Giornata mondiale Biodiversità, Castellucci (3Bee): “Finanziamo con 5.000 euro all’anno i progetti più interessanti”

Virginia Castellucci, head of sustainability di 3Bee, illustra l’iniziativa XNatura Regeneration Awards e avverte: sulla sostenibilità non si torna più indietro
21 Maggio 2025
6 minuti di lettura
Virginia Castellucci 3 Bee Intervista
Virginia Castellucci, head of sustainability di 3Bee

Il 22 maggio ricorre la Giornata Mondiale per la Biodiversità, istituita dalle Nazioni Uniti nel 2000. Da allora sono passati più di due decenni, ma permane la stessa, atavica, questione: si può conciliare il profitto con la sostenibilità ambientale?

Per rispondere a questa domanda, bisogna prima di tutto invertirla, sostiene Virginia Castellucci head of sustainability di 3Bee: “Il tema non dovrebbe essere ‘se si può’ ma ‘come’ far conciliare questi due aspetti perché non c’è dubbio sul fatto che dobbiamo tutelare la natura e la biodiversità”. Per ragioni ambientali, certo, ma anche di produzione: “Siamo tutti dipendenti dalla natura: cittadini, aziende, istituzioni. Se non agiamo in maniera sostenibile, nel lungo periodo le imprese non potranno più fare business”, spiega ai microfoni di Prometeo360.

Le realtà che stanno già investendo in questa direzione partono da una profonda consapevolezza: “Quando riconosciamo la nostra dipendenza dalle risorse naturali, l’attenzione alla natura e alla biodiversità diventa un passaggio obbligato”, spiega Castellucci che aggiunge: “chi non lo capisce in tempo rischia di perdere la sua stessa attività”.

Cosa sono gli XNatura Regeneration Awards

Non si tratta solo di denaro; spesso a mancare sono le idee originali che permettano ai privati di tutelare l’ambiente in maniera costante.

3Bee, nature-tech company leader nella protezione della biodiversità, della natura e del clima tramite tecnologie all’avanguardia, risponde a queste esigenze con gli XNatura Regeneration Awards, un’iniziativa lanciata in occasione della Giornata Mondiale della Biodiversità 2025 per selezionare e supportare economicamente i progetti di rigenerazione ambientale più meritevoli in tutto il mondo.

Gli Awards, alla loro prima edizione, seguono il tema di questa edizione del summit “In harmony with nature and sustainable development”, ovvero uno sviluppo (economico) che sia sostenibile e in armonia con la natura. Con gli XNatura Regeneration Awards 3Bee mira a supportare i proprietari terrieri nel breve e nel lungo periodo, condividendo i modelli sostenibili che siano replicabili in futuro.

La partecipazione è aperta a tutti i proprietari di terreni in tutto il mondo che vogliono presentare progetti di rigenerazione ambientale. Le iscrizioni sono aperte dal 22 maggio al 1° settembre 2025, e i progetti selezionati saranno annunciati il 5 dicembre 2025, dopo una fase di valutazione.

Gli Awards sono alla loro prima edizione, ma ci sono buone aspettative: “Speriamo di ricevere proposte da almeno trenta Paesi”, spiega Castellucci.

Lo scopo dell’iniziativa è selezionare fino a tre progetti di rigenerazione ambientale che rispondano a criteri specifici, con un focus su interventi in grado di restituire valore ecologico a territori degradati, fornendo ad ognuno un contributo economico di 5.000 euro all’anno per tre anni, a partire dal 2026.

Sostenibilità, a che punto siamo?

L’iniziativa di 3Bee arriva in un periodo storico particolare: dopo aver fatto delle politiche green il faro delle proprie azioni, molte istituzioni, a partire da quelle europee stanno indietreggiando sulle politiche ambientali. Tensioni interne (si pensi alle resistenze del Ppe), crisi dell’automotive, e pressioni esterne (leggi: dazi e politica no green di Donald Trump) hanno portato la Commissione von der Leyen a rivedere i suoi piani green. Una battuta d’arresto che non è sfuggita ai cittadini.

Secondo un sondaggio Youtrend, un italiano su due ritiene che gli sforzi green delle istituzioni siano diminuiti. Più in generale, gli intervistati riferiscono un minore impegno ambientale da parte degli altri cittadini e delle aziende. Questa percezione corrisponde alla realtà dei fatti?

“Io ritengo che il popolo non abbia mai torto, che la collettività, il gruppo, abbia sempre ragione. E in effetti è vero che c’è stato un rallentamento delle politiche green. A partire dalle istituzioni europee e poi a cascata quelle nazionali, regionali, e locali ci sono stati dei passi indietro rispetto alle tematiche ambientali perché, soprattutto in ambito europeo, sembrerebbe che le priorità in questo momento siano altre”, riconosce Castellucci.

Il 3 aprile scorso, il Parlamento europeo ha rinviato di due anni l’entrata in vigore della Csrd e della Csddd, due direttive cruciali in ambito di reporting ambientale.

Le aziende non hanno risposto tutte allo stesso modo: “Quelle virtuose continuano a investire sul tema della sostenibilità che è anche un vantaggio competitivo di lungo periodo. Sanno che, se si occupano di ambiente oggi, avranno più probabilità di resistere domani”.Alla base di questa prospettiva c’è una consapevolezza importante: “Hanno capito che non solo le loro imprese ad avere un impatto nei confronti dell’ambiente ma è anche l’ambiente ad aver un impatto diretto sul loro business. In altre parole, hanno capito che il loro stesso profitto dipende dalla salvaguardia dell’ambiente”.

La maggior parte delle imprese, tuttavia, ha sfruttato la decisione di Bruxelles per rimandare il reporting non finanziario e “spostare di un paio d’anni gli sforzi che avrebbero dovuto fare prima”.

Le istituzioni arretrano sulle politiche green, le banche no

Spesso sono le grandi aziende quelle che riescono a implementare una strategia green, anche anticipando le decisioni della politica. Credi che ci sia bisogno di più finanziamenti per incentivare le imprese a muoversi in questa direzione?

“È possibile, ma d’altra parte le aziende devono muoversi a prescindere da questo soprattutto perché glielo chiedono gli investitori”, dichiara Castellucci facendo luce su un aspetto interessante della transizione: “Le aziende che oggi non si stanno occupando di ambiente e di natura, non vengono prese in considerazione dagli investitori. Ecco: se le istituzioni stanno arretrando sulle politiche green, le banche stanno tenendo il punto”. Difficile, se non impossibile, trovare una prova più evidente della relazione tra sostenibilità e profitto.

“Le aziende valutano i rischi che corrono a causa dei cambiamenti climatici”, spiega Castellucci. Soprattutto dopo gli avvenimenti degli ultimi due anni, i fenomeni estremi sono una Spada di Damocle che pende sulla testa degli imprenditori. L’Europa è il continente più esposto al surriscaldamento climatico e l’Italia è il Paese europeo con più decessi previsti entro il 2050 a causa del caldo estremo. Va da sé che anche l’economia è a rischio, come dimostrano le alluvioni che hanno falciato la produzione agricola dell’Emilia-Romagna negli ultimi due anni.

In Italia, dal 2015 al settembre 2024 si sono registrati 146 eventi climatici estremi che hanno danneggiato gravemente il settore agricolo e hanno rappresentato il 7,4% del totale degli eventi estremi avvenuti in Italia. Parliamo di violente grandinate, siccità, raffiche di vento, allagamenti ed esondazioni fluviali, con effetti devastanti su colture, infrastrutture e intere economie locali.

Secondo i calcoli di Legambiente, entro il 2050 l’agroalimentare italiano potrebbe perdere fino a 30 miliardi di euro a causa degli eventi climatici estremi.

Non a caso, “i settori più legati alla natura, come il food and beverage, continuano a investire in sostenibilità nonostante l’arretramento delle istituzioni”, spiega Virginia Castellucci.

L’importanza di creare modelli replicabili

Viste le minacce ambientali e la frenata della politica, non basta avere strumenti capaci di tutelare natura e la biodiversità. Serve che questi strumenti siano replicabili in futuro. Per arrivare a questo risultato, 3Bee punta sulla fusione di scienza e tecnologia.

È possibile coinvolgere in queste dinamiche anche le aziende piccole e medie?

“L’obiettivo degli XNatura Generation Awards non è solo quello di selezionare e supportare economicamente i progetti di rigenerazione ambientale più meritevoli, ma anche quello di creare delle best practice a disposizione di tutti”, spiega Castellucci che aggiunge: “l’idea è quella di creare delle nuove oasi della biodiversità, supportate da noi, e di condividere le buone prassi con chiunque lo desideri, pubblicandole sul nostro sito. Possiamo dare un contributo all’ambiente anche raccontando gli Awards”.

La comunicazione, in effetti, è un fattore cruciale per diffondere le azioni sostenibili, anche se è sottovalutata. Il 77% degli italiani si sentirebbe più motivato da messaggi incentrati sulle soluzioni piuttosto che sui problemi ambientali e il 63% ritiene necessaria una comunicazione che evidenzi anche i benefici economici della i benefici economici della transizione ecologica, non solo i problemi (dati Youtrend).

Virginia Castellucci non ha dubbi a riguardo: “Sicuramente la replicabilità delle best practices nel futuro passa anche dalla comunicazione e dal coinvolgere sempre più aziende che possono utilizzare le Oasi come strumento anche di compensazione del loro impatto”.

I crediti natura dell’Ue

Il momento è propizio: “Lo scorso 5 maggio, in occasione del Global Solutions Summit di Berlino, la Commissaria Ue per l’Ambiente, Jessika Roswall, ha annunciato l’intenzione di aprire il mercato dei crediti natura”, una misura pensata per aumentare gli investimenti green. Il meccanismo dovrebbe replicare quello degli Ets. Secondo uno scenario “ottimistico”, il World Economic Forum ha stimato che i crediti natura potrebbero generare circa 180 miliardi di euro a livello globale entro il 2050, mentre Bruxelles prevede un avvio lento e ricorda che, al momento, l’impegno degli istituti finanziari non è garantito.

Intanto, molte aziende hanno iniziato a confrontarsi per migliorare nel campo della sostenibilità soprattutto nei settori più sensibili a questi temi. “Sempre più imprese – conclude Castellucci – si parlano per prendere spunto dalle altre e migliorare insieme. Quando capiremo che l’ambiente, la biodiversità, il clima riguardano tutti, nessuno escluso, questa collaborazione vivrà una nuova fase”,

Sperando che quel giorno non arrivi troppo tardi.

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