Dai riti del fuoco ai pupazzi di neve riempiti di esplosivi: come si festeggia l’arrivo della primavera in Europa

Le tradizioni che mantengono vivo il rapporto uomo-natura e il rischio di perderle per sempre
20 Marzo 2025
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Pupazzo Neve Primavera Canva
Pupazzo di neve primaverile

Forse aveva ragione Isaac Bashevis Singer: “V’è qualcosa nella primavera che non si può esprimere a parole”. Il primo tepore che scioglie il gelo invernale, i fiori che sbocciano sui rami ancora spogli, il canto degli uccelli che ritorna a riempire l’aria.

Situazioni e sensazioni che, come diceva lo scrittore polacco-statunitense, sono impossibili da descrivere.

Non a caso, le popolazioni hanno affidato al folklore la celebrazione di questa stagione. Ecco come si festeggia l’arrivo della primavera in Europa, che quest’anno inizia oggi, giovedì 20 marzo.

Quando inizia la primavera?

Se il calendario segna l’equinozio di primavera il 20 o 21 marzo, le tradizioni europee hanno spesso anticipato o posticipato i festeggiamenti in base a riferimenti astronomici, religiosi o puramente pratici legati alle attività agricole.

Nel mondo celtico, la primavera veniva celebrata con la festa di Imbolc all’inizio di febbraio, quando le prime pecore cominciavano a produrre latte. Nelle culture germaniche, invece, si attendeva il primo plenilunio dopo l’equinozio, tradizione che ha influenzato anche la data della Pasqua cristiana.

Questa fluidità temporale rispecchia una verità spesso dimenticata: la natura non segue il calendario gregoriano e i suoi cicli variano non solo da luogo a luogo, ma anche di anno in anno.

Le tradizioni di primavera nelle terre slave

Nelle regioni slave, l’arrivo della primavera viene tradizionalmente celebrato con il rito di Maslenitsa, una settimana di festeggiamenti che culmina con il rogo di un pupazzo di paglia rappresentante l’inverno. In Bulgaria, questa tradizione si intreccia con la festa di Baba Marta, quando le persone si scambiano braccialetti intrecciati con fili rossi e bianchi (martenitsi) come simbolo di salute e prosperità.

Questi riti del fuoco, comuni in molte culture europee, rappresentavano un modo per purificare simbolicamente la comunità e la terra, preparandole alla rinascita primaverile. Una forma di “reset” culturale che oggi trova (parzialmente) eco nelle strategie aziendali di rinnovamento sostenibile.

L’acqua che dà vita: tradizioni dell’Europa centrale

In Ungheria e nella Repubblica Ceca sopravvive ancora la tradizione del “Lunedì delle Spruzzate” o “dell’aspersione” (“locsolkodás”) quando i giovani uomini visitano le case delle ragazze per bagnarle con l’acqua o profumo, ricevendo in cambio uova decorate. Questa usanza, che si svolge il lunedì dopo Pasqua, celebra l’elemento acqua come portatore di fertilità e rinnovamento.

In Svezia, invece, la primavera viene accolta con la festa di Valborgsmässoafton il 30 aprile, quando vengono accesi grandi falò per scacciare gli spiriti maligni e proteggere il bestiame. Qui, il fuoco simboleggia il sole che ritorna a riscaldare la terra dopo il lungo inverno nordico.

Alberi e fiori: la primavera prende forma

L’albero di maggio (“Maypole”) rappresenta forse una delle tradizioni primaverili più diffuse in Europa. Da secoli, comunità in Germania, Inghilterra, Svezia e Finlandia erigono pali decorati con nastri colorati intorno ai quali si svolgono danze tradizionali. L’albero simboleggia la fertilità della terra e la vitalità della natura che rinasce.

In Spagna (Paese che ha introdotto il congedo climatico), e particolarmente in Catalogna, la primavera viene celebrata con la festa di Sant Jordi (San Giorgio) il 23 aprile, quando per tradizione gli uomini regalano rose alle donne, che ricambiano con libri. Una celebrazione che unisce natura e cultura, bellezza effimera e conoscenza duratura.

Le tradizioni più curiose

Alcune tradizioni primaverili europee sfidano l’immaginazione. In alcune regioni della Svizzera, si celebra ancora il “Sechseläuten”, una festa durante la quale viene bruciato il “Böögg”, un pupazzo di neve riempito di esplosivi. Il tempo che il pupazzo impiega a esplodere viene interpretato come previsione meteorologica per l’estate che verrà.

In Romania, il primo giorno di marzo segna l’inizio della primavera con la festa di Mărțișor, quando le persone si scambiano piccoli oggetti decorativi realizzati con fili rossi e bianchi intrecciati, simili ai martenitsi bulgari. Questi talismani vengono portati fino a quando non si vede il primo albero in fiore o la prima rondine, momento in cui vengono appesi ai rami.

Il ruolo delle tradizioni in questo contesto storico

Le pratiche tradizionali, nate in un’epoca in cui il legame tra uomo e natura era diretto e profondo, offrono insegnamenti preziosi per affrontare oggi il tema della sostenibilità. I ritmi naturali – il ciclo solare, il passaggio delle stagioni e la rigenerazione dei terreni – non sono solo manifestazioni della ciclicità della vita, ma costituiscono un modello di equilibrio che, secondo rapporti pubblicati dall’European Environment Agency (EEA, 2021), può contribuire a ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive.

Inoltre, un rapporto della Commissione europea sullo sviluppo sostenibile evidenzia come l’adozione di metodi che rispettino i cicli naturali possa incrementare la resilienza degli ecosistemi urbani, migliorando al contempo le performance Esg delle imprese. La perdita di questi antichi ritmi, infatti, comporterebbe un rischio concreto: la diminuzione della capacità degli ambienti urbani di rigenerarsi, con effetti negativi sulla biodiversità e sull’efficienza dei sistemi ecologici.Mentre la primavera astronomica segue il suo corso, nuove iniziative urbane stanno riscoprendo l’importanza dei ritmi naturali. In varie città europee, progetti di piantumazione comunitaria e campagne di sensibilizzazione sulla biodiversità locale si ispirano a rituali antichi per ristabilire un dialogo tra passato e futuro.

Ora che il mondo sembra fare una pericolosa inversione a U sul percorso della sostenibilità diventa ancora più importante preservare queste tradizioni e rinnovarle per tenere vivo il legame uomo-natura. Abbiamo sempre bisogno di “qualcosa che non si può esprimere a parole”.

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