Inizia oggi, lunedì 16 settembre, la Settimana Europea della Mobilità con eventi a tema in tutti i Ventisette Paesi membri dell’Ue fino a domenica 22 settembre. Il tema di questa edizione è la “Mobilità per tutti”, un aspetto ripreso dal monito del premier spagnolo Sanchez, pochi giorni fa.
Che cos’è la Settimana Europea della Mobilità
La Settimana Europea della Mobilità è una delle principali iniziative comunitarie dedicate alla promozione del trasporto sostenibile. Ogni anno, l’evento mira a sensibilizzare i cittadini e le autorità locali sull’importanza di ridurre l’uso delle auto private a favore di modalità di trasporto più ecologiche e salutari, come la bicicletta, il trasporto pubblico e il camminare. L’iniziativa vuole dimostrare che migliorare la qualità della mobilità urbana non fa bene solo all’ambiente, ma favorisce anche la salute dei cittadini e la vivibilità delle città.
Il progetto nasce nel 2002 su iniziativa della Commissione Europea, con l’obiettivo di sensibilizzare sui problemi legati all’inquinamento derivante dal trasporto urbano e promuovere soluzioni innovative per una mobilità sostenibile. In poco più di due decenni, l’evento ha guadagnato sempre maggiore popolarità, coinvolgendo migliaia di città in tutta Europa. I principali risultati si sono manifestati con un aumento del trasporto pubblico e dell’uso della bicicletta, oltre alla sperimentazione di soluzioni innovative, come la mobilità condivisa ed elettrica.
Questi giorni sono l’occasione per riflettere sull’uso di mezzi alternativi alle auto, soprattutto alla luce della crisi delle auto elettriche in Germania e in tutta l’Ue. La questione prende due direzioni:
- l’utilizzo delle biciclette e della micromobilità sostenibile;
- la maggiore diffusione ed efficienza del trasporto pubblico, che permette di abbattere l’uso dei mezzi privati.
L’uso della bici e del trasporto pubblico
Negli scorsi mesi, la Commissione ha presentato la proposta di Dichiarazione Europea sull’uso della bicicletta. La dichiarazione, pur non essendo vincolante dal punto di vista legale, funge da bussola strategica per le politiche e le iniziative esistenti e future con i suoi 36 principi per potenziare il ciclismo, organizzati attorno a 8 linee-guida chiave: sviluppare e rafforzare le politiche sul ciclismo; incoraggiare la mobilità inclusiva e accessibile; creare più e migliori infrastrutture per il ciclismo; aumentare gli investimenti e creare condizioni favorevoli per il ciclismo; migliorare la sicurezza stradale; sostenere l’occupazione verde e lo sviluppo di un’industria ciclistica europea di livello mondiale; sostenere la multimodalità e il turismo ciclistico; migliorare la raccolta dati sul ciclismo, ancora disomogenea nell’Unione.
Nel presentare la dichiarazione, la Commissione ha sottolineato come le bici svolgano un ruolo fondamentale per abbattere la congestione, ancora persistente in molte città europee che “riduce la vivibilità delle aree interessate, con costi considerevoli per la società e l’economia”.
Per approfondire: Mobilità sostenibile, la Commissione presenta la Dichiarazione Europea sull’uso della bici
Chiaramente, non tutte le distanze sono raggiungibili in bici in tempi rapidi. Per questo, l’altra via è quella del trasporto pubblico, dove l’Italia segna un grave ritardo rispetto agli altri Paesi europei, come dimostrato dal rapporto di Legambiente “Pendolaria 2024 – Speciale aree urbane”.
Unendo entrambe le soluzioni si avrebbero importanti benefici in termini di emissioni e di qualità dell’aria. Inoltre, sia la bicicletta che i mezzi pubblici permettono di abbattere le barriere economiche, che finiscono per discriminare i cittadini con poche risorse economiche, gli anziani, e le persone con disabilità. Il tema della Settimana Europea della Mobilità 2024, “Mobilità per Tutti”, incrocia bene queste esigenze, recentemente richiamate da Pedro Sánchez. Lo scorso 3 settembre, il premier spagnolo ha spiegato di voler tassare di più i super ricchi in un sistema “straordinariamente ingiusto”. Annunciando il piano, l’esponente socialista ha dichiarato: “La Spagna sarà un Paese migliore se avrà più automobili elettriche – per inciso, prodotte in Spagna –, più autobus pubblici e, quindi, più trasporto pubblico, e meno Lamborghini”.
Eventi in Italia durante la Settimana Europea della Mobilità
L’Italia partecipa attivamente alla Settimana Europea della Mobilità con eventi in diverse città. Milano, Roma, Torino, Firenze, Pisa sono solo alcune delle città che organizzano giornate dedicate alla sensibilizzazione e alla mobilità sostenibile. Gli eventi spaziano da pedonalizzazioni temporanee di intere aree urbane a workshop e conferenze su soluzioni innovative come il car sharing e la micromobilità elettrica.
In particolare, la Capitale ospita una serie di conferenze sul futuro della mobilità elettrica e su come integrare il trasporto pubblico con nuove tecnologie sostenibili. Milano, invece, lancia un’iniziativa di bike sharing potenziata, che mira ad ampliare l’uso della bicicletta nei suoi circuiti urbani. L’obiettivo è far vivere ai cittadini la mobilità sostenibile e coinvolgerli direttamente nel cambiamento.
La mobilità in Europa, tra sostenibilità e inquinamento
La mobilità sostenibile è diventata uno dei temi centrali per l’Europa nel tentativo di combattere il cambiamento climatico. Le automobili continuano a essere una delle principali fonti di emissioni inquinanti nelle città europee. Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, i trasporti rappresentano quasi il 25% delle emissioni di gas serra in Europa, con le automobili private che contribuiscono in maniera preponderante.
L’Unione Europea ha imposto limiti severi sulle emissioni di CO2 per i veicoli, con l’obiettivo di ridurre del 90% le emissioni del settore entro il 2050. In questa direzione va anche la decisione di vietare la vendita di auto a combustione interna entro il 2035, oggetto di intensi dibattiti politici.
Secondo i dati del Centro Comune di Ricerca dell’Ue, il 90% delle aree urbane in Europa supera i limiti di qualità dell’aria stabiliti dall’Oms, e le auto private sono uno dei principali responsabili dell’inquinamento atmosferico. Situazione particolarmente delicata per il Nord Italia, risultata la zona con più concentrazione di Pm2.5. Più in generale, una ricerca condotta da Openpolis insieme ad altre 6 redazioni dello European data journalism network (Edjnet), sotto la direzione di Detusche Welle, dimostra che più del 98% della popolazione europea vive in zone dove la concentrazione di Pm2.5 supera i limiti stabiliti dall’Oms.
La promozione di modalità di trasporto alternative è quindi cruciale per ridurre l’inquinamento e migliorare la salute pubblica. Ad esempio, città come Parigi e Berlino stanno sperimentando zone a traffico limitato o pedonalizzazioni permanenti per ridurre l’impatto delle auto private. Milano va nella stessa direzione: dalla prossima primavera l’area C sarà a pagamento anche nei weekend, mentre la Giunta comunale studia una sosta più cara per le auto più pesanti, una sorta di “super tassa per i Suv”.
400.000 morti premature ogni anno
L’inquinamento atmosferico è uno dei principali problemi legati alla mobilità urbana. Le emissioni prodotte dalle automobili sono una delle cause principali della scarsa qualità dell’aria in molte città europee. Secondo uno studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, circa 400.000 morti premature all’anno sono attribuibili all’inquinamento atmosferico in Europa, con particelle sottili (PM2.5) e biossido di azoto (NO2) che rappresentano i principali inquinanti emessi dalle auto.
L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali minacce per la salute pubblica. Il particolato fine (PM2.5) è particolarmente pericoloso, poiché può penetrare profondamente nei polmoni e nel sistema circolatorio, causando una serie di problemi di salute. In Europa, si stima che l’esposizione a lungo termine al PM2.5 sia responsabile di circa 307.000 morti premature ogni anno. Nel nostro Paese questo dato è particolarmente allarmante, con circa 50.000 morti premature annuali attribuibili all’inquinamento atmosferico.
Non è un caso, che l’Italia risulti il Paese europeo con più macchine per abitante ben 684 auto ogni mille abitanti contro la media europea di 560 autovetture ogni mille abitanti. Insomma, nel Vecchio Continente c’è più di una macchina ogni due abitanti, un numero altissimo se si considera che diversi milioni di cittadini europei non possono guidare per motivi anagrafici o, più raramente, di salute.
Eppure, negli ultimi anni le istituzioni hanno provato a incentivare gli spostamenti con mezzi alternativi, bicicletta su tutti, ma, numeri alla mano, i risultati sono ancora deludenti. Questo perché solo pochissime città (concentrate nel Nord Europa) hanno lavorato affinché andare in bici fosse pienamente compatibile con il piano urbanistico cittadino, mentre nella maggior parte delle località europee spostarsi in bici è ancora molto rischioso.
Le conseguenze sono tangibili nei numeri pubblicati dall’Eurostat, con riferimento al 2022: nel decennio 2012-2022 il rapporto auto/abitanti è aumentato del 14,3% passando da 490 macchine a 560 ogni mille abitanti. Per raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo, serve una rapida inversione a U.