Pedaggio autostrade: rimborso per chi resta in coda dal 2026? La proposta dell’Autorità trasporti

Polemica per l’idea di recuperare i rimborsi con l’aumento dei pedaggi
11 Novembre 2025
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Autostrada Traffico Canva

Un meccanismo di ristoro automatico per gli automobilisti bloccati da cantieri e rallentamenti. L’Autorità di regolazione dei trasporti (Art) sta studiando una delibera che potrebbe cambiare il rapporto tra utenti e concessionari autostradali a partire dal primo aprile 2026. Il principio è chiaro e risponde al buon senso: chi paga il pedaggio e subisce disagi prolungati per lavori o code merita un risarcimento proporzionale al tempo perso.​

La proposta, annunciata dal presidente Nicola Zaccheo durante la presentazione della relazione annuale al Parlamento lo scorso settembre, è attualmente in fase istruttoria e sarà esaminata nelle prossime sedute del Consiglio dell’Autorità.

I sette criteri che fanno scattare il rimborso

Il diritto al ristoro non scatterà in modo indiscriminato. L’entità del disservizio sarà valutata in base a sette criteri:

  • la lunghezza della tratta percorsa;
  • la tipologia di restringimento;
  • il numero di corsie occupate dai lavori;
  • l’eventuale obbligo di transitare sulla carreggiata opposta;
  • la chiusura della corsia di emergenza;
  • la riduzione della velocità massima consentita;
  • l’estensione del cantiere durante il transito.

Ogni elemento contribuirà a calcolare un “indice di disagio” che tradurrà la gravità della situazione in una percentuale del pedaggio da restituire al viaggiatore.

Le soglie temporali variano in base alla distanza percorsa. Per viaggi fino a 30 chilometri, il rimborso scatta senza vincoli di ritardo minimo. Tra 30 e 50 chilometri, serve accumulare almeno 10 minuti di rallentamento rispetto al tempo standard, mentre oltre i 50 chilometri la soglia sale a 15 minuti. Le formule per determinare l’ammontare del ristoro saranno predisposte dall’Art in un allegato tecnico vincolante per tutti i concessionari.​

Dalle code ai blocchi totali: come si calcola il rimborso

Quando il traffico si ferma completamente, entrano in gioco percentuali progressive.

Un blocco compreso tra 120 e 179 minuti garantisce il rimborso del 50% del pedaggio. Se l’immobilità dura tra 180 e 239 minuti, la quota sale al 75%. Superata la soglia delle quattro ore, il pedaggio viene restituito per intero. Restano esclusi da questa disciplina i disagi causati da eventi eccezionali come frane, alluvioni o terremoti, così come gli interventi programmati segnalati con congruo anticipo agli automobilisti.​

Inoltre, chi possiede un abbonamento per una tratta interessata da cantieri aperti quotidianamente potrà restituire il titolo prima della scadenza senza costi aggiuntivi e optare per percorsi alternativi. Una clausola pensata per chi subisce disagi ripetuti e prevedibili sulla stessa direttrice autostradale.​

Digitale e automatico: niente code agli sportelli

L’erogazione dei rimborsi avverrà esclusivamente in forma digitale. Gli utenti registrati sulle app di telepedaggio come Telepass o sull’app Unica riceveranno l’accredito in automatico sulla carta di credito utilizzata per il pagamento o tramite bonifico bancario. Per chi non dispone di strumenti digitali, i concessionari dovranno attivare un canale telematico dedicato dove inoltrare manualmente la richiesta.​

Il calcolo spetterà alle società concessionarie, ma secondo tabelle standard imposte dall’Autorità per evitare arbitrarietà. In caso di contestazione o diniego del rimborso, sarà l’Art stessa a fungere da arbitro tra utente e gestore autostradale.​

Il nodo del recupero dei costi: chi paga davvero

Una delle criticità più evidenti della proposta riguarda il meccanismo di recupero dei costi da parte dei concessionari. Le società autostradali potranno infatti recuperare gradualmente le somme rimborsate attraverso aumenti dei pedaggi distribuiti su cinque anni: 100% nel primo anno, 80% nel secondo, 60% nel terzo, 40% nel quarto e 20% nel quinto.

Il Codacons ha sollevato perplessità su questo aspetto, sottolineando che di fatto i costi dei rimborsi potrebbero ricadere sulla collettività anziché rappresentare una vera penalizzazione per le società che non garantiscono standard adeguati.​

La delibera prevede comunque un sistema di incentivi e penalizzazioni legato agli standard qualitativi circa le condizioni di circolazione, manutenzione e sicurezza sulle tratte autostradali. I concessionari che non rispetteranno i livelli fissati dall’Autorità saranno obbligati a ridurre le tariffe dello 0,5%, un elemento pensato per stimolare investimenti concreti nella manutenzione e nel miglioramento dei servizi.​

Tempi e applicazione della normativa

La data ipotizzata per l’entrata in vigore resta il primo aprile 2026, ma tutto dipende dalla conclusione dell’iter deliberativo in corso. Una volta approvata, la nuova disciplina verrà inserita nei bandi per le concessioni future, ma sarà applicata anche ai contratti attualmente in vigore. L’Autorità ha precisato che darà tempestiva comunicazione della delibera definitiva attraverso i propri canali istituzionali, il sito web e i profili social ufficiali.​

La proposta rappresenta un tentativo di riequilibrare un rapporto finora sbilanciato a favore dei gestori autostradali, introducendo un principio di responsabilità diretta verso chi paga per usufruire della rete stradale. Resta da verificare se il sistema sarà abbastanza incisivo da modificare davvero le dinamiche di manutenzione o se finirà per tradursi in un mero trasferimento di costi da un utente all’altro.

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