Un deposito carburanti Eni è esploso a Calenzano (Firenze) in mattinata: si contano morti, feriti e dispersi, e i Comuni interessati hanno allertato la popolazione a non avvicinarsi alla zona e a chiudere porte e finestre. La colonna di fumo era visibile dai comuni vicini e anche da Firenze mentre l’esplosione, udita a km di distanza, avrebbe provocato nelle vicinanze la rottura dei vetri di alcuni edifici industriali. Sul posto il sistema regionale di emergenza sanitaria, i Vigili del Fuoco e le Forze dell’Ordine, come ha fatto sapere via social il presidente della Toscana Eugenio Giani.
“I vigili del fuoco hanno domato le fiamme in modo da evitare la propagazione ai depositi vicini. In merito all’esplosione dello stabilimento di Calenzano, i tecnici della nostra Agenzia regionale per la protezione ambientale sono sul posto per valutare le potenziali ricadute degli inquinanti, inclusi eventuali effetti sui corsi d’acqua. L’incendio è stato contenuto rapidamente e la colonna di fumo si è alzata notevolmente a causa della differenza di temperatura tra i fumi e l’atmosfera”, ha scritto ancora Giani.
Cos’è uno stabilimento di soglia superiore?
Il deposito di oli minerali di Calenzano, come si può leggere sul sito dell’Arpat Toscana, ricadeva nella definizione di ‘stabilimento di soglia superiore’, ovvero un sito industriale o un’installazione che gestisce quantità significative di sostanze pericolose, con un potenziale di rischio tale da richiedere misure di sicurezza e prevenzione più stringenti rispetto a stabilimenti con rischi minori.
Questo termine è definito in modo specifico nella Direttiva Seveso III (2012/18/UE), adottata dall’Unione Europea dopo il disastro avvenuto nel 1976 a Seveso, in Italia, quando un incidente chimico provocò il rilascio di diossina e causò gravi danni alla salute pubblica e all’ecosistema.
Il provvedimento europeo, dunque, nacque proprio con l’obiettivo di regolamentare il rischio industriale, in modo da prevenire incidenti gravi legati a sostanze chimiche pericolose e limitarne le conseguenze sull’uomo e sull’ambiente.
Per definire il rischio industriale è importante sapere innanzitutto se un sito è classificato di ‘soglia superiore’ o ‘soglia inferiore’. La distinzione, contenuta nella direttiva, deriva non tanto dal tipo di sostanza presente nello stabilimento quanto dalla sua quantità, che deve superare un determinato limite stabilito dalla normativa stessa, in genere molto elevato. Tra gli stabilimenti che possono essere classificati in questo modo ci sono:
• Raffinerie di petrolio
• Impianti chimici che producono o stoccano sostanze pericolose
• Depositi di gas liquefatto
• Impianti di produzione di esplosivi
• Depositi di stoccaggio di grandi quantità di fertilizzanti.
Nella direttiva, gli stabilimenti di soglia superiore sono soggetti a requisiti di sicurezza molto più rigorosi di quelli classificati di soglia inferiore. I gestori, infatti, devono presentare sia piani di emergenza interni, per rispondere prontamente a incidenti nel sito, sia un piano di emergenza esterno realizzato in collaborazione con le autorità locali, per proteggere la popolazione e l’ambiente circostante.
Inoltre, questo tipo di stabilimento deve presentare un rapporto di sicurezza dettagliato, che descriva le attività svolte, le sostanze pericolose utilizzate, i rischi potenziali e le misure adottate per prevenire gli incidenti e mitigare le loro conseguenze. Sono poi soggetti a ispezioni periodiche da parte delle autorità competenti.
Cos’è il rischio industriale?
Ma cos’è il rischio industriale, di cui si occupa la direttiva Seveso? Si tratta della combinazione di probabilità e gravità di un evento dannoso legato alle attività industriali che coinvolgono la manipolazione, la produzione o lo stoccaggio di sostanze pericolose. È un concetto centrale nella sicurezza e nella prevenzione e si applica a situazioni in cui un malfunzionamento, un errore umano o circostanze impreviste possono provocare incidenti con conseguenze negative per le persone, l’ambiente o le infrastrutture.
Il rischio industriale può assumere molte facce, a seconda del tipo di attività e delle sostanze coinvolte:
• Rischio chimico, per l’utilizzo, la manipolazione o lo stoccaggio di sostanze chimiche pericolose come gas tossici, infiammabili o esplosivi. Possibili incidenti: esplosioni, incendi, rilascio di gas tossici.
• Rischio fisico, legato all’utilizzo di macchinari, impianti sotto pressione o ambienti con alte temperature. Possibili incidenti: esplosioni di caldaie, collassi strutturali, malfunzionamenti meccanici.
• Rischio biologico, associato alla gestione di organismi patogeni o materiali biologici pericolosi. Possibili incidenti: contaminazione di aree, diffusione di malattie.
• Rischio ambientale, col potenziale rilascio di sostanze nocive nell’aria, nell’acqua o nel suolo. Possibili incidenti: inquinamento di falde acquifere, distruzione di ecosistemi.
• Rischio radiologico, relativo all’uso o alla gestione di materiali radioattivi. Possibili incidenti: contaminazione ambientale, esposizione a radiazioni.
Il rischio industriale viene gestito attraverso pratiche e normative ad hoc, iniziando con la valutazione del rischio, quindi identificando i pericoli e analizzando le possibili conseguenze, progettando in modo sicuro gli impianti, predisponendo piani di emergenza adeguati e adeguata formazione dei dipendenti, che devono sapere come lavorare in sicurezza e cosa fare in caso di emergenza. Infine, è importante la trasparenza verso la popolazione locale, che richiede una comunicazione chiara e precisa.
La procura apre un’indagine
Tornando a Calenzano, la Procura di Prato, competente per territorio, ha fatto sapere in una nota che aprirà “un procedimento penale per appurare le eventuali responsabilità “per “l’esplosione, con conseguente incendio e danneggiamento del deposito Eni” e degli edifici circostanti, “che ha prodotto la morte di due persone e il ferimento di nove, due dei quali trovano in condizioni molto gravi”.
L’Eni a sua volta ha informato che “sono in corso di immediata verifica gli impatti e le cause“, confermando l’incendio e che “i Vigili del Fuoco stanno operando per domare le fiamme che sono confinate alla zona pensiline di carico e non interessano in alcun modo il parco serbatoi”.