Negli ultimi anni, il settore del cacao ha affrontato una crisi senza precedenti: una tempesta perfetta per l’industria del cioccolato che combina fattori climatici, economici e sociali. La crescente instabilità climatica ha avuto effetti devastanti sulle coltivazioni, aggravata da fenomeni come malattie delle piante e l’assenza di ricambio generazionale nelle piantagioni. Parallelamente, gli investimenti nei paesi produttori, come Ghana e Costa d’Avorio, sono sempre più orientati verso settori industriali più redditizi, come l’estrazione di terre rare per l’automotive, a discapito dell’agricoltura. Questa situazione ha colpito duramente non solo i grandi produttori industriali, ma soprattutto le piccole realtà artigianali, che basano la loro attività su standard qualitativi elevati e margini di profitto più ristretti. Questi laboratori, che fanno della qualità e della passione il loro tratto distintivo, devono ora affrontare una sfida senza precedenti: come mantenere intatta la propria identità, pur adattandosi a un contesto economico sempre più complesso?
Un esempio emblematico di questa realtà è Chocolart Fiortini, laboratorio dolciario situato a Itri, in provincia di Latina, che rappresenta un esempio emblematico di resilienza artigianale. Fondato nel 1997 da Sebastiano Fiortini, l’azienda è nata come laboratorio specializzato nella lavorazione del torrone, in particolare quello croccante, una tradizione che affonda le radici nelle origini beneventane della famiglia. Negli anni, la passione per il cacao ha portato l’azienda pontina a diversificare la propria produzione. Alle lavorazioni tradizionali si sono aggiunti prodotti innovativi come praline, cioccolatini, uova di Pasqua e prodotti innovativi come le olive ricoperte di cioccolato. Questa evoluzione ha permesso all’azienda di rispondere alle nuove tendenze del mercato e di intercettare un pubblico sempre più attento alla qualità e alla sostenibilità.
Tuttavia, l’aumento dei prezzi del cacao è diventato una sfida importante. “Abbiamo iniziato a notare un incremento significativo dei costi circa cinque anni fa”, spiega Francesco Fiortini, figlio del fondatore e oggi parte integrante della gestione aziendale. “La crisi del cacao è un problema complesso che ha radici sia nel cambiamento climatico sia nello sfruttamento economico delle popolazioni locali -continua Francesco-. Ci sono pochi incentivi per le nuove generazioni a lavorare nelle piantagioni, e questo influisce sulla sostenibilità a lungo termine del settore”. Per affrontare questa situazione, l’azienda ha adottato strategie di ottimizzazione e diversificazione, riducendo i margini di guadagno e adattando la produzione alle nuove esigenze del mercato.
Il cioccolato artigianale di fronte alla crisi globale del cacao
La crisi del cacao è il risultato di dinamiche globali complesse. La domanda globale di cioccolato è in costante crescita, trainata sia dai mercati tradizionali europei che da nuovi consumatori in Asia e America Latina. Nel frattempo, le coltivazioni di cacao sono sempre più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con una riduzione delle rese che non riesce a tenere il passo con l’aumento della domanda. Questa situazione ha spinto i prezzi del cacao a livelli senza precedenti, mettendo a dura prova le piccole realtà artigianali. L’aumento dei prezzi e la crescente difficoltà nell’approvvigionamento delle materie “ci ha spinti a riflettere sul futuro del mercato e a trovare soluzioni innovative per continuare a offrire prodotti di qualità senza compromettere i nostri valori” spiega Francesco. Tra le strategie adottate dall’azienda, vi è la revisione delle referenze meno vendute e l’introduzione di nuovi prodotti personalizzati, destinati a eventi speciali come matrimoni e battesimi. La collaborazione con una designer ha permesso di destagionalizzare la produzione e di sviluppare soluzioni creative per il mercato aziendale, come gadget e regali personalizzati.
Questa capacità di innovare ha consentito a Chocolart Fiortini di ampliare il proprio pubblico e di mantenere alta la qualità dei prodotti, nonostante le difficoltà. “Il nostro obiettivo è sempre stato quello di offrire un prodotto che racconti una storia, che unisca tradizione e modernità”, afferma Francesco. Questa filosofia si riflette anche nella scelta delle materie prime, rigorosamente selezionate per garantire un’esperienza autentica ai consumatori. L’azienda ha investito in prodotti come le creme spalmabili al pistacchio, alla mandorla e alla nocciola, posizionandosi su una fascia di mercato alta e attenta alla qualità. La scelta di utilizzare cacao monorigine e di mantenere una filiera chiusa consente di garantire l’esclusività dei prodotti. “Il segmento premium”, sottolinea Francesco, “è meno colpito dalle fluttuazioni dei prezzi rispetto al mass market. Tuttavia, l’aumento del costo del burro di cacao, una materia prima fondamentale, ha comunque reso necessario un ripensamento strategico per affrontare queste sfide”.
L’importanza del consumo consapevole
Un cambiamento significativo si osserva anche nei gusti dei consumatori. Il cioccolato fondente, grazie alle sue proprietà benefiche e alla ridotta presenza di zuccheri, rappresenta oggi una quota dominante della produzione. “Il 60% dei nostri prodotti è a base di cioccolato fondente,” afferma Francesco Fiortini. “Questo fenomeno è legato sia a un consumo più consapevole sia all’aumento delle intolleranze alimentari, come quelle al lattosio. Inoltre, il cioccolato fondente con un contenuto di cacao superiore al 70% è percepito come un alimento più salutare”.
Questo trend si riflette anche in prodotti tradizionalmente rivolti ai bambini, come le uova di Pasqua, dove si assiste a una maggiore attenzione alla qualità e al bilanciamento degli ingredienti. Per aziende come Chocolart, questa trasformazione ha rappresentato una sfida, ma anche un’opportunità per educare i consumatori al valore del cioccolato artigianale. “Vogliamo portare i giovani a conoscere il nostro mondo. Stiamo lavorando su progetti di educazione alimentare nelle scuole e organizzando visite aziendali,” spiega Francesco. “Solo attraverso una maggiore consapevolezza si può apprezzare davvero il valore di un prodotto realizzato con passione e attenzione”.
La ricetta della resilienza
La crisi del cacao, purtroppo, non è stata l’unica tempesta che ha messo in ginocchio l’industria del cioccolato. Prima di essa, infatti, il settore aveva dovuto fare i conti con le gravi conseguenze economiche della pandemia di Covid-19, che ha paralizzato la produzione e il mercato, costringendo le aziende a prendere decisioni difficili per non soccombere.
Il periodo del lockdown ha avuto un impatto devastante, soprattutto per le piccole e medie imprese artigiane, che sono state costrette a fermarsi proprio durante uno dei periodi più cruciali dell’anno: la produzione pasquale. Le uova di cioccolato, infatti, rappresentano per molte aziende, tra cui Chocolart Itri, uno dei momenti di punta della stagione, con una produzione che inizia già tra dicembre e gennaio per arrivare sul mercato tra marzo e aprile. Ma con la pandemia che ha portato alla chiusura delle attività produttive, le aziende come quella di Fiortini si sono trovate improvvisamente senza la possibilità di vendere i propri prodotti. Nonostante la produzione fosse già in corso, con circa 30mila uova di cioccolato pronte per essere distribuite, il fermo imposto dalle restrizioni ha messo in crisi la distribuzione e la vendita, poiché le uova di cioccolato non sono state considerate beni di prima necessità.
Questa situazione ha causato un’enorme incertezza e preoccupazione tra i produttori, che si sono trovati a fronteggiare una doppia difficoltà: da un lato, la necessità di mantenere la produzione attiva, e dall’altro, la difficoltà di far fronte alle spese per fornitori, dipendenti e altre obbligazioni finanziarie.
Nonostante il blocco e la paralisi iniziali, molte piccole imprese, come Chocolart Itri, hanno cercato di resistere e reagire alla crisi. Fiortini, ad esempio, ha messo in campo una vera e propria “macchina organizzativa” per riuscire a non rimanere completamente in difficoltà, cercando di vendere le uova prodotte a prezzo di costo ai Comuni del Golfo di Gaeta e organizzazioni caritative. Il gesto di solidarietà che ne è nato ha avuto un valore enorme, sia per l’impresa che per le comunità, molte delle quali si trovavano a dover affrontare non solo le difficoltà economiche legate alla pandemia, ma anche le già presenti problematiche sociali.
Nonostante tutto, il settore cioccolatiero ha dovuto fare i conti con un’altra grande lezione portata dal Covid: la vulnerabilità di un sistema produttivo che dipende fortemente da eventi stagionali come la Pasqua. L’esperienza della pandemia ha spinto molte aziende a rivedere le proprie strategie, a diversificare la produzione e a puntare su una maggiore flessibilità per evitare che un’altra emergenza sanitaria o economica potesse mettere a rischio la loro sopravvivenza.
Guardando avanti, il settore del cioccolato artigianale deve continuare a innovare per affrontare le sfide globali. Oltre a diversificare la produzione, è fondamentale investire in pratiche sostenibili e nella tracciabilità delle materie prime. “Ci stiamo concentrando su cacao monorigine e collaborazioni con produttori locali che garantiscano condizioni di lavoro dignitose” spiega Francesco. Parallelamente, è necessario sensibilizzare i consumatori sui rischi legati all’uso di grassi idrogenati e surrogati del burro di cacao, pratiche sempre più diffuse nella grande distribuzione. “In Italia, fortunatamente, le normative tutelano il vero cioccolato, ma è importante che i consumatori sappiano distinguere e scegliere consapevolmente”, conclude Francesco.