Borghi italiani 2025: Otranto il più cercato, cresce l’attrazione per il turismo lento

Si esalta la Puglia che vanta due città nelle prime tre, ma la zona più cercata è il Centro Italia
17 Novembre 2025
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Litorale Otranto Canva
Litorale Otranto - Canva

Anche nel 2025 Otranto si conferma il borgo italiano più cercato su Google, con una media di 176.000 ricerche mensili. Lo rivela la seconda edizione dello studio “Borghi italiani online 2025”, nato dalla collaborazione tra Telepass, Seed Digital e Change Media, che ha analizzato le tendenze di ricerca sul web tra il 2021 e il 2024.

Un trend interessante è la crescente attrazione verso le piccole perle del patrimonio italiano, che segnano un volume di ricerca pari al +52% rispetto all’anno precedente, pari a 94 milioni di ricerche registrate solo nel 2024, per un totale di quasi 210 milioni negli ultimi quattro anni.​

La classifica dei dieci borghi più desiderati

Nel Sud Italia che conquista i primi posti della classifica, si esalta la Puglia che vanta due città nelle prime tre posizioni: dietro alla perla del Salento, che mantiene il primato indiscusso, si posiziona Maratea, in Basilicata, con 148.600 ricerche medie mensili e Locorotondo, in provincia di Bari, con 133.100 ricerche, trainato dai contenuti condivisi sui social media.

Al quarto posto spunta Rasiglia, minuscolo borgo umbro nella provincia di Perugia, che conquista 128.500 ricerche mensili grazie alla sua fama sui social come “piccola Venezia dell’Umbria”, con i suoi canali, mulini e acque cristalline.​

Quinta posizione per Civita di Bagnoregio con 115.500 ricerche, seguita da Cefalù in Sicilia (115.300), Spello in Umbria (112.600), Sperlonga nel Lazio (102.400).

Il borgo settentrionale piazzato meglio è Malcesine, sul Lago di Garda (94.400), che occupa la nona posizione davanti alla decima Castel Gandolfo, alle porte di Roma (92.500).

I borghi meridionali singoli registrano un grande successo ma è il Centro Italia (Umbria, Lazio e Toscana) a registrare il numero più alto di ricerche complessive, mentre il Sud e le Isole si distinguono per la media di ricerche per specifici borghi.

Puglia regina delle ricerche

La Puglia si conferma la regione più cercata per il secondo anno consecutivo. La presenza di tre borghi pugliesi nella top ten (Otranto, Locorotondo e, in altre classifiche tematiche, località come Polignano a Mare e Alberobello) testimonia il fascino irresistibile che la regione esercita sui viaggiatori italiani e stranieri, attratti dal mix unico di mare cristallino, architetture tradizionali come i trulli e autenticità.​ La proverbiale ospitalità della gente del posto, che ha radici storiche e culturali, fa il resto.

I borghi emergenti del 2025

Accanto alle conferme, lo studio evidenzia località emergenti che registrano incrementi di interesse significativi. Sellano, borgo umbro, ha conquistato attenzione grazie al ponte tibetano inaugurato di recente: con 517 metri di lunghezza e 175 metri di altezza, è tra i ponti pedonali sospesi più alti d’Europa e presenta un dislivello positivo di 68 metri che lo rende un’esperienza adrenalinica unica. Tra le altre località in crescita spiccano Scarperia e San Piero in Toscana, nei pressi del Mugello, e Percile nel Lazio, borgo medievale immerso nella Valle dell’Aniene all’interno del Parco Naturale dei Monti Lucretili.​

Il boom del turismo lento e dei borghi

La crescita esponenziale dell’interesse verso i borghi italiani si inserisce in una trasformazione più ampia del modo di viaggiare, accelerata dalla pandemia da Covid-19. Secondo i dati dell’Agenzia Nazionale del Turismo (Enit), l’interesse verso i borghi, le aree rurali e le destinazioni meno affollate è cresciuto del 32% rispetto al 2023.​

Sempre più viaggiatori considerano il turismo lento, autentico e sostenibile un’alternativa concreta al turismo di massa che affligge le grandi città d’arte: nella scorsa estate, le ricerche online di borghi e aree rurali hanno segnato +22,5% rispetto al 2024, trainate dal desiderio di fuggire dal caldo torrido (38,5%), ma anche dalla ricerca di esperienze culturali genuine (32,7%) e di un contatto autentico con luoghi e comunità locali (28,8%).​

In questo contesto si inserisce il successo dei “distretti di borghi”, aree ad alta concentrazione di piccoli centri come la Val d’Orcia, i Monti Sibillini e le Cinque Terre, che superano il 30% di crescita nelle prenotazioni.

Turismo e rivitalizzazione territoriale

Il fenomeno dei borghi si inserisce in un periodo storico di grandi cambiamenti sociali, che intercettano tendenze sociali sempre più ampie, come il nomadismo digitale, che si fa strada nonostante la resistenza di alcuni datori di lavoro, che ripudiano la rivoluzione culturale portata dallo smart e dal remote working, altri due fattori accelerati dalla pandemia e dal lockdown.

Il turismo lento si lega a doppio filo alla sostenibilità ambientale: non solo porta a scoprire luoghi nuovi non raggiunti dall’overtourism, ma si concilia con un’idea del lavoro più sostenibile per l’essere umano, dove gli obiettivi da raggiungere sono legati ai risultati e non a regole rigide di orari e luoghi di lavoro, che mal si conciliano con il work-life balance.

Per approfondire: Cosa cercano le nuove generazioni dal mondo del lavoro?

Il cerchio si chiude guardando al rapporto di Bankitalia che ha quantificato l’impatto positivo dello smart working sulle emissioni di gas serra: il risparmio complessivo per ogni giornata di smart working è di 3 chilogrammi di CO2 per dipendente. Su questo fronte, l’Italia mostra grandi margini di miglioramento, perché, ad eccezione delle grandi imprese, le aziende sono ancora restie nel concedere forme alternative di lavoro. 

D’altra parte, la penisola centinaia di piccoli comuni che potrebbero accogliere lavoratori remoti: oltre 5.533 comuni con meno di 5.000 abitanti rappresentano il 70,04% del totale nazionale, anche se ospitano solo il 16,54% della popolazione. Attrarre nomadi digitali e turisti consapevoli rappresenta un’opportunità per contrastare lo spopolamento che minaccia questi territori, valorizzando il patrimonio artistico, culturale e ambientale che custodiscono. Dal canto loro, i nomadi digitali ringraziano e si godono il ritorno a un ritmo di vita più umano.

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