Due Lamborghini parcheggiate nel cuore delle Dolomiti. Due auto super inquinanti immerse nel bianco naturale della neve dopo aver accompagnato i rispettivi titolari al Rifugio Comici in Val Gardena.
Non si tratta di una trovata pubblicitaria, ma di un fatto di cronaca successo nelle ultime ore che ha provocato l’ira dell’Alpenverein Südtirol (Avs) il club alpino di lingua tedesca dell’Alto Adige, nella provincia autonoma di Bolzano.
La reazione dell’Alpenverein Südtirol
La prima domanda è: come ci sono arrivate lì queste due Lamborghini? Il presidente dell’Avs Georg Simeoni avanza un’ipotesi: “Questi veicoli di lusso poi hanno molto probabilmente raggiunto il rifugio Comici attraverso il sentiero allargato che attraversa la Città dei Sassi, progetto valutato negativamente dalle organizzazioni ambientaliste“.
“L’habitat montagna è già molto sviluppato. – ha continuato Simeoni – L’Alpenverein è da anni decisamente dell’opinione che il limite sia già stato raggiunto”, ha aggiunto Simeoni senza risparmiare una stoccata al titolare del rifugio: “Tanta forza motrice con tanti gas di scarico sono probabilmente più graditi degli scialpinisti che raggiungono il rifugio con la forza dei muscoli sui propri sci”.
Per il presidente di Avs, la presenza di due auto di lusso in un contesto del genere è “una provocazione” e dimostra “l’ignoranza di qualsiasi regola di comportamento in montagna. Indipendentemente dallo scopo: le auto di lusso non devono trovare spazio in un rifugio”.
La vicenda invita a riflettere sulla necessità di preservare il territorio dall’ostentazione a tutti i costi, che spesso va di pari passi con un maggiore consumo di risorse e più inquinamento.
“Ecco perché ci opponiamo a nuovi progetti di sviluppo e di espansione sulla montagna”, spiega il presidente del club alpino Alpenverein Südtirol che invita i politici e le forze dell’ordine “ad andare a fondo di questo fatto, a chiarire eventuali responsabilità e, se necessario, a sanzionarle”.
Cosa era successo prima
Nel suo messaggio di denuncia, Simeon ha ricordato le critiche già mosse dalle associazioni ambientaliste. I fatti risalgono all’estate 2023, quando gli enti hanno presentato un esposto al Comune di Selva, all’Ufficio pianificazione paesaggistica della provincia, all’Ispettorato forestale di Bressanone, alla Procura della Repubblica di Bolzano e ai Carabinieri di Selva per denunciare le difformità tra il progetto approvato e i lavori effettivamente realizzati.
Come riportato da Ildolomiti.it, il presidente del Cai (una delle organizzazioni coinvolte) aveva spiegato i motivi dell’esposto: “La società Piz de Sella spa, che gestisce alcuni degli impianti di risalita in quest’area, ha presentato un progetto per allargare in due punti la pista da sci che in parte tocca la Città dei Sassi; questo per permettere il passaggio di mezzi battipista di ultima generazione. Il progetto approvato anche dalla provincia prevedeva l’allargamento di circa mezzo metro in due soli tratti, lunghi complessivamente 48 metri su terreno di proprietà della stessa Società. I lavori realizzati e che sembrano ancora in corso, purtroppo risultano molto difformi rispetto al progetto autorizzato. Hanno infatti interessato un tratto lungo complessivamente 255 metri e 14 punti differenti di intervento, anche su terreni di privati che non sono mai stati interpellati”.
Secondo le associazioni, a risentirne sarebbe stata ancora una volta il patrimonio naturalistico del posto, sacrificato sull’altare dell’overtourism. Durante i lavori sarebbero stati demoliti parzialmente e rimossi completamente diversi massi tipici del territorio, asportato zolle erbose e movimentato diverso materiale. Come spiegato da Zanella “Il tracciato che prima si adattava al paesaggio e alla presenza dei sassi e delle piante, lambendoli, ora è stato allargato e raddrizzato deturpando questo luogo magnifico”.
Oltre ai lavori, ciò che perplime il presidente del Cai, è che nessuno sia intervenuto: “Com’è possibile che un privato riesca a rovinare irrimediabilmente un monumento naturale, patrimonio di tutti, senza che nessuno intervenga per fermare i lavori? Perché degli interventi eseguiti in difformità dal progetto autorizzato non vengono immediatamente fermati e contestati?”.
Quantoavvenutoieri con le due Lamborghini è l’episodio forse più emblematico di ciò che le associazioni denunciano da tempo: “È veramente triste osservare che in nome dello sviluppo economico e sciistico vengano rovinati beni comuni. Ed è ancora più sconcertante che siano le associazioni ambientaliste a dover segnalare il caso alle autorità, assumendo un ruolo che evidentemente non dovrebbero avere”, ha aggiunto Zanella
“Nella nostra provincia – analizzavano già un anno fa le associazioni ambientaliste – si sta assistendo a una aggressione alla montagna sempre più marcata. In pratica si sta portando l’equilibrio fra uomo e natura a una rottura: la monocoltura dello sci, il turismo di massa, il traffico veicolare sempre più intenso in ambienti delicati di alta montagna, il consumo di suolo, sono manifestazioni emblematiche di una cultura completamente sbilanciata, che propone lo sfruttamento del territorio senza limiti”.