Inizia il “mese della collera”, agricoltori e allevatori sardi protestano contro la siccità

Agricoltori e allevatori sardi in rivolta da oggi, 17 giugno, all'11 luglio per lanciare l'allarme sui danni della siccità
17 Giugno 2024
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Trattori per strada
La protesta dei trattori

Il “mese della collera” di agricoltori e allevatori sardi contro i danni della siccità inizia oggi, 17 giugno. La Coldiretti ha deciso di portare i contadini in corteo per richiamare l’attenzione su ciò che sta succedendo sull’isola.

Può sembrare a tratti paradossale vedere chi contrasta le misure contro il cambiamento climatico protestare per i danni provocati dalla siccità, ma nel portare avanti la protesta, l’organizzazione punta il dito anche contro l’Ue che, per Coldiretti, non mette l’agricoltore al centro delle sue politiche.

Il mese della collera fino all’11 luglio

Per questo, e per sensibilizzare sugli effetti diretti che il cambiamento climatico ha sulla produzione agricola e pastorizia, lunedì 17 giugno (dalle ore 10 alle 13) parte dalle “Vie del mare” nella costa orientale dell’isola la mobilitazione che fino all’11 luglio porterà in piazza centinaia di agricoltori e trattori. Un mese di protesta lungo tutta la regione partendo dalle zone più colpite dalla siccità che sta mettendo in crisi decine di aziende sarde.

Se per gli agricoltori le conseguenze della siccità sono più intuibili, per la pastorizia, il problema arriva dal fatto che gli animali hanno sempre meno erba da mangiare e patiscono il clima torrido di questo periodo. Su entrambe, come vedremo, pesa la presenza sempre più diffusa della fauna selvatica, cinghiali su tutti.

“Apriamo lunedì un momento di grande mobilitazione che sfocerà in importanti appuntamenti in luoghi sensibili della Sardegna con l’obiettivo di puntare i riflettori dell’opinione pubblica sulle difficoltà che vivono quotidianamente i nostri agricoltori e allevatori su temi così importanti per il mondo delle campagne – spiegano Battista Cualbu e Luca Saba, presidente e direttore Coldiretti Sardegna.

Nelle loro parole, riecheggiano difficoltà non solo locali: “la Sardegna, come sta già succedendo a livello nazionale, sta portando avanti un’azione per provare a costruire un futuro migliore per le comunità locali, soprattutto in tema di infrastrutture idriche che potrebbero alleviare la grande sete che stanno vivendo i campi e sostenere cittadini e aziende nella loro quotidianità e attività”, spiegano ancora Cualbu e Saba.

All’Adnkronos, Cualbu aggiunge: “È un’annata disastrosa per la scarsità di precipitazioni a cui si aggiunge la mancanza di invasi per la raccolta delle acque piovane e una rete infrastrutturale colabrodo attraverso la quale più del 50% dell’acqua viene dispersa. Chiediamo alla politica di fare azioni nell’immediato per aiutare agricoltori e allevatori, come ad esempio i buoni foraggio (voucher) per alimentare gli animali perché i costi dei foraggi sono andati alle stelle per la scarsissima disponibilità”.

Il presidente di Coldiretti Sardegna spiega: “Occorrono forniture di acqua con autobotti per abbeverare gli animali degli allevamenti di ovini e bovini, migliaia e migliaia di capi che altrimenti rischiano di morire”. “Ed è fondamentale che venga dichiarato lo stato di calamità naturale e che venga nominato un commissario ad hoc per gestire le emergenze e coordinare a livello territoriale le realtà che hanno maggior bisogno di essere aiutate”.

L’appello di Schifani, governatore della Sicilia

Proprio oggi, il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani ha lanciato un nuovo allarme sulla siccità che attanaglia l’isola ormai da più di un mese: “Viviamo una continua emergenza in Sicilia, non tanto da un punto di vista economico e finanziario perché, per fortuna, i conti vanno bene, ma l’ecosistema è cambiato e ci espone ad eventi come gli incendi l’anno scorso e la siccità quest’anno”, ha detto il governatore in conferenza stampa al Palazzo d’Orleans di Palermo.

Poi, la parte più allarmante del suo discorso: “Anche gli invasi cominciano a scarseggiare, abbiamo adottato un piano di emergenza condiviso dal governo e dalla Protezione civile nazionale che ha stanziato operativamente i primi 20 milioni e anche la Regione si accinge a stanziare delle somme perché quando non piove bisogna intervenire”.

Come si interviene in caso di siccità?

È lo stesso presidente siciliano a spiegarlo: “Ad esempio, riattivando i pozzi, ed è quello che stiamo facendo, cercando di affrontare delle tappe a cui non eravamo abituati. Qui non piove da più di un mese e temiamo che non vedremo piogge fino all’autunno. Stiamo cercando di fare di tutto affinché un bene così prezioso come l’acqua possa essere a disposizione dei cittadini”, ha spiegato il governatore dicendo che “Viviamo per ora momenti di straordinaria mobilitazione”.

Anche la Protezione civile si è attivata per ridurre i danni della siccità in Sicilia e ha indicato gli interventi da attuare nel breve e nel medio termine:

  • riduzione dei consumi delle utenze idropotabili;
  • interventi sugli invasi;
  • campagne di informazione e sensibilizzazione per il risparmio idrico;
  • interventi per reperire risorse idriche alternative, come dissalatori mobili e navi con moduli dissalativi;
  • acquisto di autobotti e silos per la distribuzione dell’acqua in luoghi pubblici;
  • utilizzo di pozzi e sorgenti;
  • riparazione delle reti idriche;
  • ammodernamento degli impianti di dissalazione nei siti dismessi di Porto Empedocle, Paceco-Trapani ed eventualmente anche Gela.

Il costo delle azioni a breve termine è di 130 milioni di euro, mentre per quelle a medio termine occorrono 590 milioni di euro.

In Sicilia, il 2023 è stato il quarto anno consecutivo con precipitazioni al di sotto della media storica di lungo periodo e il 2024 rischia di diventare il quinto.

Già nel 2020 l’Anbi, Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, sottolineava che il 70% della Sicilia era a rischio desertificazione a causa del cambiamento climatico. Lo stesso dato veniva riportato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) addirittura nel 2015.

Le manifestazioni arriveranno a Milano

Saranno due le manifestazioni in programma oggi lunedì 17 con due sfilate di trattori, da Nord a Sud. Il primo corteo sfilerà lungo la strada statale 125 e prevede tre punti di partenza: due da Sud e uno da Nord. La seconda manifestazione (in contemporanea) sfilerà lungo la Strada Statale 131 DCN da due punti di partenza.

Le proteste della Coldiretti non resteranno nell’isola. Martedì 18 giugno un presidio di trattori sarà davanti al Pirellone di Milano (l’appuntamento è alle 9:30 in piazza Duca d’Aosta, di fronte alla stazione Centrale). Centinaia di agricoltori e allevatori di Coldiretti da tutta la Lombardia scenderanno in piazza soprattutto per mettere in luce la questione dei cinghiali e della fauna selvatica, che devasta i raccolti e crea una serie di conseguenze negative. Al loro fianco ci saranno anche sindaci e rappresentanti delle istituzioni.

La presenza di animali come i cinghiali nel “territorio umano” è strettamente correlata alla siccità che secca i raccolti e prosciuga canali e torrenti. Così aumentano le scorribande dei branchi di cinghiali a caccia di cibo e acqua, spostandosi anche di molto perché sono capaci di percorrere fino a 40 chilometri per volta. Solo pochi giorni fa l’ennesima denuncia è arrivata da Coldiretti Puglia, dopo l’avvistamento di un branco di cinghiali in un’azienda agricola a Santeramo. È sempre più urgente la necessità di adottare il piano regionale straordinario di contenimento e strumenti normativi efficaci per difendere il territorio da quella che, per molti, è già diventata una vera invasione.

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