Giornata Mondiale del Suolo, rompere l’asfalto per dare nuovo ossigeno al terreno. Come funziona il depaving

Nato a Portland tra il 2007 e il 2008, oggi il movimento è sempre più diffuso nel mondo
5 Dicembre 2024
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Distruggere l’asfalto per liberare il suolo e renderlo nuovamente permeabile. In occasione della Giornata Mondiale del Suolo, istituita il 5 dicembre 2014, vediamo da vicino il depaving, un movimento green sempre più diffuso nel mondo, che parte dalla rimozione dell’asfalto.

Il depaving nasce a Portland tra il 2007 e il 2008 al motto di “Ripping up concrete to let the Earth breathe!” e grazie all’azione di cittadini che hanno deciso di trasformare gli spazi urbani in aree verdi per migliorare la qualità della vita e affrontare il cambiamento climatico.

Depaving, perché smantellare l’asfalto?

L’asfalto e il cemento coprono gran parte delle città con gravi ricadute sul clima e sulla frequenza degli eventi climatici estremi:

  • Effetto isola di calore: le città possono essere più calde di 3-5°C rispetto alle aree rurali circostanti. Il cemento trattiene il calore durante il giorno e lo rilascia lentamente di notte, aumentando di molto le temperature;
  • Deflusso delle acque piovane: le superfici impermeabili impediscono all’acqua di penetrare nel suolo. Questo provoca inondazioni, trascina inquinanti nei corsi d’acqua e riduce la ricarica delle falde acquifere;
  • Riduzione della biodiversità: la pavimentazione limita lo spazio per piante e animali, impoverendo gli ecosistemi urbani.

L’obiettivo del depaving non è solo eliminare una superficie impermeabile, ma rigenerare il terreno sottostante per trasformarlo in uno spazio verde o permeabile.

Come si fa il depaving

Il primo passo è analizzare il sito: la qualità del terreno e la profondità dello strato di asfalto devono essere valutate attentamente. Questi dati determinano il tipo di intervento necessario e garantiscono che il terreno possa essere rigenerato.

A seconda delle dimensioni e dell’accessibilità dell’area, il lavoro può essere svolto manualmente o con mezzi meccanici. Per piccoli progetti urbani, come giardini di quartiere o spazi comunitari, l’asfalto viene rimosso con strumenti manuali come martelli pneumatici e picconi, spesso coinvolgendo i cittadini. Nei progetti più ampi, come il recupero di piazze o parcheggi, si utilizzano macchinari pesanti come escavatori dotati di martelli idraulici, capaci di rimuovere grandi quantità di materiale in poco tempo.

Una volta eliminato l’asfalto, è fondamentale occuparsi dei detriti. Dove possibile, l’asfalto viene frantumato e riciclato per essere utilizzato in altri contesti, come pavimentazioni permeabili, evitando sprechi e riducendo l’impatto ambientale. Il terreno liberato dall’asfalto viene poi preparato con cura: smosso per favorire il passaggio di ossigeno, arricchito con compost o materiali organici per ripristinare la sua fertilità e, se necessario, trattato con tecniche specifiche per correggere la compattazione dovuta alla precedente pavimentazione. Il risultato finale è una superficie rigenerata che può essere trasformata in un giardino urbano, un parco o un’area con pavimentazioni drenanti.

Ogni 1.000 metri quadri di superficie depavimentata possono assorbire fino a 1 milione di litri d’acqua all’anno, riducendo il rischio di inondazioni e contribuendo a creare un ambiente più fresco e vivibile. Il depaving non è solo una pratica ambientale: è un investimento per il futuro delle città, un passo concreto verso un’urbanizzazione sostenibile e più rispettosa dell’ecosistema.

Esempi nel mondo

Il movimento del Depaving è cresciuto oltre i confini di Portland, diventando una pratica comune in molte città:

  • Seul: nella capitale sudcoreana la rimozione di un’autostrada ha permesso di ripristinare il fiume Cheonggyecheon, creando un corridoio verde che ha migliorato la qualità dell’aria e ridotto le temperature;
  • Parigi: la capitale francese ospita il progetto di trasformazione degli Champs-Élysées prevede la rimozione di ampie porzioni di asfalto per creare un grande giardino urbano;
  • Milano: negli ultimi anni sono stati rimossi oltre 27.000 metri quadri di asfalto dal capoluogo lombardo, un intervento che ha contribuito a migliorare la qualità dell’aria e a ridurre l’impatto ambientale.

La situazione del suolo

Il suolo gioca un ruolo cruciale nel contrasto al cambiamento climatico grazie alla sua capacità di trattenere l’anidride carbonica. Le piante, infatti, assorbono CO2 dall’atmosfera e la immagazzinano nel terreno attraverso un processo naturale noto come sequestro del carbonio. Tuttavia, quando il suolo è coperto da cemento o le piante vengono rimosse, questa funzione vitale viene interrotta, aggravando la crisi climatica.

Proprio in questi giorni, dopo il rischio di un dietrofront, l’Ue ha dato il via libera alla proposta di rinvio dell’applicazione del regolamento sulla deforestazione al 30 dicembre 2025.

Intanto, il suolo è fortemente sotto pressione. Il report “State of Soils in Europe” ha evidenziato una situazione allarmante riguardo alla degradazione del suolo in Europa, richiedendo azioni urgenti per invertire questa tendenza. Il rapporto, realizzato dal Joint Research Centre (Jrc) e dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (Eea), analizza lo stato del suolo non solo nell’Unione Europea, ma anche in paesi come Ucraina, Turchia e nei Balcani occidentali.

Questi i dati principali:

  • Erosione del Suolo: si stima che l’erosione del suolo in Europa ammonti a circa 1 miliardo di tonnellate all’anno. Circa il 24% dei suoli europei è colpito da erosione idrica, principalmente nelle terre agricole, con previsioni che indicano un possibile aumento del 13-25% entro il 2050;
  • Squilibri Nutrizionali: gli squilibri nutrizionali stanno aumentando, interessando il 74% delle terre agricole. Il surplus di azoto è in crescita e può avere effetti dannosi sulla salute umana, sulle colture e sugli ecosistemi;
  • Carbonio organico nel suolo: il carbonio organico, fondamentale per la salute del suolo, sta diminuendo nelle aree agricole. Tra il 2009 e il 2018, si stima che siano stati persi circa 70 milioni di tonnellate di carbonio organico dai suoli minerali delle coltivazioni nell’UE e nel Regno Unito;
  • Degradazione delle torbiere: le torbiere, importanti serbatoi di carbonio, sono anch’esse in crisi; circa il 50% delle torbiere nell’Ue risulta degradato. La loro degradazione contribuisce a circa il 5% delle emissioni totali di gas serra nell’Ue.

Impatti extra Ue

La situazione è particolarmente critica anche al di fuori dell’Unione. In Ucraina, le attività militari hanno causato gravi danni al suolo, con oltre 10 milioni di ettari stimati come degradati a causa dell’invasione russa. In Turchia, circa 1,5 milioni di ettari soffrono di problemi di salinità, mentre nei Balcani occidentali sono stati segnalati oltre 100 siti contaminati da attività minerarie e industriali.

Il rapporto sottolinea l’importanza di un monitoraggio adeguato e di nuove legislazioni per affrontare la degradazione del suolo. L’Unione Europea ha già avviato iniziative come la Missione “A Soil Deal for Europe”, che mira a finanziare progetti per migliorare la salute del suolo e promuovere pratiche agricole sostenibili.

Intanto, alcuni popoli e alcune istituzioni praticano il depaving per dare ossigeno al suolo ma, soprattutto, al futuro dell’essere umano su questo pianeta.

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