Fotogramma)

Come funziona un esproprio

La procedura è regolata dal Dpr 327/2001, che definisce tempi, modalità e diritti di chi subisce l’esproprio. Il primo atto è la comunicazione ai sensi dell’articolo 17, che certifica l’efficacia della dichiarazione di pubblica utilità e invita il proprietario a fornire elementi utili per determinare l’indennità. Seguono i sopralluoghi dei tecnici incaricati e, se possibile, un accordo bonario sul valore. In caso di disaccordo, è prevista la valutazione di una terna arbitrale. Per i soli terreni, l’art. 22-bis consente l’occupazione d’urgenza, con immissione in possesso immediata previo deposito dell’indennità provvisoria.
Il valore di mercato è stimato con metodi comparativi, analitici o di capitalizzazione dei redditi, basandosi su quotazioni dell’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate e caratteristiche oggettive del bene. È prevista anche l’occupazione temporanea, preordinata o meno all’esproprio, con indennizzi calcolati in dodicesimi del valore di mercato per ogni anno di mancata fruizione.

Per il Ponte, sono stati attivati due uffici fisici a Messina e Villa San Giovanni e un “cassetto virtuale” per l’accesso agli atti e lo scambio di documenti. La normativa prevede incentivi per la cessione volontaria: se l’atto viene sottoscritto entro un mese dalla dichiarazione di pubblica utilità, l’indennità viene maggiorata fino al 15%, con esenzioni dagli obblighi edilizi e urbanistici. Per le prime case è riconosciuta un’indennità aggiuntiva di ricollocazione abitativa fino a 40mila euro.

Quanti saranno e dove

Sul versante siciliano, nella zona nord di Messina, il piano prevede 448 unità immobiliari da acquisire: 291 abitazioni (230 a contrada Margi-Torre Faro, 51 a Contesse, 10 in altre aree), di cui 175 prime case; 120 negozi; 37 ruderi. Tra le strutture da demolire ci sono anche due cappelle del cimitero di Granatari, dove verranno ancorati i cavi della campata.

In Calabria, a Villa San Giovanni, le abitazioni da espropriare sono circa 150, un terzo delle quali prime case. Oltre alle aree di approdo, l’impatto riguarda terreni agricoli, lotti edificabili e porzioni urbane destinate alle opere collegate: svincoli stradali, prolungamenti ferroviari, metropolitana di Messina. Alcune porzioni saranno soggette ad asservimento, con servitù di passaggio o installazione di sottoservizi, altre a occupazione temporanea per cantieri e movimentazione mezzi pesanti.
Il piano è pubblicato con dettaglio particellare. La società stima che circa 800 cittadini abbiano già richiesto chiarimenti agli sportelli informativi.

Indennizzi e agevolazioni più alti della media

Il pacchetto previsto per il Ponte introduce alcune differenze rispetto ad altre grandi opere. I proprietari che dimostrano di aver acquistato l’immobile prima del 30 giugno 2023 avranno un +15% sull’indennità base; per le prime case è prevista un’indennità aggiuntiva di ricollocazione fino a 40mila euro (10mila euro se la residenza è successiva a quella data). Ai locatari con contratto registrato da almeno un anno spettano le stesse somme.

Per le attività commerciali e produttive, l’autorità liquiderà almeno il 50% del valore prima dell’esproprio, per consentire la riapertura altrove. Se l’attività non è riallocabile, il danno sarà calcolato sui bilanci degli ultimi esercizi. Previsti anche rimborsi per attrezzature, macchinari e materiali persi o trasferiti, oltre a maggiorazioni del 9% per aree coperte e 3% per aree scoperte in caso di cessione volontaria.
Gli indennizzi copriranno anche i “frontisti” — immobili non espropriati ma penalizzati in modo permanente — per perdita di valore dovuta a minore luminosità, inquinamento acustico, vibrazioni, peggioramento dell’accessibilità o del contesto ambientale.

Cosa insegna la Tav per la gestione degli espropri

Nella Torino–Lione, le aree agricole venivano indennizzate al valore agrario medio, spesso inferiore al mercato; le aree urbane edificabili al 100% del valore commerciale, ma con riduzioni per immobili già edificati. Le contestazioni furono frequenti e i contenziosi rallentarono i lavori.
Per il Ponte, il quadro normativo è simile, ma le maggiorazioni (+15% per cessione volontaria, indennità di ricollocazione, compensazioni ai frontisti) sono elementi innovativi. Il “cassetto virtuale” è un’ulteriore novità organizzativa. Tuttavia, restano possibili ricorsi al Tar sulla legittimità e alla Corte d’Appello sugli importi, con il rischio di iter lunghi.

Se il meccanismo di incentivi ridurrà le opposizioni, il Ponte potrebbe diventare un modello per la gestione degli espropri. In caso contrario, la storia potrebbe ricalcare quella della Tav, con frizioni legali e rallentamenti. La differenza è che, sullo Stretto, l’attenzione politica e mediatica è costante, e il successo della fase espropriativa sarà una cartina di tornasole per la credibilità dell’intero progetto.

Vent’anni di vincoli e ricorsi

Gli espropri del Ponte non nascono oggi. Già nel 2003 furono imposti vincoli “preordinati all’esproprio”, rinnovati nel 2008 e nel 2023, bloccando lo sviluppo urbanistico delle aree coinvolte e svalutando molti immobili. Nel 2011, la società Stretto di Messina pubblicò un avviso di esproprio di 1.089 pagine, con 60 giorni per le osservazioni. Il progetto si fermò nel 2012, sotto il governo Monti, per motivi economici.
Il riavvio del 2023 ha riaperto ferite mai chiuse. I comitati locali ricordano che, in vent’anni, le famiglie coinvolte hanno vissuto tra incertezze e limitazioni, senza vedere nulla di concreto. Oggi, mentre il governo celebra l’approvazione del Cipess, il fronte del “No Ponte” si è rimesso in marcia. A Messina, il 9 agosto, si è svolta la prima manifestazione dopo il via libera ufficiale al progetto: circa duemila persone secondo la questura, oltre settemila per gli organizzatori, arrivate anche da Reggio Calabria. In piazza c’erano attivisti storici, sindacalisti, esponenti politici locali, professori universitari e cittadini comuni.
Gli slogan hanno unito temi economici, ambientali e sociali: si contesta l’uso di risorse pubbliche su un’opera ritenuta non prioritaria rispetto a sanità, istruzione, sicurezza idrogeologica e sismica; si chiede la tutela ambientale dello Stretto, fino a invocarne l’inserimento tra i patrimoni dell’umanità. Per i promotori, l’annuncio dell’apertura dei cantieri in autunno ha accelerato il passaparola e la mobilitazione, in parallelo ai ricorsi in tribunale.

La distanza tra posizioni resta netta, e la fase degli espropri — con il rischio di contenziosi e opposizioni formali — si annuncia come il banco di prova della capacità del progetto di procedere nei tempi previsti.

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