Le temperature nella stratosfera sopra il Polo Sud sono passate dal -55°C della media stagionale -20°C. Il fenomeno, chiamato “sudden stratospheric warming”, si è manifestato con anticipo rispetto alle previsioni stagionali.
Il riscaldamento improvviso della stratosfera rappresenta un’anomalia meteorologica che interessa quella porzione di atmosfera situata tra i 12 e i 50 chilometri dalla superficie terrestre. Il fenomeno ha attraversato tre picchi distinti nel corso di settembre: il primo il 5, il secondo il 14 e l’ultimo il 27 del mese. Proprio durante l’ultimo picco le rilevazioni hanno documentato lo scarto termico record di 35°C rispetto ai valori medi stagionali.
I tre elementi che hanno causato il fenomeno
Il particolare fenomeno atmosferico è il risultato di tre circostanze concomitanti, registrate dal sistema di monitoraggio stratosferico della Nasa:
– una progressiva diminuzione della velocità del vento;
– un rapido incremento delle temperature,
– un rapido incremento della pressione atmosferica.
Questi parametri indicano una crescente instabilità del vortice polare antartico, quella massa d’aria fredda che ruota vorticosamente nella stratosfera intrappolando le correnti gelide.
La differenza tra i due poli
Il vortice polare meridionale presenta caratteristiche strutturalmente diverse rispetto a quello settentrionale. L’assenza di significativi rilievi montuosi in Antartide permette ai flussi d’aria di raggiungere la stratosfera senza incontrare ostacoli legati alla morfologia del territorio. Questa condizione rende il vortice antartico notevolmente più forte e duraturo rispetto a quello che sovrasta il Polo Nord, dove gli episodi di sudden stratospheric warming si verificano con maggiore frequenza.
Durante la primavera australe il vortice tende naturalmente a indebolirsi: i venti perdono intensità consentendo all’aria fredda di spostarsi verso latitudini inferiori. Quest’anno però i segnali di riscaldamento sono comparsi con eccessivo anticipo rispetto ai tempi ordinari.
Il meccanismo atmosferico
Il fenomeno trova origine nelle onde atmosferiche che trasportano calore dalla superficie verso gli strati superiori dell’atmosfera. Quando l’aria riscaldata raggiunge la stratosfera, modifica gli equilibri termici e di pressione che mantengono stabile il vortice polare. Negli ultimi decenni eventi simili nell’emisfero sud sono stati osservati sporadicamente, con episodi particolarmente marcati nel 2019 e nel 2024.
Il riscaldamento stratosferico produce anche effetti sulla concentrazione di ozono. Temperature più elevate rallentano i processi di distruzione dell’ozono, fornendo al continente antartico una maggiore protezione dai raggi ultravioletti. L’aria arricchita di ozono può successivamente spostarsi verso sud alterando la circolazione atmosferica.
Gli impatti sul clima regionale
Le conseguenze meteorologiche dovrebbero interessare principalmente l’Australia. Le previsioni indicano fronti freddi più attivi e sistemi di bassa pressione tra la metà e la fine della primavera australe, specialmente nelle regioni meridionali. Parallelamente potrebbero manifestarsi ondate di calore con giornate caratterizzate da temperature insolitamente elevate.
Il Bureau of Meteorology prevede che le temperature si manterranno sopra la media ma le piogge risulteranno più abbondanti nell’est del Paese. Questo apparente contrasto deriva dal caldo persistente degli oceani circostanti, perché acque più calde favoriscono una maggiore evaporazione dei bacini idrici e, quindi, un aumento delle precipitazioni. Le regioni settentrionali dell’Australia dovrebbero risultare meno esposte a queste dinamiche.
Precedenti e confronti
Nel 2019 un evento simile aveva generato ripercussioni sui modelli meteorologici globali con effetti percepibili persino in Nord America e in Europa. In quell’occasione erano state registrate anomalie nel contenuto di elettroni nella ionosfera. Gli esperti ritengono tuttavia che il fenomeno del 2025 non sia paragonabile per intensità a quello di sei anni fa.
La meteorologia rappresenta un sistema complesso dove interagiscono correnti oceaniche, fenomeni come El Niño e La Niña, e gli squilibri legati al cambiamento climatico globale. Non tutti gli episodi di sudden stratospheric warming producono effetti evidenti al suolo. Sugli impatti a lunga distanza non è ancora possibile formulare previsioni attendibili.
La connessione con il sistema terrestre
Monitorare questi fenomeni offre l’opportunità di comprendere come eventi remoti possano influenzare i modelli climatici globali. La connessione tra oceani con temperature elevate, aria stratosferica più calda e ozono evidenzia l’importanza di considerare l’intero sistema terrestre per interpretare le stagioni future con maggiore precisione.