Il Messico fa causa a Google per il cambio di nome del Golfo

La presidente Sheinbaum annuncia l’inizio un’azione legale contro Google che ha rinominato il Golfo del Messico in “Golfo d’America” sulle mappe digitali degli utenti Usa
12 Maggio 2025
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Claudia Sheinbaum Ipa Ftg
La presidente del Messico Claudia Sheinbaum (Ipa/Ftg)

Il governo messicano ha avviato un’azione legale contro Google, accusando il colosso tecnologico di aver unilateralmente rinominato il Golfo del Messico in “Golfo d’America” per gli utenti statunitensi della piattaforma Google Maps rispondendo alle direttive di Trump. La presidente messicana Claudia Sheinbaum ha confermato durante una conferenza stampa che “la causa è già stata depositata”, sebbene non abbia fornito dettagli specifici sul tribunale competente o sulla data esatta della presentazione.

La controversia si inserisce in un contesto di crescente tensione tra Messico e Stati Uniti, dove la geografia diventa terreno di scontro diplomatico mentre le relazioni commerciali tra i due Paesi sembrano attraversare una fase di momentanea distensione sui dazi.

Come sono andate le cose: cronologia di una disputa non solo cartografica

La vicenda ha avuto inizio il 20 gennaio 2025, quando il presidente statunitense Donald Trump, appena insediato per il suo secondo mandato, ha firmato un ordine esecutivo intitolato “Ripristinare i nomi che onorano la grandezza americana”. Tra le modifiche più rilevanti disposte dal decreto presidenziale figurava proprio la rinominazione del Golfo del Messico in “Golfo d’America”, insieme al ripristino del nome “Monte McKinley” per la vetta più alta dell’America del Nord, precedentemente ribattezzata Denali durante l’amministrazione Obama in omaggio alla popolazione nativa dell’Alaska.

Google ha annunciato a fine gennaio 2025 che avrebbe recepito le nuove denominazioni ufficiali, specificando che il cambiamento sarebbe avvenuto una volta che il governo degli Stati Uniti avesse aggiornato i propri elenchi ufficiali attraverso il Geographic Names Information System (Gnis), l’ente federale responsabile della nomenclatura geografica.

Il 10 febbraio 2025, Google ha effettivamente implementato la modifica, introducendo il nome “Golfo d’America” nelle mappe visualizzate dagli utenti statunitensi. La decisione ha immediatamente sollevato proteste da parte del governo messicano, con la presidente Sheinbaum che già a febbraio aveva minacciato azioni legali se Google non avesse ripristinato la denominazione originale.

La tensione è ulteriormente aumentata quando, il 9 maggio 2025, la Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato un disegno di legge per formalizzare il cambio di nome che, se approvato dal Senato, renderebbe ufficiale la denominazione “Golfo d’America” per tutte le agenzie federali.

Perché Google ha cambiato il nome del Golfo

Google ha giustificato la propria decisione spiegando che si tratta di una prassi consolidata dell’azienda quella di adeguarsi ai cambiamenti toponomastici ufficiali decisi dai governi nazionali. L’azienda ha spiegato pubblicamente la propria posizione con un post su X: “È da tempo nostra abitudine applicare cambiamenti di nome quando questi vengono aggiornati dai governi”.

Il colosso di Mountain View ha dunque seguito l’ordine esecutivo di Trump e l’aggiornamento del Dipartimento dell’Interno americano, quando la modifica è diventata ufficiale nel Geographic Names Information System, considerato lo standard federale e nazionale per la nomenclatura geografica negli Stati Uniti.

Nonostante le proteste del governo messicano, che aveva inizialmente tentato un approccio diplomatico inviando comunicazioni ufficiali all’azienda, Google ha fatto sapere tramite il vicepresidente per gli affari governativi Cris Turner di non avere intenzione di rivedere la propria politica scelta, almeno per ora.

Le regole per le nomenclature su Maps

Ma è giusto parlare davvero di una scelta, oppure quella della big tech è stata una decisione obbligata?

La gestione delle nomenclature geografiche su Google Maps segue un protocollo ben definito, soprattutto quando si tratta di luoghi contesi o che hanno denominazioni diverse a seconda del Paese:

  1. Localizzazione dell’utente: Google mostra i nomi ufficiali locali dei luoghi nelle mappe quando questi variano tra diverse nazioni. Per questo motivo, gli utenti statunitensi vedono “Golfo d’America”, mentre gli utenti messicani continuano a visualizzare “Golfo del Messico”;
     
  2. Doppia denominazione per i Paesi terzi: per gli utenti che accedono al servizio da Paesi che non sono gli Stati Uniti né il Messico, Google mostra una denominazione ibrida “Golfo del Messico (Golfo d’America)”, nel tentativo di bilanciare le diverse posizioni ufficiali.

Non è la prima volta che Google adotta questa strategia per gestire dispute toponomastiche. Casi analoghi includono il Mar del Giappone (conteso tra Giappone, Corea del Sud e Corea del Nord), che appare con la doppia nomenclatura “Mar del Giappone / Mare dell’Est”, e il Golfo Persico, mostrato come “Golfo Persico / Golfo Arabico” a seconda della regione.

La posizione del governo messicano, tuttavia, è che questa prassi non sia applicabile nel caso del Golfo del Messico. Secondo la presidente Sheinbaum, gli Stati Uniti “hanno l’autorità di modificare unicamente solo la denominazione della parte continentale che appartiene agli Stati Uniti e non l’intero Golfo”. “Non potevamo dire nulla riguardo al cambio di nome di uno Stato, di una montagna o di un lago. Quindi, la parte del loro territorio che corrisponde a loro può essere chiamata come decidono. La parte che corrisponde al Messico non può essere rinominata”, ha spiegato Sheinbaum.

Il caso solleva interrogativi fondamentali sul potere delle piattaforme digitali di influenzare la percezione geografica globale e sul delicato equilibrio tra sovranità nazionale, convenzioni internazionali e politiche aziendali. Sarà pur vero che “la mappa non è il territorio”, come ebbe a dire Alfred Korzybski, ma nell’era digitale la rappresentazione cartografica digitale ha un potere enorme nel plasmare la nostra comprensione del mondo e nell’orientare i nostri spostamenti.

Resta da vedere se prevarrà la visione nazionalista americana o il rispetto delle convenzioni internazionali sulla nomenclatura geografica.

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