Siamo a inizio ottobre, ma non ditelo ai milanesi che sono già in inverno. Negli ultimi giorni, infatti, le temperature del capoluogo lombardo sono particolarmente rigide con minime che hanno raggiunto valori sotto i 10 gradi. A Milano, non faceva così freddo a ottobre dagli ‘90, quando queste temperature erano la norma e il clima era molto diverso. Ma come si è arrivati a questo punto?
La scomparsa delle mezze stagioni
Il fenomeno di quest’autunno freddo e anticipato è parte di un quadro climatico più ampio che sta progressivamente modificando le stagioni. La comunità scientifica è ormai concorde nel sostenere che il cambiamento climatico sta riducendo le cosiddette “mezze stagioni” e favorendo passaggi più bruschi tra il caldo estivo e il freddo invernale. Ciò è legato a un’alterazione dei modelli meteorologici globali, in gran parte dovuta all’aumento delle emissioni di gas serra che contribuiscono al surriscaldamento della Terra.
Quando parliamo di riscaldamento globale, ci riferiamo all’aumento della temperatura media della superficie terrestre causato dall’accumulo di gas serra nell’atmosfera, come anidride carbonica e metano. Tuttavia, questo fenomeno non porta esclusivamente a un riscaldamento lineare, ma provoca anche l’alterazione dei flussi atmosferici e delle correnti oceaniche. Uno degli effetti principali è la destabilizzazione del Jet Stream, una corrente d’aria veloce che circonda l’emisfero nord e guida i sistemi meteorologici. Quando questa corrente si indebolisce o cambia il suo percorso, l’aria fredda dell’Artico può raggiungere latitudini più meridionali, portando ondate di freddo improvvise anche in autunno.
Le fluttuazioni climatiche, inoltre, favoriscono fenomeni estremi come piogge intense e improvvisi picchi di freddo o caldo. Secondo l’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change), queste alterazioni saranno sempre più frequenti se non si ridurranno drasticamente le emissioni globali. E lo stesso vale per gli eventi climatici estremi come la siccità e le alluvioni, tanto che persino un economista come Mario Draghi ha dovuto ricordare all’Ue che senza un piano strategico sul clima, l’economia europea è a serio rischio.
Nel caso di Milano, un ottobre così freddo è una manifestazione locale di una tendenza globale che ridisegna il clima stagionale. Nel frattempo, i residenti chiedono che se cambia il clima cambi anche la data in cui è possibile accendere i riscaldamenti domestici che invece resta fissata al 15 ottobre.
Termosifoni: regole statiche in un clima dinamico
La data di metà ottobre è stabilita da una normativa nazionale che regola i mesi di utilizzo degli impianti di riscaldamento nei vari comuni italiani, tenendo conto della suddivisione in diverse zone climatiche. Milano, come quasi tutta l’Emilia-Romagna e il Veneto, rientra nella zona E, il che permette l’accensione per un massimo di 14 ore al giorno fino al 15 aprile. Tuttavia, ogni comune può decidere autonomamente di emettere deroghe a questa regola in caso di condizioni meteo eccezionali. Lo scorso anno, ad esempio, il Comune di Milano ha autorizzato l’accensione anticipata dei termosifoni a ottobre per contrastare il freddo prematuro.
Nonostante ciò, le normative sul riscaldamento potrebbero dover essere riviste per adattarsi ai cambiamenti climatici. Con l’inverno che sembra arrivare sempre prima, e con temperature autunnali che ricordano sempre di più quelle invernali, il ritardo nell’accensione dei termosifoni potrebbe non essere più sostenibile, soprattutto per le fasce di popolazione più vulnerabili come:
- Anziani;
- Persone con problemi di salute;
- Chi vive in case obsolete con una pessima coibentazione.
Vale la pena ricorda che il patrimonio immobiliare italiano presenta gravi lacune sotto il profilo dell’efficientamento energetico, che prima di concretizzarsi in pannelli solari ed elettrodomestici nella classe A+++, richiede una buona coibentazione termica dell’immobile (cappotto esterno, porte senza fuoriuscite d’aria, infissi doppi vetri).
D’altronde, il Regolamento Case Green è all’orizzonte e il Paese ha un grosso gap da recuperare.
Case Green. In base al provvedimento comunitario, milioni di famiglie italiane potrebbero dover spendere tra i 20.000 e i 50.000 euro per ristrutturare casa. La situazione dovrebbe riguardare ben 5 dei 12 milioni di edifici residenziali presenti sul territorio della penisola, in netto ritardo sull’efficientamento energetico degli immobili.
Secondo i dati Enea, il 35,2% degli edifici residenziali appartiene alla classe G e il 24,5% alla classe F. Insomma: in Italia quasi 6 immobili su 10 rientrano nelle due peggiori classi energetiche. Si tratta quindi di circa 5 milioni di edifici, ognuno dei quali composto da una o più unità immobiliari, che dovranno essere riqualificati entro il 2030 e il 2033, secondo la Direttiva Case Green. La direttiva Ue approvata la scorsa primavera fissa come obiettivo vincolante al 2030 la riduzione del consumo di energia dell’intero parco immobiliare residenziale di almeno il 16% rispetto al 2020.
Il cambiamento climatico richiede non solo una revisione delle politiche legate ai periodi di accensione dei sistemi di riscaldamento, ma anche una ristrutturazione degli edifici stessi. Gli impianti di riscaldamento devono essere modernizzati, preferendo soluzioni più efficienti dal punto di vista energetico, come caldaie a condensazione e sistemi di riscaldamento a bassa temperatura. Questa è la linea che vuole seguire il governo per i Bonus Casa 2025.
È inoltre essenziale migliorare l’isolamento termico degli edifici per ridurre la dispersione del calore durante i mesi più freddi, ma anche mantenere il fresco nei mesi estivi.
Le estati sempre più torride, infatti, impongono anche la necessità di raffreddare gli ambienti molto prima del previsto. Questo porta a un aumento del consumo di energia sia per il riscaldamento in inverno che per il raffreddamento in estate, aggravando ulteriormente la situazione. Se non verranno adottate misure concrete, l’impatto economico e ambientale del cambiamento climatico sui nostri edifici continuerà a crescere.
Un futuro imprevedibile
Consigli pratici per ridurre il consumo domestico includono mantenere la temperatura a 20 gradi e non lasciare i radiatori coperti per garantire una diffusione ottimale del calore.
Con il cambiamento climatico che altera i cicli stagionali e le ondate di freddo sempre più frequenti in periodi atipici, appare chiaro che le attuali normative sui riscaldamenti potrebbero necessitare di un aggiornamento. L’obiettivo deve essere quello di garantire un equilibrio tra il risparmio energetico, il benessere dei cittadini e la sostenibilità ambientale, in un contesto climatico che continua a evolversi in modo imprevedibile.