Valencia travolta dalle alluvioni, quali politiche per ridurre i disastri naturali?

Le recenti alluvioni in Spagna e Italia evidenziano una crescente vulnerabilità dell'Europa: quali politiche per un futuro più sicuro?
30 Ottobre 2024
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Least 13 Dead In The Valencian Community Due To The Dana Spain
Veicoli distrutti dopo il passaggio della DANA nel quartiere La Torre di Valencia

L’ultima ondata di inondazioni che ha colpito la Spagna, mietendo almeno 62 vittime nella sola zona di Valencia, ha riportato bruscamente al centro del dibattito pubblico europeo la questione della protezione dalle calamità naturali. Come riportato dal Centro di coordinamento operativo integrato del ministero degli Interni spagnolo, l’inondazione è stata causata da una “depresión aislada en niveles altos” (Dana), un fenomeno meteorologico che, in assenza di adeguate infrastrutture di prevenzione, ha amplificato la sua devastazione.

Anche in Italia, le inondazioni e altri eventi estremi non sono affatto una novità, con le recenti tragedie che si sono susseguite soprattutto in Emilia-Romagna e in Veneto. La fragilità dell’Europa di fronte a questi eventi estremi e l’evidente divario nella protezione e nella copertura assicurativa solleva interrogativi cruciali sul futuro della gestione delle calamità naturali e sulle misure di prevenzione che dovrebbero essere messe in atto.

Il ministro italiano dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, ha espresso solidarietà alla Spagna, ma il suo messaggio nasconde una preoccupazione più ampia: “L’Europa, in tutte le sue realtà, sta affrontando sfide climatiche enormi, nelle quali serve una solidarietà concreta e una forte capacità di adattamento sul territorio”.

Le sfide di un continente fragile

Nel 2023, l’Europa è stata colpita da 398 eventi catastrofici, con perdite economiche stimate intorno ai 77 miliardi di euro. In Italia, il numero di eventi meteorologici estremi è aumentato del 22% rispetto all’anno precedente, portando a miliardi di danni e alla morte di 31 persone. I dati evidenziano come le sfide ambientali e climatiche stiano mettendo a dura prova la resilienza dei territori europei, rendendo necessario un intervento strategico e coordinato. Tuttavia, solo il 25% delle perdite da disastri naturali in Europa è attualmente coperto da assicurazioni, un dato che riflette non solo un divario di protezione, ma anche la mancanza di politiche pubbliche unitarie e di consapevolezza sul tema. Paesi come Italia e Grecia presentano il più elevato gap di copertura assicurativa, nonostante siano tra le nazioni più vulnerabili a rischio sismico e idrogeologico.

La situazione italiana rispecchia questa fragilità: secondo i dati della Banca Centrale Europea, in Italia, il numero di polizze assicurative sottoscritte per la copertura dei disastri naturali è inferiore al 5%. La mancanza di incentivi fiscali e di una cultura della prevenzione ha portato a trascurare il ruolo essenziale della gestione dei rischi, mentre l’aspettativa di intervento statale continua a rappresentare un ulteriore freno alla diffusione delle assicurazioni contro le calamità. Questo divario assicurativo costituisce uno dei principali ostacoli alla costruzione di una società più resiliente, e solleva interrogativi su come gli Stati membri debbano intervenire per garantire una protezione adeguata ai propri cittadini.

L’intervento delle istituzioni europee

A livello europeo, la Eiopa (Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) ha evidenziato questo significativo divario, avviando un riesame dei requisiti patrimoniali per le assicurazioni in base alla Direttiva Solvency II. In particolare, Eiopa propone di aggiornare periodicamente i fattori di rischio per le diverse regioni e i pericoli specifici, prestando particolare attenzione al rischio di inondazioni. Questo riesame potrebbe rappresentare un primo passo verso una gestione più attenta dei rischi legati ai cambiamenti climatici, anche se resta da vedere se verranno realmente adottate misure concrete e attuate su larga scala.

In Italia, il governo ha introdotto, con la Legge di Bilancio 2024, l’obbligo per le imprese di sottoscrivere polizze assicurative contro eventi catastrofici, prevedendo sanzioni per le inadempienze. Questo provvedimento rappresenta un progresso nella giusta direzione, sebbene restino ancora molte sfide aperte. Al momento, la legge impone l’obbligo di assicurazione solo per alcuni eventi naturali specifici, come terremoti e alluvioni, mentre non affronta la necessità di una copertura più ampia, estesa anche alle famiglie e ad altri tipi di rischio. Tuttavia, alcuni parlamentari italiani hanno espresso dubbi su questo approccio, sottolineando come, senza un serio piano di prevenzione e un investimento massiccio nelle infrastrutture di protezione del territorio, l’assicurazione obbligatoria rischi di essere solo un costo aggiuntivo per cittadini e imprese.

Il ruolo delle tecnologie digitali nella gestione dei rischi

In un contesto in cui le catastrofi naturali sono sempre più frequenti e imprevedibili, la tecnologia digitale potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel rendere più efficiente la gestione del rischio. Strumenti come l’intelligenza artificiale e i big data consentono un’analisi più precisa dei rischi, permettendo alle compagnie assicurative di sviluppare polizze su misura per le specifiche esigenze delle regioni e delle popolazioni. Inoltre, queste tecnologie possono accelerare i processi di richiesta e liquidazione dei sinistri, riducendo i tempi di attesa e migliorando l’esperienza degli assicurati.

Tuttavia, l’adozione della tecnologia digitale nel settore assicurativo non è una soluzione sufficiente. È essenziale che queste innovazioni siano accompagnate da politiche pubbliche e incentivi governativi per stimolare la diffusione delle assicurazioni. Detrazioni fiscali per le polizze contro i disastri naturali o contributi alle imprese che investono in coperture assicurative per i propri dipendenti potrebbero stimolare una maggiore adesione. In mancanza di un’iniziativa governativa di ampio respiro, infatti, il rischio è che la sottoscrizione delle polizze rimanga una scelta limitata a una minoranza della popolazione, perpetuando così il divario di protezione.

Dibattito tra assicurazione e prevenzione

La questione della protezione dai disastri naturali non si limita alla sola assicurazione. Come ha sottolineato l’onorevole Erica Mazzetti durante un recente convegno su alluvioni e crisi climatica, il problema principale risiede nella prevenzione e nella messa in sicurezza del territorio. L’Italia, ad esempio, è caratterizzata da un alto rischio idrogeologico, ma una quota consistente dei fondi destinati a contrastarlo resta inutilizzata. La Regione Emilia-Romagna, una delle aree italiane più colpite da fenomeni meteorologici estremi, ha investito solo il 10% dei fondi stanziati per la difesa del suolo. Tale mancanza di azioni preventive evidenzia la necessità di un intervento governativo deciso per rendere il territorio più resiliente.

Anche il senatore Michele Barcaiuolo ha espresso il suo scetticismo verso l’assicurazione obbligatoria, sostenendo che la prevenzione e la cura del territorio rappresentano la “migliore forma di risarcimento”. Un euro speso in prevenzione, afferma Barcaiuolo, potrebbe evitare ingenti spese future per i risarcimenti. L’intervento dello Stato, quindi, non dovrebbe limitarsi a promuovere l’assicurazione, ma a favorire un serio programma di manutenzione e tutela del territorio.

Verso un modello europeo di protezione e resilienza

Gli eventi recenti dimostrano che l’Europa è ancora lontana dall’adottare un approccio uniforme e integrato alla gestione dei disastri naturali. La frammentazione legislativa, la burocrazia complessa e la mancanza di investimenti in infrastrutture sono fattori che ostacolano lo sviluppo di un modello efficace di prevenzione e protezione. In risposta a questi problemi, l’Unione Europea potrebbe promuovere una strategia comune che preveda una maggiore cooperazione tra gli Stati membri, non solo nell’ambito della copertura assicurativa, ma anche nella gestione delle risorse per la prevenzione e la protezione ambientale.

L’Italia, insieme a paesi come Grecia e Spagna, potrebbe beneficiare di un tale approccio, rendendo le risorse del Pnrr e altri fondi europei più accessibili e fruibili per la messa in sicurezza del territorio. Come evidenziato dal senatore Nicola Irto, un piano complessivo di prevenzione, accompagnato da un adeguato investimento economico, è indispensabile per affrontare le sfide climatiche in modo efficace. Inoltre, la cooperazione tra i governi locali e centrali potrebbe facilitare la creazione di una rete di protezione estesa, riducendo il rischio di danni futuri e limitando la necessità di ricorrere a soluzioni assicurative costose e difficili da sostenere per le famiglie.

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