La birra italiana può essere la prossima vittima della crisi climatica. I fenomeni meteorologici estremi, siccità in primis, stanno infatti mettendo a rischio i raccolti di orzo, una delle principali materie prime per la produzione brassicola. Una situazione che preoccupa Coldiretti e il Consorzio Birra Italiana, che in occasione della Giornata Nazionale del Luppolo Italiano, il 6 novembre, hanno chiesto misure concrete per sostenere le imprese della filiera brassicola e tutelare un comparto dalle grandi potenzialità.
Birra, orzo in crisi e raccolti giù del 25%
Il 2024 ha aggravato le preoccupazioni per il futuro della filiera agricola della birra. Le scarse precipitazioni hanno colpito duramente i raccolti di orzo riducendo drasticamente la resa dei terreni coltivati con questo cereale. Basta farsi un giro tra le campagne del Sud Italia, in particolare in Sicilia e in Puglia, per capire quanto la siccità stia colpendo questi territori. Qui gli agricoltori guardano il cielo con aria implorante, sperando di vedere un po’ di acqua scendere dalle nuvole, mentre il terreno brullo sotto i loro piedi mostra crepe profonde, segni ineludibili della siccità. Uno scenario che mette a rischio tutta l’agricoltura, inclusa la filiera della birra “100% italiana”, un settore che negli ultimi anni ha visto iniziative promettenti e in pieno sviluppo su tutto il territorio nazionale.
Secondo Coldiretti, questa situazione ha già avuto conseguenze gravi in regioni come la Puglia, dove la siccità ha ridotto i raccolti di orzo del 25% rispetto all’anno precedente, e sta progressivamente riducendo la possibilità di rispondere al fabbisogno interno. “Il 2024 ha confermato le preoccupazioni sugli effetti del clima sui raccolti, con l’assenza di pioggia che ha penalizzato l’orzo, facendo drasticamente calare le rese, pur se il prodotto si presenta comunque di ottima qualità”, ha dichiarato l’associazione dei coltivatori diretti. “Un fattore che rischia di diventare strutturale, mettendo in pericolo la crescita della filiera della birra 100% italiana dal campo alla tavola che sul territorio nazionale sta già vedendo lo sviluppo di esperienze importanti”.
Una crescita stroncata sul nascere?
Ad oggi l’Italia importa circa il 65% del suo fabbisogno di malto d’orzo, ma negli ultimi anni il Paese ha messo le radici per una produzione interna di orzo: secondo Coldiretti e Consorzio Birra Italiana, lungo la penisola, in condizioni climatiche normali ci sono le condizioni per creare una filiera agricola autonoma e ridurre la dipendenza dall’estero. Promuovere una filiera agricola del luppolo e dell’orzo italiano, sostenendo la produzione locale, offrirebbe agli agricoltori opportunità di diversificazione e ridurrebbe i costi di produzione.
Un esempio virtuoso è il progetto avviato in Sardegna, dove, grazie all’iniziativa di Coldiretti e del Consorzio Birra Italiana, è stata avviata la prima filiera brassicola, con il coinvolgimento di 20 birrifici locali, un produttore di luppolo e una cooperativa di cereali. Questo modello punta a essere replicabile in altre regioni italiane, per favorire l’autosufficienza produttiva del settore, ma rischia di subire una battuta d’arresto dal cambiamento climatico. A quel punto l’unica cooperazione umana utile sarebbe quella che punta a ridurre le emissioni climalteranti. Senza, qualsiasi consorzio e buona intenzione cadrebbe nel vuoto, tra le crepe lasciate nel terreno dalla siccità.
Misure di sostegno per la birra made in Italy
Per Coldiretti e Consorzio Birra Italiana, un primo passo importante sarebbe il ripristino della riduzione dell’accisa per i microbirrifici, un’agevolazione che è decaduta lo scorso anno. “Per fare ciò – spiega l’associazione di categoria – servono adeguate misure di sostegno a favore delle aziende, colpite dalle avversità atmosferiche ma anche da un aumento dei costi che è diventato strutturale nonostante la discesa dell’inflazione, riducendo i margini di reddito”.
Inoltre, Coldiretti e Consorzio Birra Italiana sostengono la necessità di sviluppare soluzioni di Agricoltura 5.0 per mitigare gli impatti dei cambiamenti climatici, adottando tecnologie avanzate e sperimentando varietà di orzo più resistenti agli eventi climatici estremi. L’impiego di tecnologie digitali e della genetica avanzata permetterebbe di rendere le colture più resilienti e di adattare la produzione alle nuove sfide ambientali. D’altronde in molte terre del Sud Italia (e non solo) oggi si coltivano prodotti che fino a pochi anni fa crescevano solo in Africa e in zone subtropicali. Un esempio è la produzione di avocado che in Sicilia è passata da poche centinaia di chili nel 2015 a oltre 50 tonnellate nel 2023, con una previsione di crescita del 20% annuo nei prossimi anni.
Per approfondire: come il surriscaldamento sta cambiando le coltura in Italia
La crescita della birra artigianale e il fenomeno del birraturismo
La filiera della birra artigianale italiana è un settore dinamico e in espansione. In Italia ci sono oggi quasi 1.200 birrifici artigianali, di cui circa un quarto sono agricoli, ovvero coltivano le proprie materie prime. La produzione di birra artigianale ha raggiunto 48 milioni di litri annui, con quasi 3 milioni di litri destinati all’export. L’impatto economico è notevole: nel mercato del fuori casa, la birra artigianale genera un valore superiore a 430 milioni di euro e offre 92.000 posti di lavoro tra impieghi diretti e indiretti.
Anche il birraturismo è in forte crescita, con quasi un viaggiatore su cinque che ha visitato un birrificio o partecipato a eventi a tema birra nell’ultimo anno. Questa tendenza contribuisce non solo all’economia locale, ma alimenta anche una cultura della birra che valorizza le eccellenze italiane e favorisce il contatto diretto tra produttori e consumatori.
Futuro incerto ma possibile con una strategia concreta
La filiera della birra italiana ha dimostrato di poter competere grazie alla qualità delle sue produzioni, ma senza interventi adeguati i cambiamenti climatici e la dipendenza dalle importazioni potrebbero diventare ostacoli insormontabili. Il ripristino delle agevolazioni per i microbirrifici, l’adozione di soluzioni di Agricoltura 5.0 e l’investimento nella ricerca genetica sono azioni che Coldiretti e Consorzio Birra Italiana auspicano per garantire stabilità e crescita al settore. Il made in Italy è molto attenzionato ed è un pregio del Belpaese, ma occorre fare dei sacrifici concreti, anche economici, prima che il declino diventi inesorabile. I numeri lo certificano: nessuna battaglia, nessun prodotto, nessuna velleità industriale può resistere ancora a lungo senza una strategia che affronti il cambiamento climatico con un approccio di lungo termine.