La Terra viaggia nella direzione sbagliata: il report

Il primo Planetary Health Check rivela una Terra in crisi, con evidenze scientifiche che mostrano un futuro incerto per il clima, la biodiversità e le risorse naturali
26 Settembre 2024
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“La Terra viaggia nella direzione sbagliata”. Ad affermarlo è il gruppo di ricercatori del Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) che ha realizzato il primo Planetary Health Check. Dal report, presentato nell’ambito degli eventi sul clima all’Assemblea generale dell’Onu, è emerso che sei dei nove confini planetari sono stati superati.

Questo rapporto rappresenta un dettagliato monitoraggio sullo stato di salute del nostro pianeta, utilizzando un framework sviluppato per la prima volta nel 2009, i Planetary Boundaries, che stabilisce i limiti entro cui la Terra può operare in sicurezza per mantenere la stabilità climatica, la biodiversità e le risorse naturali.

La direzione sbagliata

Il rapporto arriva in un momento storico in cui le evidenze degli impatti climatici e ambientali sono sotto gli occhi di tutti: eventi meteorologici estremi, siccità, incendi boschivi, perdita di specie e risorse idriche sempre più scarse.

Il Planetary Health Check 2024 è stato realizzato per fornire una diagnosi scientifica dello stato di salute del pianeta, simile a un esame del sangue per il corpo umano. Come spiega il direttore del PIK, Johan Rockstrom: “Abbiamo superato i limiti di sicurezza in sei processi chiave che regolano la stabilità della Terra, e le tendenze indicano che la pressione su questi sistemi sta aumentando”.

Sei confini superati

La direzione che sta prendendo la Terra, secondo i ricercatori, non è quella corretta. I confini planetari, definiti come limiti critici per mantenere condizioni favorevoli alla vita, includono processi come il cambiamento climatico, la biosfera, l’uso del suolo e i cicli biogeochimici.

Cambiamento climatico

Il cambiamento climatico rappresenta uno dei più preoccupanti superamenti dei confini planetari. Il livello di anidride carbonica (Co2) nell’atmosfera ha raggiunto 419 parti per milione (ppm), un dato allarmante considerando che durante l’epoca preindustriale, il livello di Co2 si aggirava intorno a 280 ppm. Questo valore attuale è il più alto degli ultimi 15 milioni di anni. Inoltre, il forzante radiativo globale – la differenza tra l’energia solare assorbita dalla Terra e quella emessa – è ora a +2,79 watt per metro quadrato (W/m), ben oltre il limite di sicurezza stabilito a +1 W/m. Questi dati dimostrano che l’accumulo di gas serra nell’atmosfera sta causando un aumento continuo della temperatura globale, con impatti diretti sull’innalzamento del livello del mare, la fusione delle calotte polari e l’aumento di eventi climatici estremi come siccità e inondazioni.

Integrità della biosfera

Un altro confine critico superato è quello dell’integrità della biosfera. Il tasso di estinzione delle specie è drammaticamente aumentato, superando le 100 estinzioni per milione di specie all’anno (E/Msy), un numero che indica un tasso di perdita di biodiversità ben oltre i livelli ritenuti sostenibili. Inoltre, la perdita di integrità funzionale della biosfera, misurata in termini di Human Appropriation of Net Primary Production (Hanpp), ossia l’appropriazione umana della produttività primaria netta (energia prodotta dagli ecosistemi), è stimata al 30%.

Questo significa che circa un terzo della produttività primaria degli ecosistemi terrestri viene utilizzato dall’uomo, riducendo drasticamente la capacità degli ecosistemi di autoregolarsi, adattarsi ai cambiamenti e sostenere la vita.

La perdita di biodiversità non solo minaccia la sopravvivenza delle specie, ma riduce anche la resilienza degli ecosistemi di fronte ad altri “confini” e parametri planetari, aggravando gli impatti ambientali.

Modifiche nei sistemi terrestri

Le modifiche nei sistemi terrestri, come la deforestazione e la conversione delle foreste in terreni agricoli o urbani, hanno compromesso gravemente la capacità del pianeta di mantenere ecosistemi stabili.

Le foreste tropicali, che giocano un ruolo cruciale nel sequestro del carbonio e nella regolazione del ciclo idrologico, stanno subendo una drammatica riduzione. Si stima che vaste aree delle foreste pluviali dell’Amazzonia, del Sud-est asiatico e dell’Africa centrale siano ormai al di là del limite di sicurezza, con tassi di deforestazione che hanno portato molte regioni nel cosiddetto High Risk Zone (Zona ad alto rischio).

La perdita di copertura forestale contribuisce inoltre ad aumentare la concentrazione di gas serra nell’atmosfera, amplificando i fenomeni di riscaldamento globale e destabilizzando i sistemi climatici regionali e globali.

Ciclo dell’acqua dolce

La gestione delle risorse idriche è un’altra area critica che ha superato il confine planetario. Le alterazioni dei flussi di acqua dolce, sia blu (acque superficiali come fiumi e laghi) che verde (umidità del suolo), stanno causando enormi squilibri a livello globale. In molte aree, il consumo di acqua supera i livelli di rigenerazione naturale, portando a siccità sempre più frequenti e gravi.

Dal 1900, la deviazione del flusso fluviale e l’uso dell’acqua per l’irrigazione sono aumentati, superando la capacità di molte regioni di mantenere un ciclo dell’acqua sostenibile. Questo problema è particolarmente evidente nelle zone agricole ad alta intensità, dove la scarsità d’acqua sta minacciando la sicurezza alimentare di milioni di persone.

Cicli biogeochimici

Anche i cicli biogeochimici, in particolare quelli del fosforo e dell’azoto, sono stati gravemente alterati dall’attività umana. L’uso massiccio di fertilizzanti in agricoltura ha portato a un eccesso di azoto e fosforo nei suoli e nei corsi d’acqua, causando fenomeni di eutrofizzazione (processo degenerativo delle acque indotto da eccessivi apporti di sostanze ad effetto fertilizzante) e la creazione di “zone morte” negli ecosistemi acquatici, dove l’ossigeno è praticamente assente. Questo fenomeno ha conseguenze devastanti per la vita marina, con pesanti impatti sugli stock ittici e sulla biodiversità acquatica. Gli squilibri nei cicli del fosforo e dell’azoto stanno compromettendo la salute degli ecosistemi, aumentando la vulnerabilità di laghi, fiumi e mari agli stress ambientali.

Entità nuove

Infine, il confine relativo all’introduzione di entità nuove, come sostanze chimiche sintetiche, microplastiche e organismi geneticamente modificati, è stato ampiamente superato. Molte di queste entità, create e diffuse dall’attività umana, non sono ancora adeguatamente testate per i loro impatti a lungo termine sull’ambiente. Tuttavia, gli studi esistenti mostrano che tali sostanze possono causare gravi alterazioni nei processi ecosistemici.

Un esempio emblematico è l’impatto devastante dei clorofluorocarburi (Cfc) sullo strato di ozono negli anni ’80. Oggi, i pesticidi e le microplastiche stanno contaminando fiumi, oceani e terreni agricoli, con effetti potenzialmente irreversibili sulla biodiversità e sulla salute umana.

Le aree ancora in sicurezza

Mentre sei confini sono stati superati, altri tre rimangono, per ora, all’interno del Safe Operating Space. Tuttavia, il rapporto evidenzia come uno di questi, l’acidificazione degli oceani, sia prossimo al superamento del limite sicuro. Gli oceani assorbono una quantità crescente di Co2 atmosferica, causando un calo del pH e mettendo a rischio la vita marina, specialmente per gli organismi che dipendono dal calcio, come i coralli e i molluschi.

Gli altri due sono gli “aerosol atmosferici”, cioè minuscole particelle solide o liquide sospese nell’aria, originate da fonti naturali (come polvere, sabbia, ceneri vulcaniche e sale marino) o da attività umane (come combustione di combustibili fossili, fumo, emissioni industriali e agricoltura). E il buco nell’ozono che resta ancora entro i limiti grazie a iniziative internazionali.

Il Planetary Health Check 2024 non è solo un allarme, ma un invito all’azione. I dati scientifici mostrano chiaramente che stiamo avvicinandoci a punti di non ritorno per diversi processi planetari, ma c’è ancora tempo per invertire la rotta. Gli scienziati chiedono una mobilitazione globale per riportare i sistemi terrestri entro i limiti di sicurezza, proponendo soluzioni come la riduzione delle emissioni di gas serra, l’adozione di pratiche agricole sostenibili.

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