Addio mansioni tradizionali, il mercato del lavoro si ‘pixellizza’

Dal modello skill-first alla riorganizzazione delle mansioni: ecco come l’AI sta ridefinendo il lavoro
3 Marzo 2025
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L’intelligenza artificiale sta ristrutturando il mondo del lavoro con una rapidità senza precedenti. Le mansioni tradizionali, un tempo assegnate in blocco a un solo professionista, si stanno scomponendo in attività più piccole e specializzate, che possono essere automatizzate, esternalizzate o ridistribuite in base alle esigenze aziendali. Questo fenomeno, definito ‘pixellizzazione’ del lavoro, trasforma il modo in cui le imprese gestiscono i talenti, puntando sulla flessibilità e sull’ottimizzazione delle risorse disponibili.

Secondo il ‘Talent Trends Report’ di Randstad Enterprise, il 93% dei direttori del personale a livello globale considera prioritario trattenere e fidelizzare i talenti, percentuale che in Italia arriva al 92%. La talent scarcity, ossia la difficoltà nel reperire e trattenere lavoratori qualificati, è ormai un problema strutturale, alimentato dall’invecchiamento della popolazione attiva e dal crescente mismatch tra le competenze richieste dal mercato e quelle effettivamente disponibili. In risposta a questa sfida, l’80% delle aziende a livello globale (69% in Italia) preferisce puntare sulla mobilità interna piuttosto che su nuove assunzioni.

La progressiva scomposizione delle mansioni ha aperto la strada a un approccio ‘skill-first’: oggi, le competenze sono la vera moneta di scambio nel mercato del lavoro. L’83% delle aziende globali (88% in Italia) sta investendo in strategie di sviluppo delle competenze per garantire un vantaggio competitivo. Questo cambio di paradigma si riflette anche nei budget: il 70% delle imprese ha aumentato gli investimenti in formazione e apprendimento, per adattare i propri dipendenti alle esigenze di un mercato sempre più dinamico e tecnologico.

L’intelligenza artificiale nella gestione delle risorse umane

L’adozione dell’intelligenza artificiale nel mondo HR è già una realtà consolidata, ma il suo potenziale è ancora in gran parte inespresso. L’82% delle organizzazioni globali (74% in Italia) ha integrato strumenti basati sull’AI per migliorare la gestione del personale, il customer service e l’efficienza operativa. Tuttavia, molte opportunità restano ancora inesplorate: solo il 41% delle aziende utilizza l’AI per personalizzare l’esperienza dei dipendenti, il 46% per identificare lavoratori con competenze adatte alla mobilità interna e appena il 36% per individuare candidati con background diversi.

La personalizzazione dell’esperienza lavorativa attraverso l’AI rappresenta un fronte di sviluppo cruciale. Gli strumenti di intelligenza artificiale generativa stanno rivoluzionando il modo in cui le aziende coinvolgono e motivano i dipendenti, grazie all’analisi avanzata dei feedback, alla creazione di percorsi formativi su misura e all’automazione dei processi di riconoscimento professionale. Questo approccio non solo migliora la produttività, ma accresce anche il senso di appartenenza e la soddisfazione dei lavoratori.

Un altro aspetto chiave è l’impatto dell’AI sulla crescita professionale: le tecnologie emergenti stanno ridisegnando il concetto di formazione, introducendo esperienze di apprendimento interattive basate su realtà virtuale, realtà aumentata e gamification. Il reskilling e l’upskilling diventano strumenti indispensabili per garantire l’adattabilità della forza lavoro, permettendo ai dipendenti di acquisire nuove competenze in tempi rapidi e con modalità innovative.

L’AI e la valorizzazione della diversità

Uno dei risvolti più promettenti dell’intelligenza artificiale nel mondo HR riguarda l’inclusione dei talenti neurodivergenti. Persone con capacità uniche nel riconoscere schemi, risolvere problemi complessi e pensare in modo creativo trovano oggi maggiori opportunità grazie alle tecnologie assistive e agli strumenti basati sull’AI. Secondo il report Randstad, l’adozione di programmi dedicati all’apprendimento, alla gestione delle attività e alla comunicazione per i talenti neurodivergenti sta riducendo i bias nei processi di selezione e sviluppo professionale, creando ambienti di lavoro più equi e accessibili.

In parallelo, gli HR stanno ridefinendo il concetto stesso di mansione lavorativa, privilegiando un approccio basato su attività e competenze piuttosto che su ruoli rigidi e predeterminati. Questa transizione permette di ottimizzare l’allocazione delle risorse, migliorare la produttività e offrire ai dipendenti percorsi di carriera più flessibili e stimolanti.

Nuovi modelli contrattuali e il futuro della mobilità interna

Le sfide legate alla talent scarcity stanno spingendo le aziende a rivedere i modelli contrattuali tradizionali. Il mercato del lavoro sta attraversando una fase di profonda trasformazione, con una crescente attenzione alla flessibilità e alla valorizzazione delle competenze individuali. L’adozione di contratti ibridi, che combinano forme di impiego permanenti, temporanee, freelance e automatizzate, sta diventando una soluzione sempre più diffusa per garantire agilità organizzativa e rispondere alle mutevoli esigenze del mercato.

Un altro aspetto rilevante è la crescita del mercato interno dei talenti. Sempre più aziende stanno adottando strategie per favorire la mobilità interna, riducendo la necessità di assunzioni esterne e ottimizzando le risorse già presenti in azienda. Il 59% degli HR prevede di aumentare gli investimenti nella mobilità interna nei prossimi anni, un incremento significativo rispetto ai dati del 2016. Questa tendenza è favorita dall’uso dell’intelligenza artificiale, che consente di mappare le competenze dei dipendenti e suggerire percorsi di crescita personalizzati, migliorando la retention e la soddisfazione lavorativa.

In questo scenario, il reskilling assume un ruolo cruciale. L’evoluzione del mercato del lavoro richiede una formazione continua e mirata, capace di anticipare le esigenze future e fornire ai lavoratori strumenti adeguati per affrontare le sfide dell’innovazione tecnologica. Le aziende più lungimiranti stanno investendo in programmi di formazione avanzata, con un focus su competenze trasversali come il pensiero critico, l’intelligenza emotiva e la capacità di adattamento, fattori determinanti per il successo in un mondo del lavoro sempre più dinamico e competitivo.

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